Se state cercando il modo migliore di fertilizzare il verde del vostro giardino, vi suggeriamo di usare i concimi a cessione programmata.
Il settore della nutrizione delle piante, infatti, ha mostrato in questi ultimi decenni una positiva crescita qualitativa e di specializzazione. A partire dagli anni Settanta è iniziata la forte ascesa della popolazione mondiale che ha di fatto determinato maggiore richiesta di cibo e quindi anche dei fertilizzanti per produrlo. In questo contesto, utilizzando i concimi tradizionali con le vecchie tecniche di coltivazione, si è spesso contribuito a fornire alle colture quantità di nutrienti eccedenti le necessità che poi, in diversi modi, si sono dispersi nell’ambiente (per esempio per fenomeni di eutrofizzazione, aumento dei nitrati nelle acque, ecc.).
Contemporaneamente altre cause non meno importanti, come la riduzione dei costi di produzione legati agli enormi consumi di energia di trasformazione e trasporto, il razionale uso delle risorse, l’apparire con sempre maggiore frequenza di fisiopatie legate e squilibri nutrizionali e la maggiore coscienza e attenzione verso tutti gli aspetti legati alla salubrità dell’ambiente, hanno spinto le aziende produttrici e i tecnici a riconsiderare molti aspetti legati alla produzione agricola.
Si è così sviluppata una branca dell’agricoltura di precisione che ha stimolato la nascita di nuove classi di concimi e di tecniche applicative.
COME USARE I CONCIMI A CESSIONE PROGRAMMATA: L’AVVENTO DEI NUOVI FERTILIZZANTI
Hanno così visto la luce e si sono diffusi prodotti innovativi e inimmaginabili solo pochi decenni prima. Solo per citare le principali tappe: i concimi a cessione programmata, quelli stabilizzati con inibitori della nitrificazione...
Se avete iniziato a coltivare la Tigridia in marzo-maggio in questi giorni, da luglio a ottobre, vedrete sbocciare i suoi incantevoli e coloratissimi fiori, che sembrano simili alle Orchidee.
La Tigridia è un bulbo da fiore primaverile, la stagione in cui va trapiantato, e dà luogo a una bella pianta con lunghe foglie lanceolate sempreverdi e grandi fiori (fino a 10 cm di diametro!) molto colorati. Esistono molte varietà di Tigridia, la più nota è la Tigridia pavonia, e i colori possono variare dal giallo al rosso, dall’arancio al lilla, dal rosa al bianco. I fiori durano pochi giorni ma la pianta ne produce molti : ogni ramo ospita fino a 8 fiori che sbocceranno progressivamente nel tempo.
COLTIVARE LA TIGRIDIA: NON AMA CRESCERE IN VASO
La Tigridia non cresce bene in vaso e predilige uno sviluppo in piena terra. Poiché i bulbi di Tigridia non tollerano il freddo al di sotto dei 5-10°C, non in tutte le Regioni italiane possiamo coltivare questa pianta in giardino come perenne.
Coltivare Uva Fragola è un’ottima soluzione per coprire un pergolato o un gazebo. La Vite (Vitis), della famiglia delle Vitaceae, è un genere di piante che comprende diverse specie, di cui la più diffusa in Europa è la Vitis vinifera, chiamata comunemente Vite europea e utilizzata per produrre il vino.
L’antica specie di Vite, coltivata fin dagli albori della storia ma soprattutto da Etruschi, Greci e Romani, che si presume fosse di natura selvatica, non esiste praticamente più perché distrutta da due avversità particolarmente gravi, ambedue provenienti dall’America del nord. Per mezzo della navigazione a vapore e della conseguente maggior facilità dei trasporti, giunsero infatti in Europa dal secolo XIX la Fillossera (nel 1868) e la Peronospora (nel 1878). La Fillossera è un insetto che attacca l’apparato radicale della Vite europea causando la distruzione della pianta. La Peronospora è invece una malattia fungina che provoca gravi danni all’apparato fogliare, ai giovani germogli, ai grappoli nella fase iniziale dello sviluppo, con conseguente perdita delle foglie, dei giovani rami, degli acini fin dalle prime fasi del loro sviluppo.
