I loro fiori sono talmente belli che molti desiderano coltivare le piante acidofile in giardino. Il problema sorge quando verifichiamo l’analisi del terreno poiché queste piante, come suggerisce il loro nome, prediligono un substrato di coltivazione con un pH acido, inferiore a 7.

Le acidofile non sono una famiglia ma una categoria di piante, che hanno in comune l’esigenza di un terreno con pH acido per poter facilmente assorbire alcuni elementi nutritivi. In particolare il Ferro ma anche il Manganese. Le acidofile appartengono quindi a differenti specie, come le Azalee, le Calle, le Camelie, le Ortensie, il Rododendro o la Magnolia.

La carenza di Ferro nelle acidofile produce una tipica fisiopatia di queste piante, detta clorosi, che si manifesta con la sbiadimento delle foglie. Leggi questa notizia per saperne di più! La clorosi si cura con trattamenti con concimi a base di ferro chelato: una forma facilmente assorbibile dalle acidofile.

Il pH del terreno si misura su una scala da 1 a 14, in cui il 7 indica un substrato neutro. Se è superiore a 7 si tratta di un terreno alcalino o basico, se invece è sotto 7 si tratta di un substrato acido. Se vogliamo coltivare le acidofile in giardino dobbiamo garantire questa condizione alle piante.

Per misurare l’acidità del terreno possiamo utilizzare un misuratore da inserire nel suolo o i kit con cartine tornasole.

Come coltivare le piante acidofile in giardino

Se il terreno è acido ovviamente non ci sono problemi. Ma nella maggior parte dei casi il suolo del nostro giardino è neutro o alcalino.

In questi casi dovremo creare una buca più profonda e larga, perché dovremo fornire alla pianta una buona dose di substrato acidificato. Possiamo rendere più acido il terreno del giardino mischiandolo con torba, ma se vogliamo una soluzione rapida e bilanciata è meglio utilizzare un terriccio specifico per piante acidofile e quindi con un pH adatto per la loro coltivazione.

In seguito dovremo prevedere un programma di concimazione, finalizzato sia a fornire alla pianta i necessari nutrienti sia a mantenere il giusto grado di acidità.

Nei concimi granulari a lenta cessione gli elementi nutritivi sono racchiusi in una membrana che li rilascia lentamente al terreno, garantendo la concimazione fino a 6 mesi. Possiamo mischiarli al terreno già in fase di trapianto e in seguito ripeteremo l’applicazione ogni 6 mesi, in primavera e in autunno. Sarà sufficiente interrare leggermente la dose consigliata sulla confezione in base al tipo di pianta.

Se preferiamo utilizzare un fertilizzante consentito in agricoltura biologica dovremo ripetere l’applicazione 4 volte all’anno, all’inizio di ogni stagione. Poiché rilasciano le sostanze nutritive fino a 3 mesi. Tra i concimi naturali e consentiti in agricoltura biologica segnaliamo anche il Sangue di bue. Un fertilizzante organico a base di Azoto (N) e ricco di Ferro che consente di correggere la presenza di Azoto nei terreni troppo calcarei e quindi non adatti per coltivare le acidofile. È disponibile in formato liquido e pronto all’uso o granulare.

All’atto delle concimazioni approfittiamo dell’occasione per misurare il pH del terreno e sincerarci della sua acidità.

Esistono anche alcuni metodi “tradizionali” che possono aiutare a mantenere acido il pH del terreno delle acidofile: come l’infuso di fondi di caffè o il succo di arance e limoni. Mentre i fertilizzanti per acidofile sono bilanciati in laboratorio e sono concepiti per durare molti mesi, questi metodi non garantiscono un risultato certo è misurabile. Attenzione quindi a bilanciare le dosi e a misurare periodicamente il pH del suolo per verificare che il risultato sia adatto e duraturo nel tempo.