Un buon motivo per coltivare la Corydalis calycosa è la lunga e caratteristiche fioritura: dura da aprile a luglio ed è composta da grappoli di fiori tubulari di colore blu elettrico.
Si tratta di una pianta erbacea perenne sempreverde della famiglia delle Papaveraceae e in altezza non supera i 50 cm. Possiamo quindi coltivarla con successo anche in vaso o in giardini rocciosi.
I fiori tubulari sono profumati e hanno 4 petali di colore blu con gola bianca. Ha radici bulbose o rizomatose.
Anche il fogliame è decorativo e ricorda le Felci.
Oltre alla Corydalis calycosa possiamo tra altre specie adatte per il giardino: come la Corydalis pumila con fiori più piccoli e la Corydalis solida con racemi grandi composti da 10/20 fiori.
Dove coltivare la Corydalis calycosa
Non ama i climi troppo caldi e i raggi solari diretti in estate, specie nelle regioni del sud Italia. Nelle zone più fredde possiamo scegliere una posizione soleggiata; nelle aree con estati molto calde meglio una posizione semi ombreggiata.
La presenza di Cocciniglie sulle piante ornamentali non è particolarmente frequente, ma sono difficili da debellare e se non interveniamo tempestivamente rischiamo una vera infestazione, poiché questi insetti parassiti possono generare più generazioni in un anno con decine di uova.
Le Cocciniglie sono una grande famiglia di insetti fitofagi, differenti fra loro per forma e colore e spesso specializzate contro una varietà di specifica di piante. Tutte sono riconoscibili per uno “scudo” protettivo: in alcune specie è solido e ceroso, di colore chiaro o scuro, in altre sembra un fiocco di cotone bianco.
Quali danni provocano le Cocciniglie sulle piante ornamentali?
Le Cocciniglie hanno un apparato boccale pungente/succhiante col quale forano le foglie e i fusti e succhiano la linfa. Ciò provoca due effetti negativi: anzitutto la pianta, privata della linfa vitale, risulta indebolita e smette di fiorire e crescere. Inoltre le zone danneggiate appaiono decolorate e le ferite provocate dal rostro dell’insetto rappresentano una porta d’ingresso per altri virus e batteri.
Il Ceanothus thyrsiflorus repens, noto come Lillà della California, è un interessante arbusto sempreverde e la varietà repens ha un portamento prostrato e tappezzante. La pianta raggiunge infatti un’altezza massima di 50/70 cm ma si espande in larghezza fino a 4 metri. È quindi un’ottima soluzione per le aiuole fiorite ma anche per quelle aree del giardino che richiedono una pianta con portamento quasi prostrato.
Come lascia intuire il soprannome, è una varietà di origine statunitense, particolarmente diffusa in California e nel nord America. Il soprannome “Lillà” non deve trarre in inganno: il Ceanothus appartiene a un altro genere di piante e comprende oltre 50 specie, tra cui anche alberi veri e propri che superano i 3 metri d’altezza.
Il Ceanothus thyrsiflorus repens è decisamente più contenuto ed è apprezzato per sua fioritura in tarda primavera, a partire da maggio.
Chi sceglie di coltivare la Caryopteris × clandonensis lo fa per il colore blu elettrico della sua bella fioritura. Inoltre è una pianta robusta e ha una buona tolleranza al gelo.
La Caryopteris × clandonensis ha un portamento arbustivo ma perde le foglie in inverno. Il fogliame compare in primavera, verso aprile, e tende a cadere in ottobre, quando la pianta entra in riposo vegetativo. La fioritura avviene al culmine dello sviluppo, da luglio a settembre in funzione della fascia climatica. Forma un cespuglio alto e largo 100/150 cm e si usa per decorare le bordure o in gruppo insieme ad altre piante sempreverdi.
Le foglie e fiori sono profumati e sono molto graditi da api, farfalle e altri impollinatori: in quest’ottica la Caryopteris × clandonensis è una risorsa preziosa per un giardino naturale.
Nei centri giardinaggio possiamo trovare diversi ibridi di questa pianta, con portamento più compatto e con fiori azzurri, lavanda e blu scuro.
Quella di potare in primavera è una delle pratiche fondamentali per la gestione di un giardino sano e produttivo. Non è solo per l’estetica: in alcune piante la potatura favorisce la crescita, stimola la fioritura o la fruttificazione ed è utile anche per prevenire l’insorgenza di malattie. Pensiamo per esempio alle potature di sfoltimento per migliorare l’aerazione nella chioma e prevenire le malattie fungine.
La potatura primaverile, rispetto a quella autunnale, offre diversi vantaggi. Le temperature più miti e l’attività linfatica in ripresa consentono alle piante di reagire prontamente ai tagli, cicatrizzando meglio le ferite e riducendo il rischio di infezioni fungine o batteriche. È anche più facile distinguere i rami danneggiati dall’inverno e secchi. Infine, in autunno le piante si preparano all’inverno e “richiamano” le sostanze linfatiche dai rami e dalle foglie, che infatti seccano a cadono. Se tagliamo i rami prima dell’inverno rischiamo di togliere riserve nutritive alla pianta e la obblighiamo a cicatrizzare una ferita nel momento in cui è più debole.
