La Portulacagrandiflora è una pianta erbacea molto facile da coltivare e che ci ripagherà con lunghissime fioriture, da maggio fino a ottobre. È disponibile in tante varietà con colori che spaziano dal rosso all’arancione, dal rosa al giallo fino al bianco candido. In alcune cultivar i fiori sono doppi o variegati e possono somigliare alle Rose e ai Garofani.
I fusti sono rossicci e hanno un portamento semi-prostrato: le foglie sono strette e cilindriche, simili a quelle del Rosmarino. C’è anche una varietà di Portulaca che si usa in cucina: è la Portulaca oleracea nota anche come Erba Grassa o Erba Porcellana.
In giardino la Portulaca grandiflora si usa come pianta tappezzante, poiché si diffonde rapidamente e offre un tappeto di fiori per molti mesi. Ma è molto apprezzata anche sul terrazzo, coltivata in vaso, per ottenere fioriture abbondanti e ricadenti. Con una pianta che richiede poche cure ed è annuale: adatta per chi ama avere sempre colori differenti ogni anno!
Coltivare la Lavanda in vaso non è difficile e potremo godere della sua bella fioritura che dura per tutta l’estate fino all’autunno. Esistono molte varietà di Lavanda (Lavandula) ma quelle più diffuse nei centri giardinaggio sono la Lavandula angustifolia o officinale, che conosciamo per le tipiche fioriture in Provenza, e la Lavandula stoechascon spighe più corte e fiori che terminano con petali sporgenti che ricordano le ali delle farfalle.
Possiamo poi scegliere tra numerosi ibridi, differenti sia per le dimensioni della pianta e del fiore, sia per il colore e la profumazione. Alcune varietà sono più adatte di altre per la coltivazione in vaso.
Per un giardinaggio biologico possiamo usare la Diatomite e sfruttare le sue caratteristiche per potenziare le difese delle piante. Si tratta di una sostanza di origine naturale che migliora la resistenza delle piante agli stress biotici, cioè causati da parassiti e malattie fungine, e abiotici, come gli errori di coltivazione, i danni causati dal maltempo, ecc.
Perché usare la Diatomite in giardino
La Diatomite è una farina naturale ottenuta da una roccia silicea sedimentaria, residuo fossile di alghe unicellulari della famiglia delle Diatomee. È un materiale totalmente naturale ed è consentito in agricoltura biologica. Può essere quindi usata su tutte le piante e non ha alcun tempo di carenza: quindi possiamo consumare ortaggi e frutta anche dopo un trattamento.
Possiamo usare il Fosetil Alluminio per controllare le malattie fungine delle piante da frutto e dell’orto. Un problema che coinvolge molto appassionati che spesso devono affrontare attacchi della Peronospora (Phytophtora) o della Plasmopara viticola che colpisce le Viti.
I divieti entrati in vigore nel 2023 per gli hobbisti, hanno limitato notevolmente lo spettro delle soluzioni a cui ricorrere per prevenire e curare le malattie fungine delle piante da frutto. Dobbiamo ricorrere a prodotti biologici o, in alternativa, ricorrere a un giardiniere con patentino fitosanitario per i trattamenti con agrofarmaci.
Tra i prodotti biologici vi segnaliamo il Fosetil Alluminio, una sostanza attiva definita e riconosciuta dal Regolamento Europeo. Si è infatti dimostrato particolarmente indicato per l’azione fungicida e sistemica. Per “sistemico” si intende un prodotto che penetra e si diffonde facilmente nei tessuti della pianta: in questo modo allunga il suo effetto e raggiunge tutte le parti della pianta, dalle radici fino alle foglie che spunteranno dopo l’intervento.
Quella di usare lo Zolfo in giardino per la cura delle colture è una pratica antica. Lo Zolfo è anzitutto un meso-elemento essenziale per la vita delle piante e svolge un importante ruolo nella fotosintesi, intervenendo nella formazione di aminoacidi, vitamine e composti aromatici.
I correttivi a base di Zolfo sono utilizzati in agricoltura biologica per abbassare il pH dei suoli alcalini, facilitando così la disponibilità e l’assimilabilità radicale dei micronutrienti presenti nel terreno.
Inoltre i preparati a base di Zolfo sono un prezioso alleato per limitare le malattie fungine, come Oidio, Peronospora, Ruggine e Ticchiolatura.
I vantaggi dei prodotti a base di Zolfo sono molteplici: è un elemento presente in natura e non lascia residui tossici, ha un ampio spettro d'azione, ha effetti nutrizionali e un basso costo.
Come usare lo Zolfo in giardino
I prodotti a base di Zolfo possono essere granulari o liquidi e li sceglieremo in funzione del tipo di trattamento che desideriamo effettuare.
