Possiamo coltivare la Clematis armandii se stiamo cercando una pianta rampicante con un’abbondante produzione di fiori profumati in primavera. Possiamo scegliere tra molte varietà di Clematide, tutte molto apprezzate per le grandi infiorescenze e le fioriture abbondanti: la Clematis armandii ha la caratteristica di essere sempreverde ed è quindi indicata per creare “barriere verdi” sul terrazzo. Inoltre tollera il gelo e possiamo coltivarla un po’ in tutta Italia.
Dove coltivare la Clematis armandii
La Clematis armandii predilige un clima temperato, con temperature comprese tra i 15 e i 25°C. Tollera il gelo fino a -10 °C e l’afa fino a 35°C.
Scegliamo una posizione soleggiata, con almeno 6 ore di sole al giorno, per ottenere fioriture generose in primavera, da marzo/aprile. Se abitiamo nel sud Italia con estati molto calde, oltre i 35°C, meglio una posizione semi-ombreggiata per difendere la pianta dai raggi solari diretti del mese di agosto.
Anche se tollera il gelo, in inverno proteggiamo la Clematis armandii con un telo di tnt (tessuto-non-tessuto)...
Le piante da orto innestate garantiscono piantine più resistenti e produttive, in grado di offrire raccolti abbondanti e di qualità superiore. Sebbene il costo iniziale possa essere leggermente più alto, i vantaggi a lungo termine compensano ampiamente la spesa.
Quella dell'innesto è una pratica agricola antica e consiste nell'unire due parti di piante diverse per farle crescere insieme come un unico organismo. Tradizionalmente si effettua per ottenere una nuova pianta capace di unire i vantaggi di due specie, per migliorare la resistenza alle malattie e al gelo e aumentare la produttività e la qualità dei raccolti. Per esempio possiamo sfruttare la robustezza delle radici di un portainnesto, così si chiama pianta ospitante, con la qualità dei frutti della marza, cioè la porzione di pianta ospitata.
Non tutte le piante possono essere innestate ed esistono tecniche differenti. Generalmente si stratta di creare una spaccatura nel fusto del portainnesto in cui inserire e far sviluppare la marza, che può essere una porzione di ramo o una gemma dormiente o vegetante.
È vietato coglierla durante le nostre passeggiate in montagna, ma possiamo ugualmente coltivare la Stella Alpina nel nostro giardino o in vaso sul terrazzo. Si tratta infatti di una specie protetta e in natura è vietata la raccolta di ogni sua parte, non solo il fiore. Attenzione anche all’estero: rischiamo multe molto salate. Nei centri giardinaggio possiamo però acquistare una bustina di sementi o una piantina già sviluppata per cimentarci nella sua coltivazione.
La Stella Alpina, conosciuta in Europa come Edelweiss, si chiama Leontopodium nivale ed è una pianta simbolo dei giardini montani, sulle Alpi e gli Appennini, dove non è difficile vederla crescere anche spontaneamente. Pur essendo una pianta alpina, possiamo coltivarla un po’ in tutta Italia, adottando alcune accortezze.
All’atto dell’acquisto possiamo scegliere tra diverse specie di Stella Alpina: differiscono per la grandezza del fiore, come il Leontopodium alpinum, e ci sono anche varietà nane, più adatte per la coltivazione in vaso.
È una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Asteraceae e fiorisce con l’arrivo dell’estate, verso maggio/giugno. Le foglie sono riunite in rosette e sono ricoperte di una leggera peluria, utile per proteggerle dai raggi solari intensi. Il vero fiore sono i capolini centrali e sono circondati da brattee riunite a forma di stella, cioè foglie che si sono modificate. Succede in molte piante: talvolta le brattee sono utili per proteggere il fiore oppure per attirare gli impollinatori con i loro colori vivaci.
Con l’arrivo dell’autunno i fiori appassiscono e le foglie tendono a seccarsi. Non preoccupiamoci: è il normale ciclo di vita di questa pianta e le radici rimangono “vive”. Tagliamo le parti...