L'Uva Fragola (Vitis labrusca, che significa selvatica) dà luogo a vini di scarsa qualità e dal 1931 è vietato produrre vino con Uva Fragola (il cosiddetto Fragolino). Possiamo produrre vino solo con Vitis vinifera: è però permessa la coltivazione della Vitis labrusca per la produzione di uva fragola e la produzione...
Possiamo coltivare la Nigella sia per i suoi bellissimi fiori sia per i particolari semi neri, da cui prende il nome: Nigella infatti deriva dal latino niger, cioè nero.
La Nigella è una pianta annuale appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae come gli Anemoni, l’Aquilegia e l’Elleboro. Può crescere fino a 50 cm e da maggio a luglio produce dei fiori molto grandi e molto particolari, di colore azzurro chiaro nella maggior parte dei casi (ma anche bianchi, rosa, lilla), con petali molto distanziati fra loro.
I fiori in seguito si trasformano in baccelli che contengono i particolari semi della Nigella: una particolarità che le vale il soprannome di “cumino nero”.
Le varietà più diffuse sono la Nigella Damascena, o fanciullaccia, con fiori molto spettacolari e la Nigella sativa da cui si ottengono i semi che vengono utilizzati come spezie. Dai semi si ottiene anche l’olio di Nigella, utilizzato come crema per trattare dermatiti e scottature.
Coltivare il Lithops è davvero facile. Si tratta di piante grasse succulente nane originarie delle zone semidesertiche che hanno bizzarro aspetto del tutto simile a una pietra. Una caratteristica insista anche nel loro nome: deriva infatti dal greco lithos (pietra) e opsis (aspetto).
La pianta è composta da due foglie carnose che possono avere colori differenti: dal verde chiaro al grigio. In estate produce fiori bianchi, gialli, rosa o rossi.
COLTIVARE IL LITHOPS: ATTENZIONE ALL’IRRIGAZIONE
È una pianta d’appartamento e può essere coltivata in vasi poco profondi o ciotole di piccole dimensioni.
Il vaso va posizionato al sole: la Lithops ama il caldo e non tollera il freddo sotto i 12°C.
Dopo l’acquisto della pianta possiamo travasarla in un vaso decorativo, avendo cura di stendere uno strato di biglie diargilla espansa sul fondo e di utilizzare un terriccio specifico per piante grasse. I ristagni radicali...
Eliminare il Mal Secco degli Agrumi tempestivamente è importante per evitare di perdere la pianta. Il Mal Secco (Phoma tracheiphila) è una malattia fungina che colpisce tutti gli Agrumi, in particolare Limoni, Bergamotti e Cedri.
La pianta malata si presenta agli apici secca e senza foglie mentre rimane verde nella parte basale. I primi sintomi si manifestano infatti nelle foglie apicali, che ingialliscono vicino alle nervature. In seguito cadono e i rami si seccano, prendendo una tipica colorazione color rosa salmone. Se l’infezione ha colpito una parte della pianta, il decorso della malattia può essere lento con la nascita di molti polloni. Se invece colpisce le radici la pianta deperisce rapidamente.
Si propaga attraverso le ferite causate alle piante dagli eventi atmosferici (grandine, vento, ecc.) ma spesso da operazioni di potatura effettuate in modo e/o con materiali non corretti. Il periodo più favorevole è in concomitanza con i mesi più piovosi e umidi, cioè da ottobre a febbraio.
Eliminare il Mal Secco degli Agrumi: la prevenzione
Conoscendo le cause del problema, possiamo adottare una serie buone pratiche colturali per evitare che il Mal Secco entri e si diffonda sui nostri Agrumi.
In caso di infezione, è anzitutto buona norma estirpare le piante infette e bruciarle. In caso di potatura, il taglio si effettua a 30 cm sotto la parte secca. Disinfettiamo gli attrezzi utilizzati per il taglio e proteggiamo le parti potate con una pasta cicatrizzante. Per disinfettare le ferite possiamo utilizzare anche la Propoli: un disinfettante naturale.
Le piante con una lunga fioritura ci garantiscono un terrazzo o un giardino sempre colorato per tutta l’estate fino all’autunno inoltrato. Se non sapete su quali varietà puntare, ne abbiamo selezionate 7 tra le più produttive.
7 PIANTE CON UNA LUNGA FIORITURA
Per ottenere delle belle fioriture possiamo puntare sulle piante erbacee annuali. La Phloxfiorisce da maggio a settembre e richiede molta acqua.
