Coltivare gli Erigeron speciosus nelle aiuole del nostro giardino è una scelta che unisce bellezza, rusticità e semplicità di gestione. I suoi fiori, simili a Margherite con ma con petali sottili e folti di colore viola e lilla, creano “macchie” di colore durature che attraggono le farfalle e gli insetti impollinatori. È una pianta che offre grandi soddisfazioni anche ai giardinieri meno esperti, grazie alla sua capacità di adattarsi a diverse condizioni climatiche e al basso fabbisogno di manutenzione.
Gli Erigeron speciosus sono piante erbacee perenni appartenenti alla famiglia delle Asteraceae e sono quindi parenti delle Margherite a cui assomigliano. Forma un piccolo cespuglio, alto 50/60 cm, composto da foglie basali lanceolate di colore verde chiaro e leggermente pelose, dai cui spuntano gli steli che portano i capolini fiorali che possono raggiungere un diametro di 3/5 cm. La fioritura inizia in estate, verso il mese di giugno e prosegue fino a settembre e ai primi freddi. I fiori sono di colore viola e lillà, ma possiamo trovare degli ibridi con petali azzurri, blu scuro o rosa.
I fiori si aprono progressivamente, assicurando un effetto decorativo prolungato. Tagliando regolarmente i capolini appassiti si stimola la produzione di nuovi fiori, prolungando la fioritura anche di diverse settimane.
Coltivare il Sinforicarpo sul terrazzo ci permetterà di avere una pianta decorativa in ogni stagione, anche durante l’inverno grazie alle sue bacche per persistono sulla pianta anche dopo la caduta delle foglie.
Si tratta di un piccolo arbusto, non supera i 100/150 cm in altezza, caratterizzato da una fioritura estiva composta da tanti piccoli fiori campanulati che in autunno si trasformano in bacche bianche. I frutti persistono sulla pianta per molti mesi e la decorano anche in inverno, quando i rami rimangono spogli. I Sinforicarpi sono un genere di piante decidue appartenenti alla famiglia delle Caprifoliaceaee la specie più diffusa è il Sinforicarpo comune (Symphoricarpos albus) con bacche bianche; ma nei vivai possiamo scegliere tra tanti ibridi con bacche e fiori rosati o rossicci. Verso novembre le foglie verdi tendono a diventare prima gialle e poi bronzee prima di cadere. Conferendo alla pianta una gamma di colori molto varie che muta col passare delle stagioni.
I suoi sono apprezzati dagli impollinatori mentre le bacche invernali, tossiche per noi, sono amate dagli uccelli selvatici. Il Sinforicarpo sarà quindi un utile aiuto anche per la conservazione della biodiversità.
Ci sono tanti motivi per coltivare la Senape nell’orto o in vaso sul terrazzo. Anzitutto possiamo utilizzarla in cucina: sia i semi, noti per la famosa salsa piccante, sia le foglie. È anche una graziosa pianta ornamentale, grazie ai tanti fiorellini gialli che persistono sulla pianta da maggio a luglio. Inoltre il suo aroma svolge un’azione repellente contro alcuni insetti e nematodi. È infine molto facile da coltivare ed è tipica della zona mediterranea: già gli Egizi e i Babilonesi utilizzavano i suoi semi per aromatizzare i cibi.
La Senape (Sinapis) è una pianta officinale annuale appartenente alla famiglia delle Brassicaceaeed è quindi una “cugina” dei comuni Cavolfiori e dei Ravanelli con cui condivide il sapore piccante. Spesso viene coltivata insieme ad altre Brassicaceaeper tenere lontani gli insetti parassiti. Tollera il freddo e ha una crescita rapida: le foglie spuntano all’inizio della primavera e con una forma lanceolata leggermente dentate. Verso il mese di maggio spuntano tanti piccoli fiori gialli, composti da quattro petali e riuniti in grappoli.
Le foglie più giovani e tenere possono essere utilizzate in cucina per sfruttare il delicato sapore piccante. Possiamo usarle sia crude nelle insalate oppure cotte per arricchire zuppe o minestre. Al termine della fioritura, da luglio a settembre, procediamo invece alla raccolta dei piccoli baccelli che contengono i dei semi. Possiamo macinarli per ottenere la salsa di Senape oppure usarli interi per aromatizzare salse, insalate o piatti di carne.
Quando i baccelli assumono un colore giallo paglierino e tendono a seccare, è il momento giusto per la loro raccolta. Tagliamo gli steli interi e lasciamoli essiccare all’ombra per 5/7 giorni; in seguito...