Possiamo coltivare la Callicarpa bodinieri sul terrazzo per portare un tocco di colore vivace in ogni stagione. In primavera produce il fogliame, all’inizio di color bronzo e poi verde scuro e in estate, da giugno, produce tantissimi grappoli di fiorellini violacei. In autunno i fiori si trasformano in stranissime bacche di colore viola chiaro che persistono nel periodo freddo e spiccano sul fogliame deciduo. Il nome Callicarpa deriva proprio dalla particolarità delle bacche e significa “frutti belli": dal greco kallos (bellezza) e karpos (frutto).
La Callicarpa bodinieri è un arbusto a foglia caduca della famiglia delle Lamiaceae, molto rustico e resistente al gelo. In giardino può raggiungere 3 metri d’altezza e 2 di larghezza: viene utilizzata sia come singolo esemplare sia per realizzare siepi naturali. Ma possiamo coltivarla facilmente anche in vaso sul terrazzo.
Nei centri specializzati possiamo trovare ibridi con fiori e bacche bianche e rosa. Ma le bacche viola sono maggiormente apprezzate e quindi più diffuse.
Usare i concimi biologici nel giardino e nell’orto sta diventando sempre più popolare tra gli appassionati di giardinaggio e orticoltura domestica. I fertilizzanti sono realizzati con materie prime naturali, ma non di origine animale e permettono di nutrire il terreno e le radici migliorando la qualità del suolo. Senza dimenticare che l’impiego di fertilizzanti di origine naturale è essenziale per ottenere prodotti ortofrutticoli più sani e gustosi, privi di residui chimici dannosi. Le soluzioni biologiche sono particolarmente indicate per chi pratica agricoltura biologica, ma sono altrettanto utili per i giardinieri domestici che desiderano un approccio più naturale alla cura delle piante.
Perché usare i concimi biologici
L’uso di concimi biologici offre numerosi benefici rispetto ai fertilizzanti chimici:
migliorano la qualità del suolo: i fertilizzanti naturali arricchiscono il terreno di sostanza organica, migliorandone la struttura e favorendo la ritenzione idrica;
aumentano la biodiversità del suolo: promuovono lo sviluppo di microrganismi utili, come batteri e funghi benefici, che aiutano le piante ad assorbire meglio i nutrienti;
rilascio graduale dei nutrienti: mentre i concimi chimici sono efficaci nell’immediato, i fertilizzanti biologici granulari rilasciano le sostanze nutritive in modo progressivo;
riduzione del rischio di inquinamento: non contengono sostanze chimiche che possono disperdersi nei terreni, nelle acque sotterranee o nei corsi d’acqua;
minore rischio di sovradosaggio: l’uso eccessivo di concimi chimici può bruciare le radici delle piante, mentre i fertilizzanti biologici sono generalmente più delicati e provocano danni limitati in caso di sovraddosaggio;
migliore sapore e qualità dei prodotti agricoli: frutta e ortaggi coltivati con concimi...
Un buon motivo per coltivare la Stipa tenuissima in giardino è la sua bassissima manutenzione che la rende la pianta perfetta per decorare gli spazi verdi delle seconde case. Molte piante graminacee, come la Stipa tenuissima, il Pennisetumo il Miscanthus sinensis, vengono usate dagli architetti del verde per decorare il verde pubblico, le bordure, le aiuole e i giardini rocciosi ma con bassi costi di irrigazione e manutenzione.
Inoltre la Stipa tenuissima è molto apprezzata anche per il valore estetico, grazie alle sue spighe sottili e argentee che ondeggiano al minimo soffio di vento, creando un'atmosfera magica nel giardino. Il secondo nome tenuissima deriva proprio dalla delicatezza delle sue fronde.
La Stipa tenuissima è una pianta perenne decidua e sviluppa ciuffi di foglie da aprile fino a ottobre e produce delle appariscenti infiorescenze in piena estate. Sono pannocchie piumose lunghe circa 30 cm, inizialmente bianche e in seguito color crema.
Oltre alla Stipa tenuissima nei vivai possiamo trovare facilmente anche altre varietà di questa pianta. Come la Stipa gigantea che può superare i 2,5 metri in altezza, la Stipa ichu che produce morbide pannocchie in estate e raggiunge un’altezza di 1 metro, oppure la Stipa arundinacea con foglie verdi striate di rosso.
Ci sono tanti buoni motivi per coltivare la Beaucarnea guatemalensis, a partire dalla sua alta resistenza alla siccità e la bassa manutenzione.