I fiorirecisi, pur essendo separati dalla pianta madre, continuano a respirare e a consumare acqua, che perdono anche a causa della traspirazione. Non essendo più “collegati” alla pianta, i fiori recisi non ricevono l’acqua e le sostanze nutritive e per la respirazione consumano le risorse interne di zuccheri: perciò inizia il decadimento che porterà all’appassimento.
L’ultima novità per gli hobbisti sono i prodotti addizionati con micorrizee batteri della rizosfera. Ma di cosa si tratta? E in che modo agiscono positivamente sulle nostre piante in giardino e in vaso?
Micorrize e batteri della rizosfera: perché sono utili
La terra, sia quella del giardino sia quella che acquistiamo per coltivare le piante in vaso, serve per garantire stabilità e una serie di caratteristiche chimiche e fisiche utili per lo sviluppo corretto delle radici. Come la capacità di trattenere l’umidità, la giusta aerazione, la salinità, ecc. I terricci non hanno quindi l’obiettivo di fornire elementi nutritivi alla pianta: non sono concimi.
Siamo noi che forniamo il nutrimento alle piante in giardino e in casa, sotto forma di concimi minerali o organici, cioè di origine naturale, come i biostimolanti o lo stallatico.
In natura, cioè nei boschi, c’è un altro attore fondamentale per arricchire il suolo di sostanze nutritive: sono i microorganismi. Come i lombrichi che “mangiano” il terreno e le sostanze nutritive in esso contenute e lo restituiscono in una forma più microscopica e facilmente assimilabile per le radici. Accanto ai lombrichi, che sono animali grandicelli e facilmente individuabili, svolgono la stessa attività anche altri microorganismi, invisibili all’occhio umano, come lo spore dei funghi micorrizici. Tutto quello che un bosco offre, come foglie secche, piante cadute, corpi e deiezioni di altri animali, viene ridotto ai minimi termini da parte dei microorganismi del suolo.
Le micorrize crescono in prossimità delle radici e vivono in simbiosi con le piante. Le spore ottengono il Carbonio dalla pianta e in cambio le forniscono delle sostanze nutritive e gli elementi minerali in una dimensione ideale per l’assimilazione delle radici...
I loro fiori sono talmente belli che molti desiderano coltivare le pianteacidofile in giardino. Il problema sorge quando verifichiamo l’analisi del terreno poiché queste piante, come suggerisce il loro nome, prediligono un substrato di coltivazione con un pH acido, inferiore a 7.
Le acidofile non sono una famiglia ma una categoria di piante, che hanno in comune l’esigenza di un terreno con pH acido per poter facilmente assorbire alcuni elementi nutritivi. In particolare il Ferro ma anche il Manganese. Le acidofile appartengono quindi a differenti specie, come le Azalee, le Calle, le Camelie, le Ortensie, il Rododendro o la Magnolia.
La carenza di Ferro nelle acidofile produce una tipica fisiopatia di queste piante, detta clorosi, che si manifesta con la sbiadimento delle foglie. Leggi questa notizia per saperne di più! La clorosi si cura con trattamenti con concimi a base di ferro chelato: una forma facilmente assorbibile dalle acidofile.
Il pH del terreno si misura su una scala da 1 a 14, in cui il 7 indica un substrato neutro. Se è superiore a 7 si tratta di un terreno alcalino o basico, se invece è sotto 7 si tratta di un substrato acido. Se vogliamo coltivare le acidofile in giardino dobbiamo garantire questa condizione alle piante.
Per misurare l’acidità del terreno possiamo utilizzare un misuratore da inserire nel suolo o i kit con cartine tornasole.
Un buon motivo per coltivare la Heliconiapsittacorum è la sua particolare infiorescenza composta da lunghe brattee erette di colore arancione e rosso che ospitano il vero fiore composto da sepali dello stesso colore. La forma particolare dei fiori le è valso il soprannome di “pianta con le chele di aragosta”.
È una pianta originaria del sud America e ama il caldo: è quindi indicata come pianta d’appartamento. Le foglie sono sempreverdi, lanceolate e di colore verde intenso. I fiori compaiono in estate e permangono per molte settimane sulla pianta.
Dove coltivare la Heliconia psittacorum
La temperatura ideale di coltivazione è compresa tra i 18°C e i 27°C. La pianta va in sofferenza sotto i 15°C e teme anche il caldo afoso estivo. Il posto migliore per coltivare una Heliconia è in casa, in una stanza luminosa ma senza esporre la pianta ai raggi solari diretti. Specialmente nelle ore e nei mesi più caldi. La carenza di luce, insieme ai colpi di freddo, possono ridurre o fermare la fioritura.
Come spesso succede con le piante tropicali, in inverno evitiamo di posizionare la pianta vicino a caloriferi o stufe in funzione, così come vanno evitate le correnti di aria fredda. Per esempio causate da una finestra che apriamo spesso in inverno.
Una volta al mese ruotiamo il vaso, in modo che tutte le foglie possano ricevere la stessa luce e la pianta cresca in modo omogeneo.