In primavera molti appassionati di orticoltura domestica si trovano a dover combattere contro un nemico insidioso, chiamato Peronospora. Ecco un decalogo utile per prevenire e combattere questa malattia.
1. Cosa è la Peronospora
La Peronospora non è “una” malattia, ma una famiglia di funghi, le Peronosporacee, che comprende molti generi differenti, spesso “specializzati” contro un coltura specifica. Come la Peronospora della Lattuga (Bremia lactucae), dei Cavoli (Peronospora brassicae) o della Vite (Plasmopara viticola). Anche se i danni sono simili, è importante distinguere poiché ogni coltura richiede specifiche attenzioni: a partire dai dosaggi degli antifungini e dai tempi di carenza se previsti.
2. Quali danni provoca
Si manifesta inizialmente con macchie scure o grigie sulle foglie. Col progredire del tempo la malattia si diffonde, le parti colpite tendono a seccare e la pianta smette di crescere.
I sintomi e i danni possono variare a seconda della coltura. Nei Cavoli può far morire tutta la pianta, mentre nei cespi di insalata aggredisce inizialmente le foglie esterne.
3. Contaminazioni
Una caratteristica delle spore delle Peronosporacee è l’estrema volatilità: sono particelle microscopiche e basta un colpo di vento per spostarle da una pianta all’altra. Anche la pioggia e gli eccessi di umidità stimolano la diffusione della malattia.
Le foglie colpite dalla malattia, se possibile vanno asportate e bruciate.
4. Quando compare
In inverno, quando le temperature sono vicine agli 0°C, le spore non sono attive, anche se possono essere già presenti. Come un po’ tutte le malattie fungine dell’orto, entrano in azione con la combinazione di un elevato tasso di umidità e temperature miti, comprese tra 15°C...
Curare i Pomodori in modo biologico è possibile a patto di adottare le giuste pratiche agronomiche e le soluzioni utili per prevenire gran parte dei problemi che potremmo incontrare.
Le piante di Pomodoro (Solanum lycopersicum) sono una presenza fissa dei nostri orti e sono molto amate dagli italiani: purtroppo però piacciono anche a molti insetti parassiti, come gli Afidi e la Tuta absoluta. Inoltre ci sono delle condizioni ambientali, per esempio piogge troppo abbondanti, che possono stimolare dei problemi, come le malattie fungine come la Peronospora o l’Oidio. Infine alcuni errori li possiamo commettere anche noi: un’irrigazione esagerata può stimolare lo sviluppo di spore fungine, così come una concimazione mal calibrata può far diventare nero il fondo dei frutti.
La difesa biologica si basa sull’adozione di pratiche agronomiche corrette e sull’utilizzo di soluzioni naturali per prevenire e combattere parassiti e malattie; riducendo o eliminando in questo modo l’uso di pesticidi chimici.
Nel caso del Pomodoro, l’approccio biologico non solo preserva la biodiversità del suolo e degli insetti, ma contribuisce anche a produrre frutti più sani.
Come curare i Pomodori: i parassiti
Sono molti i parassiti che possono attaccare le piante di Pomodori, alcuni sono addirittura specializzati contro questa coltura.
Il Boro (B) è un micro-nutriente essenziale per la crescita delle piante, in particolare per le specie fruttifere. Negli alberi da frutto, il Boro riveste un ruolo chiave nella fioritura, nell’allegagione e nello sviluppo dei frutti, oltre che nella salute generale della pianta.
In generale il Boro è utile per molti processi vitali: è un componente strutturale delle pareti cellulari, agevola il trasporto degli zuccheri ed è essenziale per la germinazione del polline e la crescita del tubo pollinico.
La carenza di Boro si può manifestare in modo differente a seconda del tipo di pianta, ma spesso causa stentato sviluppo dei germogli apicali, fioriture scarse o assenti, frutti screpolati o necrotici. Alcune piante sono particolarmente sensibili alle carenze di questo nutriente. Come i Meli, Peri, Peschi, Vite e Agrumi.