Coltivare una Plumeria in giardino ci permetterà di avere fioritura profumate e accattivanti fino all’autunno inoltrato. È una pianta tropicale e i suoi fiori hanno colori vivaci e un aroma intenso e delicato simile alla vaniglia. Adatta per i giardini costieri nelle regioni più calde può essere coltivata facilmente anche in vaso sul terrazzo. È nota anche come Frangipani, dal nome di un nobile italiano che invento un profumo simile a quello della Plumeria.
Originaria dell’America centrale, in particolare del Messico, la Plumeria è un arbusto ornamentale della famiglia delle Apocynaceaeed è quindi un parente del comune Oleandro, con cui è accomunata dalla linfa lattiginosa e tossica. È una pianta decidua: le foglie compaiono verso marzo e tendono a cadere in autunno. È amata per la fioritura ornamentale che inizia in piena estate, verso giugno, e prosegue fino a ottobre se il clima lo consente. I fiori spuntano dalle estremità dei rami e sono disposti a grappolo, con cinque petali cerosi disposti a spirale. I fiori al centro sono gialli e tendono verso il bianco sui petali. Ci sono ibridi con fiori che tendono al rosa intenso o al rosso e con portamento più compatto. Produce molte infiorescenze nel corso della stagione, assicurando un periodo di fioritura prolungato.
In natura può generare un cespuglio alto fino 5 metri ma in Italia non supererà i 3 metri se coltivata in giardino. In vaso manterrà dimensioni più contenuti.
Se desiderate creare un giardino notturno vi suggeriamo di coltivare un Epiphyllum oxypetalum e di godere delle sue affascinanti fioriture notturne. Si tratta di un cactus senza spine apprezzato per i grandi fiori bianchi che sbocciano di notte e avvizziscono all’alba. Per essendo effimeri, la pianta ne produce molti quindi lo spettacolo della fioritura si ripete per tutta l’estate.
È una pianta appartenente alla famiglia delle Cactaceaeed è originaria delle foreste tropicali dell’America centrale, in particolare del Messico e del Guatemala. È una pianta perenne sempreverde e ha un comportamento epifita: le sue radici “abbracciano” la corteccia dei grandi alberi o rocce e non richiedono di terra. Non è parassita e non danneggia la pianta ospite e trae l’umidità e le sostanze nutritive dall’aria.
È caratterizzata da lunghi fusti piatti, verdi e succulenti, che fungono sia da foglie fotosintetiche sia da organi di riserva. In condizioni ottimali e nei paesi d’origine questi fusti, detti cladodi, possono superare 2 metri di lunghezza. Le radici sono poco sviluppate e superficiali, adattate alla vita in vaso o nei substrati leggeri. Ma la vera particolarità sono i fiori, tra i più grandi della famiglia delle Cactaceae: sono di colore bianco candido e hanno petali allungati che possono raggiungere 30 cm di diametro. Inoltre i fiori sono molto profumati e ricordano l’aroma della vaniglia e del Gelsomino.
La fioritura si concentra nei mesi estivi, tra giugno e settembre, quando le notti sono calde e umide. In ambienti interni ben illuminati e con clima mite, può fiorire anche due o tre volte l’anno, sebbene il picco resti legato all’estate.
Coltivare la Cipolla dorata di Parma non è solo un piacere gastronomico, ma anche un gesto di recupero della biodiversità agricola emiliana. Si tratta infatti di una varietà pregiata e versatile, apprezzata per il suo gusto dolce e per la sua eccezionale conservabilità. È una pianta rustica, adattabile e generosa, capace di regalare grandi soddisfazioni anche a chi si avvicina al giardinaggio orticolo per la prima volta.
La Cipolla dorata di Parma (Allium cepa) appartiene alla famiglia delle Amaryllidaceae e viene coltivata come pianta annuale. Presenta un bulbo subgloboso lievemente appiattito, composto tuniche esterne, secche e cartacee, che assumono la caratteristica colorazione dorata, mentre internamente è bianca e succosa.
Dove coltivare la Cipolla dorata di Parma
La Cipolla dorata di Parma cresce in modo ottimale con temperature comprese tra 12°C e 25°C. Può sopportare brevi gelate fino a –4°C nella fase giovanile, ma il freddo sotto–6°C danneggia irrimediabilmente i germogli. Anche il caldo sopra i 32°C è pericoloso poiché favorisce la disidratazione del bulbo, con conseguente riduzione della qualità.
