L’esigenza di eliminare la Bolla del Pesco è comune a molti hobbisti poiché si tratta di una malattia fungina molto temibile. La Taphrina deformans, comunemente nota come Bolla del Pesco, colpisce in realtà molte piante da frutto della famiglia delle Drupacee, come Mandorli (Prunus dulcis), Albicocchi (Prunus armeniaca) e talvolta il Susino (Prunus domestica). Le piante più vulnerabili sono però tradizionalmente i Peschi (Prunus persica) e la frequenza della malattia è più presenti su questo tipo di pianta.
La Taphrina deformans si manifesta con sintomi evidenti e inconfondibili: le foglie si contorcono, si ispessiscono e presentano delle bolle, spesso arrossate. Se trascurata, influendo negativamente sulla fotosintesi, può portare a una progressiva defogliazione della pianta, con problemi per la formazione dei frutti e la salute generale dell'albero.
Come eliminare la Bolla del Pesco: conosciamo la Taphrina deformans...
Se state cercando una pianta rampicante con una crescita rapida e vigorosa per il terrazzo, vi suggeriamo di coltivare le Zucchine. Sì, le banalissime Zucchine sono infatti una soluzione alternativa molto interessante per ricoprire rapidamente un grigliato sul balcone. Oltre al ciclo vitale molto veloce, non dimentichiamo il valore ornamentale dei fiori della Zucchina: sono grandi, con i colori brillanti del giallo e dell’arancione e sono anche buonissimi da mangiare, se fritti in pastella! Infine la pianta ci donerà in estate anche il frutto delle Zucchine, sempre gradite sulle tavole degli italiani.
Chi sceglie di coltivare il Nocciolo contorto di solito lo fa per lo strano portamento di questa pianta e la sua fioritura primaverile davvero unica.
Il Nocciolocontorto (Corylus avellana contorta) è una varietà di Nocciolo (Corylus avellana) e presente le stesse caratteristiche di resistenza e adattabilità di questa pianta. Differisce per la forma dei rami leggermente ondulati, come suggerisce il nome contorto, e le infiorescenze gialle e arancioni che ricadono sulla pianta come fossero tanti orecchini luccicanti. Perciò il Nocciolo contorno viene spesso utilizzato come esemplare singolo in giardino, per esaltarne le doti ornamentali. È bello anche in inverno, quando l’albero è senza foglie e si evidenzia maggiormente la forma contorta delle ramificazioni.
Le foglie compaiono da marzo e cadono verso novembre, mentre la fioritura compare in primavera, verso marzo e aprile. Le nocciole invece si raccolgono in vista dell’autunno, a settembre: quelle del Nocciolo contorto sono è commestibili ma leggermente più piccole.
L’uso di oli bianchi minerali in un orto e nel frutteto è consentito in agricoltura biologica e rappresenta un valido strumento per limitare la presenza di Cocciniglie, Psille, Afidi, Metcalfa, Eriofidi e Acari.
Le recenti limitazioni nell’acquisto e uso di fitofarmaci, obbliga gli hobbisti a dirigersi verso soluzioni più sostenibili per l’ambiente e già sperimentate con successo nell’agricoltura biologica professionale. È il caso degli oli bianchi minerali, particolarmente utili per il controllo di parassiti su diversi tipi di colture: da quelle orticole fino agli alberi da frutto.
Gli oli bianchi minerali di alta qualità e di ultima generazione sono altamente selettivi e vengono considerati “oli quattro stagioni”, poiché possono essere utilizzati durante tutto il ciclo vegetativo, anche in periodi normalmente non adatti all’uso degli oli minerali.
Oli bianchi minerali in un orto e nel frutteto: come agiscono
L’olio, opportunamente diluito e nebulizzato sul fogliame, crea una patina biancastra, inadatta all’ovideposizione...
Sai perché è utile usare i funghi micorrizici in un orto? Con il passare del tempo i terreni destinati alla coltivazione, come gli orti, tendono a perdere fertilità, specialmente in presenza di produzioni intensive della stessa coltura. Accanto a tecniche di coltivazione più sostenibili, come la rotazione delle colture, possiamo migliorare le caratteristiche del suolo: lo facciamo quando integriamo nel terreno gli ammendanti, i concimi minerali o i biostimolanti naturali.
L’aggiunta di elementi esterni, come i macroelementi (NPK), i microelementi o gli acidi umici e fulvici presenti nei biostimolanti, rappresenta però un’imitazione delle condizioni ottimali. I terricci (o per meglio dire i substrati di coltivazione) ricreano le caratteristiche di un terreno fertile, attraverso l’uso di torba, fibre di cocco e inerti, ma un suolo ricco di humus è un’altra cosa. Anzitutto perché è vivo.
Le malattie fungine in un orto sono una sciagura che dobbiamo evitare. Dopo aver tanto fatica per seminare e allevare le piantine, la diffusione delle spore del Mal Bianco o di altre malattie fungine rischiano di pregiudicare il nostro raccolto.
Sappiamo che le spore fungine compaiono e si sviluppano con la concomitanza di temperature miti e un alto tasso di umidità. In estate e in inverno, a causa del caldo torrido e del gelo, tendono a fermarsi. La primavera e l’autunno sono quindi le stagioni in cui il nostro orto sarà maggiormente esposto alle malattie fungine.