Una corretta gestione del Boro può fare la differenza tra un frutteto produttivo e uno sofferente. La chiave sta nella conoscenza approfondita delle esigenze specifiche delle diverse specie, nella diagnosi preventiva e in una fertilizzazione mirata.
La mancanza di Boro nel terreno può essere scatenata da una serie di concause. Sappiamo per esempio che i terreni con un pH elevato (oltre 7,5) o ricchi di Calcio e Potassio sono più poveri di Boro e ne ostacolano l’assorbimento. Ma anche un terreno troppo sabbioso o la mancanza di umidità possono determinare una diminuzione di Boro, poiché è altamente lisciviabile.
Come usare il boro per curare gli alberi da frutto
Per migliorare la presenza di Boro nel terreno del frutteto e prevenire eventuali carenze possiamo utilizzare un concime speciale a base di Boro complessato. Migliora la fioritura, la germinazione del polline e la successiva allegagione, con minore cascola dei frutti. Aumenta il contenuto di zuccheri nei frutti e permette una migliore formazione di tubercoli nelle radici di leguminose (Azoto fissatori). E naturalmente previene le fisiopatie dovute alla carenza di Boro nel terreno.
Il Boro complessato viene venduto in gel da diluire in acqua e nebulizzare sulle foglie. Sulle piante frutticole possiamo usarlo in pre-fioritura e in post-allegagione. Sugli Olivi possiamo usare il Boro anche durante il periodo della fioritura. Le Viti invece vanno trattate alla formazione del grappolo. Possiamo usarlo anche sulle piante orticole, in pre-fioritura.
Il Boro va diluito attenendosi alle dosi indicate sulla confezione, poiché gli eccessi sono fitotossici e possono causare bruciature fogliari e riduzione della produzione.
L’esigenza di eliminare la Bolla del Pesco è comune a molti hobbisti poiché si tratta di una malattia fungina molto temibile. La Taphrina deformans, comunemente nota come Bolla del Pesco, colpisce in realtà molte piante da frutto della famiglia delle Drupacee, come Mandorli (Prunus dulcis), Albicocchi (Prunus armeniaca) e talvolta il Susino (Prunus domestica). Le piante più vulnerabili sono però tradizionalmente i Peschi (Prunus persica) e la frequenza della malattia è più presenti su questo tipo di pianta.
La Taphrina deformans si manifesta con sintomi evidenti e inconfondibili: le foglie si contorcono, si ispessiscono e presentano delle bolle, spesso arrossate. Se trascurata, influendo negativamente sulla fotosintesi, può portare a una progressiva defogliazione della pianta, con problemi per la formazione dei frutti e la salute generale dell'albero.
Come eliminare la Bolla del Pesco: conosciamo la Taphrina deformans...
Se state cercando una pianta rampicante con una crescita rapida e vigorosa per il terrazzo, vi suggeriamo di coltivare le Zucchine. Sì, le banalissime Zucchine sono infatti una soluzione alternativa molto interessante per ricoprire rapidamente un grigliato sul balcone. Oltre al ciclo vitale molto veloce, non dimentichiamo il valore ornamentale dei fiori della Zucchina: sono grandi, con i colori brillanti del giallo e dell’arancione e sono anche buonissimi da mangiare, se fritti in pastella! Infine la pianta ci donerà in estate anche il frutto delle Zucchine, sempre gradite sulle tavole degli italiani.
Chi sceglie di coltivare il Nocciolo contorto di solito lo fa per lo strano portamento di questa pianta e la sua fioritura primaverile davvero unica.
Il Nocciolocontorto (Corylus avellana contorta) è una varietà di Nocciolo (Corylus avellana) e presente le stesse caratteristiche di resistenza e adattabilità di questa pianta. Differisce per la forma dei rami leggermente ondulati, come suggerisce il nome contorto, e le infiorescenze gialle e arancioni che ricadono sulla pianta come fossero tanti orecchini luccicanti. Perciò il Nocciolo contorno viene spesso utilizzato come esemplare singolo in giardino, per esaltarne le doti ornamentali. È bello anche in inverno, quando l’albero è senza foglie e si evidenzia maggiormente la forma contorta delle ramificazioni.
