Coltivare gli Spinaci in autunno è una scelta interessante per chi desidera un orto produttivo anche dopo la fine dell’estate. Questa pianta rustica e versatile, capace di crescere bene con le prime frescure, è una coltura a ciclo breve e permette di ottenere più raccolti prima dell’inverno, ottimizzando lo spazio e la fertilità del terreno.
Lo Spinacio (Spinacia oleracea) è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Amaranthaceae, la stessa della Bietola e della Quinoa. Ha un portamento basso e cespuglioso, è composta da una rosetta di foglie basali larghe, carnose e di colore verde intenso e completa il suo ciclo vegetativo in pochi mesi, tra 40 e 70 giorni a seconda della varietà e della temperatura. Le foglie, di forma ovale o triangolare secondo la varietà, possono essere lisce o bollose, e rappresentano la parte edule della pianta. Quando il fusto segnala l’inizio della montata a seme, cioè la fine del ciclo produttivo.
Si può seminare in autunno, in settembre e ottobre, le foglie restano fresche e produttive fino ai primi geli. Nelle zone con temperature più miti si possono raccogliere anche durante l’inverno.
Per la semina autunnale preferiamo delle varietà adatte per il periodo, come il Gigante d'Inverno, il Merlo Nero, il Matador e il Butterfly.
Ci sono tanti motivi per coltivare la Senape nell’orto o in vaso sul terrazzo. Anzitutto possiamo utilizzarla in cucina: sia i semi, noti per la famosa salsa piccante, sia le foglie. È anche una graziosa pianta ornamentale, grazie ai tanti fiorellini gialli che persistono sulla pianta da maggio a luglio. Inoltre il suo aroma svolge un’azione repellente contro alcuni insetti e nematodi. È infine molto facile da coltivare ed è tipica della zona mediterranea: già gli Egizi e i Babilonesi utilizzavano i suoi semi per aromatizzare i cibi.
La Senape (Sinapis) è una pianta officinale annuale appartenente alla famiglia delle Brassicaceaeed è quindi una “cugina” dei comuni Cavolfiori e dei Ravanelli con cui condivide il sapore piccante. Spesso viene coltivata insieme ad altre Brassicaceaeper tenere lontani gli insetti parassiti. Tollera il freddo e ha una crescita rapida: le foglie spuntano all’inizio della primavera e con una forma lanceolata leggermente dentate. Verso il mese di maggio spuntano tanti piccoli fiori gialli, composti da quattro petali e riuniti in grappoli.
Le foglie più giovani e tenere possono essere utilizzate in cucina per sfruttare il delicato sapore piccante. Possiamo usarle sia crude nelle insalate oppure cotte per arricchire zuppe o minestre. Al termine della fioritura, da luglio a settembre, procediamo invece alla raccolta dei piccoli baccelli che contengono i dei semi. Possiamo macinarli per ottenere la salsa di Senape oppure usarli interi per aromatizzare salse, insalate o piatti di carne.
Quando i baccelli assumono un colore giallo paglierino e tendono a seccare, è il momento giusto per la loro raccolta. Tagliamo gli steli interi e lasciamoli essiccare all’ombra per 5/7 giorni; in seguito...
Coltivare la Cipolla dorata di Parma non è solo un piacere gastronomico, ma anche un gesto di recupero della biodiversità agricola emiliana. Si tratta infatti di una varietà pregiata e versatile, apprezzata per il suo gusto dolce e per la sua eccezionale conservabilità. È una pianta rustica, adattabile e generosa, capace di regalare grandi soddisfazioni anche a chi si avvicina al giardinaggio orticolo per la prima volta.
La Cipolla dorata di Parma (Allium cepa) appartiene alla famiglia delle Amaryllidaceae e viene coltivata come pianta annuale. Presenta un bulbo subgloboso lievemente appiattito, composto tuniche esterne, secche e cartacee, che assumono la caratteristica colorazione dorata, mentre internamente è bianca e succosa.