Il Bidens (Bidens ferulifolia) è una pianta erbacea perenne ma spesso viene usata come annuale, poiché non tollera il gelo. Se viene coltivata in vaso possiamo proteggerla in una serra per farla rifiorire nella primavera successiva. Fiorisce da maggio a ottobre. Se togliete i fiori secchi stimolerete la nascita di nuovi boccioli.
Un’altra pianta erbacea molto interessante per la produzione di fiori è l’Impatiens. Se ben irrigata fiorisce continuamente da maggio a ottobre. È una pianta perenne ma spesso viene usata come annuale poiché non tollera temperature inferiori ai 5°C. Gli Impatiens sono un’ottima soluzione per i terrazzi in ombra.
La Petunia fiorisce da aprile a ottobre. Anche in questo caso, togliendo i fiori secchi e sfioriti stimoliamo la produzione di nuove fioriture.
La stessa regola vale anche per la Verbena, una pianta erbacea annuale che fiorisce da aprile a ottobre...
Usare i larvicidi correttamente è molto importante poiché è uno dei sistemi di contenimento delle zanzare più efficace e meno inquinante. Tutte le specie di zanzare presenti in Italia hanno un ciclo riproduttivo che passa per una fase acquatica della durata di 6-7 giorni, nel corso dei quali, passando attraverso 4 stadi larvali e 1 di pupa, l’uovo si trasforma in una zanzara adulta. Poiché una volta diventate adulte sono più difficili da controllare, il passaggio obbligato in acqua per il loro sviluppo è un punto debole delle zanzare sul quale i ricercatori specializzati nella lotta a questo pericoloso insetto si sono ovviamente concentrati.
Se poi consideriamo che una zanzara adulta vive mediamente 3-4 settimane nel corso delle quali può deporre fino a 300-400 uova, capiamo ancora di più l’importanza di intervenire alla fonte del problema.
USARE I LARVICIDI: INIZIAMO DALLA PREVENZIONE
Prima di usare i larvicidi, il primo consiglio è di eliminare tutti gli oggetti che, a causa della pioggia o dell’irrigazione, possono trasformarsi in piccoli laghetti. Come per esempio annaffiatoi o secchi, pneumatici o teli di plastica che possono trattenere l’acqua.
Nel caso dei sottovasi o delle ciotole per dissetare gli animali da compagnia, cerchiamo di svuotarle entro 4-5 giorni, anche se sarebbe meglio molto meno per la salute sia delle piante sia del cane.
In altri casi è invece impossibile cambiare l’acqua. Per esempio nei laghetti ornamentali, nelle fontane, negli abbeveratoi degli uccelli, nelle cisterne aperte per la raccolta dell’acqua piovana, nelle piante coltivate in idrocoltura e nei tombini e griglie per la raccolta delle acque. In questi casi dobbiamo prevedere un ciclo di trattamenti con un larvicida specifico.
Da sempre gli italiani amano coltivare il Cardo: è originario della zona mediterranea (Europa meridionale – Africa settentrionale) ma nel tempo si è diffuso anche in aree settentrionali (Pianura Padana) dove è diventato protagonista di piatti tipici (come per esempio la Bagna Cauda piemontese): poiché è sensibile agli abbassamenti di temperatura, soprattutto nelle fasi giovanili, va dovutamente protetto. È una pianta erbacea perenne ma spesso viene coltivata come annuale.
Appartiene alla famiglia delle Composite assieme Carciofo, Radicchio, Topinambur e Girasole. È monoica (cioè con apparati riproduttivi femminile e maschile nella medesima pianta) e i fiori assomigliano a quelli del Carciofo ma sono di dimensioni più piccole. Le foglie, a seconda della varietà, sono più o meno spinose e pennate, aventi il picciolo e le nervature spessi e carnosi che costituiscono il prodotto utilizzato nell’alimentazione.
Si adatta bene a quasi tutti i tipi di terreno ma predilige quelli di medio impasto, profondi, freschi, a reazione neutra o leggermente alcalina.
Si avvantaggia di lavorazioni profonde e di laute concimazioni, sia organiche che inorganiche.
L’avvio della coltura può avvenire in due modi: attraverso la semina o il trapianto di giovani piantine ottenute in semenzaio.