Possiamo coltivare la Hardenbergia violacea per decorare un muro, una recinzione o una pergola e arricchirli con un rampicante sempreverde con una spettacolare fioritura primaverile, da febbraio ad aprile.
I fiori della Hardenbergia violacea hanno un colore viola intenso, simile al Glicine; ma ci sono varietà con petali bianchi o rosa.
Originaria dell'Australia, è stata introdotta nei giardini europei nel XIX secolo e apprezzata per la sua capacità di tollerare climi caldi e relativamente secchi.
Dove coltivare la Hardenbergia violacea
La Hardenbergia violacea ama i climi miti, con temperature comprese tra i 15°C e i 25°C. Sopporta il caldo fino a 35°C, mentre non tollera il gelo sotto -3°C. Nelle zone con inverni rigidi meglio coltivarla in vaso e spostarla in una serra fredda durante l’inverno. Nelle zone con inverni miti possiamo limitarci a proteggere le radici con uno strato di pacciamatura ai piedi della pianta.
Per garantire una crescita rigogliosa e una fioritura abbondante necessita di almeno 6 ore di sole diretto al giorno. Cresce anche in mezz'ombra...
L’uso del Bacillus contro la Piralide del Bosso è un modo del tutto naturale per contenere la presenza di questo temibile parassita.
Il Bacillus, o per meglio dire il Bacillus thuringiensis varietà Kurstaki, è un batterio ma è totalmente innocuo per gli animali, per l’uomo, per le api e naturalmente per l’ambiente, poiché è di origine biologica. Rappresenta un pericolo solo per le larve dei lepidotteri, cioè le predatrici delle nostre piante: quindi è un nostro alleato. Quando viene ingerito dalle larve, si attiva nell’intestino e paralizza l’apparato digerente, portando alla morte dell’insetto in un paio di giorni. Per questa ragione il Bacillus viene utilizzato da molti anni come “insetticida” biologico anche nell’agricoltura professionale: oggi possiamo acquistalo anche nelle confezioni per hobbisti e, congiuntamente all’Olio di Neem, è una delle poche soluzioni contro le larve dei lepidotteri.
Il Bacillus è quindi utile contro molti parassiti tipici degli orti italiani, come le Nottue, le Cavolaie e la Tignola del Pomodoro (Tuta absoluta). In giardino è una soluzione interessante per limitare la presenza della Piralide del Bosso.
Perché usare il Bacillus contro la Piralide del Bosso
La Piralide del Bosso è un “insetto alieno”: appartiene cioè al gruppo di parassiti che hanno fatto la loro comparsa in Italia in seguito al fenomeno della globalizzazione. Nel secolo scorso non erano presenti nelle nostre campagne e quindi hanno trovato pochi nemici naturali e un...
Usare i fitosanitari in modo corretto è importante sia per le piante che desideriamo curare, sia per noi e per l’ambiente. Secondo la definizione del Ministero dell’Ambiente, i “fitosanitari” “sono prodotti utilizzati per il controllo di qualsiasi organismo nocivo per le piante coltivate (insetti, acari, funghi, batteri, roditori, ecc.), oltre che per l'eliminazione delle erbe infestanti e la regolazione dei processi fisiologici dei vegetali”. Sono noti anche come fitofarmaci, antiparassitari o agrofarmaci.
Dal 2023 la maggior parte dei fitosanitari non professionali, cioè destinati agli hobbisti, sono stati vietati e sostituiti con soluzioni biologiche, come il sapone molle, gli oli vegetali (colza, lino, neeem, ecc.) o le farine di roccia (caolino, zeolite, ecc.). Alcuni prodotti sono rimasti però in commercio: pur essendo a base di principi attivi naturali, vanno usati con responsabilità poiché presentano alcune criticità. Per esempio il Piretroè un principio attivo ricavato da una particolare specie di Margherita africana, quindi di origine totalmente naturale, ma usato in modo concentrato può danneggiare anche gli impollinatori, oltre agli Afidi e alle Cocciniglie.
Seminare il prato è un gesto che contribuisce alla difesa dell’ambiente. È stato infatti dimostrato che una confezione da 1 kg di semi per prato coltivata correttamente assorbe circa 60 kg di CO2 ogni giorno.
Il mese di marzo è un periodo importante per preparare al meglio il nostro tappeto erboso in vista della primavera. Anzitutto possiamo “riparare” le zone che hanno patito maggiormente il gelo invernale, magari a causa di un drenaggio insufficiente e con “macchie” di erba mancante o diradata. Inoltre possiamo procedere alla semina dei prati nuovi o da rinnovare e infoltire e naturalmente alla concimazione che darà il booster allo sviluppo delle piantine in primavera.
Quando le temperature minime superano stabilmente i 10°C il prato riprende la sua attività vegetativa e potremo prepararlo alla primavera. Il periodo può variare a seconda della fascia climatica: nel sud inizieremo prima, nelle montagne del nord potremmo aspettare anche fino ad aprile.
Prima di seminare il prato…
Analizziamo lo stato di salute del nostro tappeto erboso e individuiamo le zone critiche, dove l’erba risulta diradata...