Le Beucarnee sono un genere di piante appartenenti alla famiglia delle Asparagacee e comprende diverse specie originarie dell’America centrale. In natura possono diventare alberi alti fino a 10 metri, ma noi le conosciamo come piante d’appartamento. La più nota è la Beaucarnea recurvata, nota anche come Nolinao pianta mangia-fumo. La Beaucarnea guatemalensis è simile ma ha un aspetto più elegante grazie alle sue foglie molto lunghe e sottili che ricadono verso il basso. Inoltre ha una maggiore resistenza alle basse temperature rispetto ad altre Beucarnee.
Anche la Beaucarnea guatemalensis è caratterizzata da un tronco rigido con una forma simile a un fiasco. La parte carnosa del tronco rappresenta una sorta di riserva d’acqua: l’evoluzione ha permesso ha sviluppato nella Beaucarnea la capacità di trattenere e conservare liquidi e di utilizzarli in caso di siccità prolungata. Un’abilità che gli ha permesso di sopravvivere anche in clima “difficili”.
Il ruolo decorativo è lasciato alle lunghe foglie lanceolate di colore verde brillante. Possono raggiungere fino a 80 cm di lunghezza e ricadono elegantemente sulla pianta.
Possiamo coltivare le Rape anche se non abitiamo nei paesi nordici, di cui sono un tipico ortaggio prescelto proprio per la loro estrema resistenza al clima rigido. Possiamo perciò arricchire il nostro orto invernale con questo vegetale che si presta a essere consumato in molti modi nella nostra cucina.
Un vantaggio certo della coltivazione della Rapa (Brassica Rapa) è la richiesta di cure minimali; inoltre è completamente edibile, dalle foglie alla radice.
Dove coltivare le Rape
Scegliamo nel nostro orto una posizione ben soleggiata, oppure anche in mezz’ombra purchè riceva molta luce.
In alcune varietà, le piante adulte possono tollerare fino a 0/-5°C ma non amano le gelate più intense o prolungate per molti giorni.
La semina si effettua però quando le temperature minime sono saldamente superiori ai 15°C. A seconda della zona climatica, la semina può avvenire in diversi periodi dell’anno. Non amano neanche il caldo eccessivo: generalmente si effettua in primavera o in autunno. La semina autunnale si effettua in modo scalare dal termine del caldo estivo fino a ottobre per ottenere raccolti da ottobre a gennaio. Nelle zone con inverni rigidi, meglio puntare su varietà precoci, per essere certi della maturazione prima delle gelate.
In presenza di gelate o temperature vicino alla zero, meglio proteggere le Rape con telo traspirante di tessuto-non-tessuto o una serra ad arco.
Attenzione però alle varietà. Alcune hanno esigenze differenti: per esempio la Rapa bianca Lodigiana, si semina in marzo-aprile per raccolti verso maggio.
Possiamo coltivare il Clerodendrum thomsoniae per gratificare i nostri sensi con la bellezza e il profumo dei suoi fiori bianchi e rossi che durano sulla pianta da aprile fino a ottobre.
Anche noto come Clerodendro, è un arbusto sempreverde rampicante appartenente alla famiglia delle Lamiaceae. È un parente del Clerodendrum trichotomum, apprezzato per le bacche di colore blu metallizzato.
Dove coltivare il Clerodendrum thomsoniae
Non tollera il freddo sotto i 10°C e la temperatura ideale di coltivazione è compresa tra 15°C e 30°C. Possiamo quindi coltivarlo in giardino soltanto nelle zone con clima invernale mite; altrimenti meglio la coltivazione in vaso, per spostare la pianta in un luogo protetto in inverno. Possiamo anche coltivarla in casa, a patto di scegliere un luogo illuminato, ma senza raggi solari diretti in estate.
Se abitiamo in aree climatiche con estati particolarmente calde, in cui si superano i 30°C, preferiamo una posizione semi-ombreggiata. Nel resto d’Italia meglio optare per una posizione esposta al sole per almeno 6 ore al giorno.
Se coltiviamo il Clerodendro in giardino, in inverno proteggiamo le radici con uno strato di pacciamatura e il fogliame con un velo traspirante di tessuto-non-tessuto (tnt).