Nelle regioni più calde possiamo seminarla tra ottobre e novembre dove le giovani piante svernano e riprendono vigore in primavera. Proteggiamo comunque le giovani piantine dal freddo invernale con una pacciamatura leggera con paglia o un velo di tessuto-non-tessuto (tnt). Nelle zone con inverni rigidi è meglio attendere il mese di marzo quando il rischio di gelate è ridotto.
Nell’orto scegliamo un’esposizione soleggiata e ventilata, indispensabile per ottenere bulbi sani, asciutti e ben conservabili. In condizioni di ombra o scarsa luce, la pianta sviluppa foglie sottili e bulbi piccoli e deformi...
Le malattie fungine in autunno rappresentano un problema tipico nei nostri giardini. L’autunno infatti è una stagione particolarmente insidiosa per le piante poiché ritroviamo tutti i fattori che stimolano lo sviluppo delle spore e delle malattie fungine. Le piogge frequenti, l’umidità persistente e le temperature più miti creano un ambiente ideale per lo sviluppo dei funghi patogeni, capaci di compromettere rapidamente la salute di ortaggi, alberi da frutto e piante ornamentali.
In autunno le spore fungine trovano le condizioni ideali per svilupparsi: il terreno resta umido per molte ore, le notti si allungano e la ventilazione naturale si riduce. Se aggiungiamo a ciò la presenza di residui vegetali non rimossi o un’eccessiva densità di piante, il microclima diventa perfetto per l’insediamento dei patogeni. Anche la primavera è un periodo critico, per la presenza di piogge e temperature miti, ma l’autunno è spesso il momento in cui i funghi iniziano a colonizzare le parti più deboli delle piante e svernano nel suolo per superare l’inverno.
Un orto autunnale può offrire ancora molte soddisfazioni, anche se molti appassionati di giardinaggio associano l’orto alla primavera e all’estate, quando i campi e i balconi esplodono di colori, fiori e ortaggi pronti per la tavola. Invece in autunno le temperature più miti offrono le condizioni ideali per molte specie orticole che soffrirebbero durante il caldo estivo. Inoltre l’umidità autunnale e le giornate ancora relativamente luminose permettono una crescita regolare delle piante senza stress idrico e con minori esigenze irrigue.
Gli ostacoli di un orto autunnale sono rappresentati dalle giornate che tendono ad accorciarsi, riducendo quindi le ore di luce solare e dal rischio delle prime gelate, soprattutto nelle regioni settentrionali e nelle aree interne. Nelle zone più fredde dovremo proteggere le colture con tunnel o veli traspiranti di tnt (tessuto-non-tessuto). Anche l’eccesso di piogge che può causare ristagni idrici e marciumi radicali, richiedendo quindi una buona gestione del drenaggio del terreno e trattamenti preventivi contro le malattie fungine.
Coltivare in autunno ci permette di sfruttare un momento di equilibrio climatico che consente di raccogliere ortaggi gustosi, arricchire la dieta con prodotti di stagione e mantenere vivo il contatto con la terra anche nei mesi meno caldi.
Un buon motivo per coltivare un Evonimo alato sul terrazzo è la spettacolare trasformazione del suo fogliame in autunno, che da verde diventa rosso brillante. Inoltre è una pianta rustica e facile da coltivare anche per chi è alle prime armi nel giardinaggio.
L’Evonimo alato (Euonymus alatus) appartiene alla famiglia delle Celastraceae ed è una delle tante specie del genere Evonimi che comprende diverse piante ornamentali. Si tratta di un arbusto deciduo e le foglie sono presenti sulla pianta da aprile fino a ottobre e ai primi freddi: quando spuntano sono di colore verde scuro e con l’arrivo dell’autunno assumono toni sul fucsia e sul rosso cremisi fino alla loro caduta. Una caratteristica che li rende particolarmente ornamentali in una stagione povera di colori.
Da aprile a maggio la pianta produce tanti piccoli fiori verdognoli, poco vistosi, che si trasformano in autunno in capsule fruttifere rosate, piene di semi arancioni. Le bacche sono tossiche per l’uomo ma attirano molte specie di uccelli selvatici.
In commercio possiamo trovare diverse varietà di Evonimi alati, differenti per la tonalità del rosso autunnale, ma anche per la forma della pianta: gli ibridi compatti, che non superano i 150 cm, sono particolarmente indicati per la coltivazione in vaso.
Sul terrazzo possiamo coltivare l’Evonimoalato come pianta isolata oppure in abbinamento con sempreverdi dal fogliame verde scuro (come Buxus o Ilex) per mettere in risalto i colori autunnali. Possiamo usarlo anche per creare barriere o schermi decorativi, piantando più piante in fila in vasi rettangolari.