Dove coltivare la Cipolla dorata di Parma
La Cipolla dorata di Parma cresce in modo ottimale con temperature comprese tra 12°C e 25°C. Può sopportare brevi gelate fino a –4°C nella fase giovanile, ma il freddo sotto–6°C danneggia irrimediabilmente i germogli. Anche il caldo sopra i 32°C è pericoloso poiché favorisce la disidratazione del bulbo, con conseguente riduzione della qualità.
Nelle regioni più calde possiamo seminarla tra ottobre e novembre dove le giovani piante svernano e riprendono vigore in primavera. Proteggiamo comunque le giovani piantine dal freddo invernale con una pacciamatura leggera con paglia o un velo di tessuto-non-tessuto (tnt). Nelle zone con inverni rigidi è meglio attendere il mese di marzo quando il rischio di gelate è ridotto.
Nell’orto scegliamo un’esposizione soleggiata e ventilata, indispensabile per ottenere bulbi sani, asciutti e ben conservabili. In condizioni di ombra o scarsa luce, la pianta sviluppa foglie sottili e bulbi piccoli e deformi...
Le malattie fungine in autunno rappresentano un problema tipico nei nostri giardini. L’autunno infatti è una stagione particolarmente insidiosa per le piante poiché ritroviamo tutti i fattori che stimolano lo sviluppo delle spore e delle malattie fungine. Le piogge frequenti, l’umidità persistente e le temperature più miti creano un ambiente ideale per lo sviluppo dei funghi patogeni, capaci di compromettere rapidamente la salute di ortaggi, alberi da frutto e piante ornamentali.
In autunno le spore fungine trovano le condizioni ideali per svilupparsi: il terreno resta umido per molte ore, le notti si allungano e la ventilazione naturale si riduce. Se aggiungiamo a ciò la presenza di residui vegetali non rimossi o un’eccessiva densità di piante, il microclima diventa perfetto per l’insediamento dei patogeni. Anche la primavera è un periodo critico, per la presenza di piogge e temperature miti, ma l’autunno è spesso il momento in cui i funghi iniziano a colonizzare le parti più deboli delle piante e svernano nel suolo per superare l’inverno.
Un orto autunnale può offrire ancora molte soddisfazioni, anche se molti appassionati di giardinaggio associano l’orto alla primavera e all’estate, quando i campi e i balconi esplodono di colori, fiori e ortaggi pronti per la tavola. Invece in autunno le temperature più miti offrono le condizioni ideali per molte specie orticole che soffrirebbero durante il caldo estivo. Inoltre l’umidità autunnale e le giornate ancora relativamente luminose permettono una crescita regolare delle piante senza stress idrico e con minori esigenze irrigue.
Gli ostacoli di un orto autunnale sono rappresentati dalle giornate che tendono ad accorciarsi, riducendo quindi le ore di luce solare e dal rischio delle prime gelate, soprattutto nelle regioni settentrionali e nelle aree interne. Nelle zone più fredde dovremo proteggere le colture con tunnel o veli traspiranti di tnt (tessuto-non-tessuto). Anche l’eccesso di piogge che può causare ristagni idrici e marciumi radicali, richiedendo quindi una buona gestione del drenaggio del terreno e trattamenti preventivi contro le malattie fungine.
Coltivare in autunno ci permette di sfruttare un momento di equilibrio climatico che consente di raccogliere ortaggi gustosi, arricchire la dieta con prodotti di stagione e mantenere vivo il contatto con la terra anche nei mesi meno caldi.
L’uso di Olio di Neem per la cura delle piante edibili, dell’orto o del frutteto, è una soluzione biologica per limitare la presenza di insetti parassiti e rafforzare le difese naturali delle piante. Il Neem o Nim è un albero originario dell’India (Azadirachta indica) e produce fiori bianchi e frutti simili alle olive. I frutti e i semi contengono azadiractina, un principio attivo che trova numerosi impieghi in campo cosmetico, veterinario e agrario. Basti pensare che in India le foglie di Neem vengono inserite tradizionalmente negli armadi e nei letti per allontanare gli insetti molesti.
In particolare l’azadiractina svolge un’azione fagorepellente: gli insetti che si avvicinano rimangono quindi disgustati e si allontanano. È importante notare che il Neem non influenza l’attività delle api e degli impollinatori.