Le foglie compaiono da marzo e cadono verso novembre, mentre la fioritura compare in primavera, verso marzo e aprile. Le nocciole invece si raccolgono in vista dell’autunno, a settembre: quelle del Nocciolo contorto sono è commestibili ma leggermente più piccole.
L’uso di oli bianchi minerali in un orto e nel frutteto è consentito in agricoltura biologica e rappresenta un valido strumento per limitare la presenza di Cocciniglie, Psille, Afidi, Metcalfa, Eriofidi e Acari.
Le recenti limitazioni nell’acquisto e uso di fitofarmaci, obbliga gli hobbisti a dirigersi verso soluzioni più sostenibili per l’ambiente e già sperimentate con successo nell’agricoltura biologica professionale. È il caso degli oli bianchi minerali, particolarmente utili per il controllo di parassiti su diversi tipi di colture: da quelle orticole fino agli alberi da frutto.
Gli oli bianchi minerali di alta qualità e di ultima generazione sono altamente selettivi e vengono considerati “oli quattro stagioni”, poiché possono essere utilizzati durante tutto il ciclo vegetativo, anche in periodi normalmente non adatti all’uso degli oli minerali.
Oli bianchi minerali in un orto e nel frutteto: come agiscono
L’olio, opportunamente diluito e nebulizzato sul fogliame, crea una patina biancastra, inadatta all’ovideposizione...
Sai perché è utile usare i funghi micorrizici in un orto? Con il passare del tempo i terreni destinati alla coltivazione, come gli orti, tendono a perdere fertilità, specialmente in presenza di produzioni intensive della stessa coltura. Accanto a tecniche di coltivazione più sostenibili, come la rotazione delle colture, possiamo migliorare le caratteristiche del suolo: lo facciamo quando integriamo nel terreno gli ammendanti, i concimi minerali o i biostimolanti naturali.
L’aggiunta di elementi esterni, come i macroelementi (NPK), i microelementi o gli acidi umici e fulvici presenti nei biostimolanti, rappresenta però un’imitazione delle condizioni ottimali. I terricci (o per meglio dire i substrati di coltivazione) ricreano le caratteristiche di un terreno fertile, attraverso l’uso di torba, fibre di cocco e inerti, ma un suolo ricco di humus è un’altra cosa. Anzitutto perché è vivo.
Le malattie fungine in un orto sono una sciagura che dobbiamo evitare. Dopo aver tanto fatica per seminare e allevare le piantine, la diffusione delle spore del Mal Bianco o di altre malattie fungine rischiano di pregiudicare il nostro raccolto.
Sappiamo che le spore fungine compaiono e si sviluppano con la concomitanza di temperature miti e un alto tasso di umidità. In estate e in inverno, a causa del caldo torrido e del gelo, tendono a fermarsi. La primavera e l’autunno sono quindi le stagioni in cui il nostro orto sarà maggiormente esposto alle malattie fungine.
In alcuni possiamo essere noi stessi, involontariamente, la causa del problema. Un eccesso di umidità nel terreno è infatti causato da frequenti temporali ma anche da errori di irrigazione o dalla scarsa circolazione d’aria tra le piante dell’orto, figlia di trapianti troppo ravvicinati.
Sia per prevenire lo sviluppo delle malattie fungine, sia per correggere eventuali errori di coltivazione, possiamo contare su molte soluzioni, spesso naturali e consentite in agricoltura biologica. Dobbiamo partire dal presupposto che la “difesa biologica” punta molto sulla prevenzione e si tratta di mettere in atto interventi congiunti, in modo che più sostanze concorrano alla salute delle nostre piantine.