In alcuni possiamo essere noi stessi, involontariamente, la causa del problema. Un eccesso di umidità nel terreno è infatti causato da frequenti temporali ma anche da errori di irrigazione o dalla scarsa circolazione d’aria tra le piante dell’orto, figlia di trapianti troppo ravvicinati.
Sia per prevenire lo sviluppo delle malattie fungine, sia per correggere eventuali errori di coltivazione, possiamo contare su molte soluzioni, spesso naturali e consentite in agricoltura biologica. Dobbiamo partire dal presupposto che la “difesa biologica” punta molto sulla prevenzione e si tratta di mettere in atto interventi congiunti, in modo che più sostanze concorrano alla salute delle nostre piantine.
Le piante da orto innestate garantiscono piantine più resistenti e produttive, in grado di offrire raccolti abbondanti e di qualità superiore. Sebbene il costo iniziale possa essere leggermente più alto, i vantaggi a lungo termine compensano ampiamente la spesa.
Quella dell'innesto è una pratica agricola antica e consiste nell'unire due parti di piante diverse per farle crescere insieme come un unico organismo. Tradizionalmente si effettua per ottenere una nuova pianta capace di unire i vantaggi di due specie, per migliorare la resistenza alle malattie e al gelo e aumentare la produttività e la qualità dei raccolti. Per esempio possiamo sfruttare la robustezza delle radici di un portainnesto, così si chiama pianta ospitante, con la qualità dei frutti della marza, cioè la porzione di pianta ospitata.
Non tutte le piante possono essere innestate ed esistono tecniche differenti. Generalmente si stratta di creare una spaccatura nel fusto del portainnesto in cui inserire e far sviluppare la marza, che può essere una porzione di ramo o una gemma dormiente o vegetante.
Usare i concimi biologici nel giardino e nell’orto sta diventando sempre più popolare tra gli appassionati di giardinaggio e orticoltura domestica. I fertilizzanti sono realizzati con materie prime naturali, ma non di origine animale e permettono di nutrire il terreno e le radici migliorando la qualità del suolo. Senza dimenticare che l’impiego di fertilizzanti di origine naturale è essenziale per ottenere prodotti ortofrutticoli più sani e gustosi, privi di residui chimici dannosi. Le soluzioni biologiche sono particolarmente indicate per chi pratica agricoltura biologica, ma sono altrettanto utili per i giardinieri domestici che desiderano un approccio più naturale alla cura delle piante.
Perché usare i concimi biologici
L’uso di concimi biologici offre numerosi benefici rispetto ai fertilizzanti chimici:
migliorano la qualità del suolo: i fertilizzanti naturali arricchiscono il terreno di sostanza organica, migliorandone la struttura e favorendo la ritenzione idrica;
aumentano la biodiversità del suolo: promuovono lo sviluppo di microrganismi utili, come batteri e funghi benefici, che aiutano le piante ad assorbire meglio i nutrienti;
rilascio graduale dei nutrienti: mentre i concimi chimici sono efficaci nell’immediato, i fertilizzanti biologici granulari rilasciano le sostanze nutritive in modo progressivo;
riduzione del rischio di inquinamento: non contengono sostanze chimiche che possono disperdersi nei terreni, nelle acque sotterranee o nei corsi d’acqua;
minore rischio di sovradosaggio: l’uso eccessivo di concimi chimici può bruciare le radici delle piante, mentre i fertilizzanti biologici sono generalmente più delicati e provocano danni limitati in caso di sovraddosaggio;
migliore sapore e qualità dei prodotti agricoli: frutta e ortaggi coltivati con concimi...
Possiamo coltivare le Rape anche se non abitiamo nei paesi nordici, di cui sono un tipico ortaggio prescelto proprio per la loro estrema resistenza al clima rigido. Possiamo perciò arricchire il nostro orto invernale con questo vegetale che si presta a essere consumato in molti modi nella nostra cucina.
Un vantaggio certo della coltivazione della Rapa (Brassica Rapa) è la richiesta di cure minimali; inoltre è completamente edibile, dalle foglie alla radice.
Dove coltivare le Rape
Scegliamo nel nostro orto una posizione ben soleggiata, oppure anche in mezz’ombra purchè riceva molta luce.
In alcune varietà, le piante adulte possono tollerare fino a 0/-5°C ma non amano le gelate più intense o prolungate per molti giorni.
La semina si effettua però quando le temperature minime sono saldamente superiori ai 15°C. A seconda della zona climatica, la semina può avvenire in diversi periodi dell’anno. Non amano neanche il caldo eccessivo: generalmente si effettua in primavera o in autunno. La semina autunnale si effettua in modo scalare dal termine del caldo estivo fino a ottobre per ottenere raccolti da ottobre a gennaio. Nelle zone con inverni rigidi, meglio puntare su varietà precoci, per essere certi della maturazione prima delle gelate.
In presenza di gelate o temperature vicino alla zero, meglio proteggere le Rape con telo traspirante di tessuto-non-tessuto o una serra ad arco.
Attenzione però alle varietà. Alcune hanno esigenze differenti: per esempio la Rapa bianca Lodigiana, si semina in marzo-aprile per raccolti verso maggio.