Oltre a svolgere un’azione protettiva, il Neem è anche un ottimo concimo organico azotato.
Un’altra caratteristica interessante dei prodotti a base di Neem è l’attività sistemica: una volta assorbito dalle foglie o dalle radici resta presente nel sistema linfatico esercitando la sua azione repellente nel tempo.
Infine il Neem è completamente biodegradabile e costituisce alimento per la flora microbica del terreno che aumentando la propria attività favorisce maggior accumulo di humus nel suolo e quindi di azoto a lento rilascio.
Coltivare la Curcuma sul terrazzo è una scelta che unisce bellezza ornamentale e utilità in cucina. È infatti molto conosciuta per le sue radici dal colore giallo intenso da usare in cucina, ma pochi sanno che dona dei vasi appariscenti e molto decorativi.
La Curcuma (Curcuma longa) appartiene alla famiglia delle Zingiberaceae, la stessa dello Zenzero. È una pianta erbacea perenne, dotata di rizomi carnosi e aromatici, da cui si sviluppano fusti fogliari alti dai 60 ai 100 cm. Le foglie sono grandi, lanceolate, con nervatura centrale marcata e di un verde brillante che dona alla pianta un aspetto ornamentale.
La fioritura avviene in estate, tra giugno e agosto, a seconda delle condizioni climatiche e della varietà. I fiori, riuniti in infiorescenze a spiga, sono di colore bianco, rosa o giallo pallido, e sbocciano tra brattee colorate che ne accrescono l’effetto decorativo. Mentre i fiori scompaiono rapidamente, le brattee colorate durano fino a 1/2 mesi sulla pianta.
Possiamo scegliere tra diverse specie di Curcuma. La Curcuma longaviene coltivata soprattutto per i suoi rizomi aromatici da usare in cucina. Se vogliamo puntare sui fiori e l’aspetto ornamentale possiamo optare per la Curcuma alismatifoliacon brattee rosa-violacee che persistono per molte settimane sulla pianta, per la Curcuma zedoaria con brattee bianche con screziature rosa e foglie decorative con venature porpora, oppure la i molti ibridi da fiore, selezionate per un uso sui terrazzi in casa con brattee più vistose e durature.
Coltivare i Peperoni in vaso sul terrazzo è facile e ci permette di ottenere ortaggi freschi e saporiti con una pianta che ha tante qualità anche decorative. I Peperoni si adattano bene alla coltivazione in vaso e possiamo coltivare facilmente anche sui terrazzi delle grandi città.
I Peperoni (Capsicum annuum) sono originarie delle Americhe, quindi erano sconosciuti agli antichi romani e greci e sono arrivati in Europa solo nel 1493. Oggi i “frutti in scatola” (Capsicum deriva dal latino capsa che significa scatola) fanno parte a pieno titolo della cucina italiana e sono protagonisti di molte ricette tradizionali. Peperoneè un termine popolare utilizzato in Italia e deriva dal sapore piccante simile al Pepe (Piper nigrum); ma non c’è alcuna parentela fra queste due piante.
I marciumi apicali dei Pomodori e dei Peperoni sono un inconveniente frequente nei nostri orti. Durante lo sviluppo dei frutti il loro apice inizia diventare opaco, per poi assumere un colore bruno fino a diventare nero. Non è solo una questione estetica: il marciume apicale rende immangiabile non solo la parte danneggiata ma tutto il frutto.
È interessante sapere che non si tratta di una malattia fungina o di un parassita, ma di un nostro errore di coltivazione. Quindi, una volta capito il “trucco”, possiamo dire addio a questo fastidioso problema.
Marciumi apicali dei Pomodori e dei Peperoni: cosa li provoca?
Macchie scure su Pomodori e Peperoni possono essere causate anche da ferite causate dalla grandine, da insetti nel terreno o da malattie fungine. Ma la tipica formazione nerastra in prossimità dell’apice dei frutti è spesso causata dalla mancanza di Calcio (Ca).
La carenza di Calcio nel suolo può essere causata da una effettiva assenza di questo nutrimento nel terreno, ma anche da un’irrigazione insufficiente. Quando...