È arrivato l’autunno ed è tempo di coltivare i Muscari. Si tratta di una pianta bulbosa perenne della famiglia delle Liliacee, molto apprezzata per le sue spighe composte da piccole campanelline blu che sbocciano in primavera, mentre le foglie strette e lunghe iniziano a svilupparsi nei mesi freddi.
È una pianta rustica e molto resistente sia al caldo che al freddo, perciò i suoi bulbi si possono piantare sia in giardino sia in vaso, ma se li coltivate in casa o sul terrazzo vi garantire tantissimi bei fiori colorati all’inizio della prossima primavera.
Anche se il blu è il colore tipico di questa pianta, esistono molte specie di Muscari che offrono fiori di diverse tonalità: come il Muscari argaei con fiori bianchi, il Muscari moschatum con fiori gialli e verdi, il Muscari azerum con fiori più scuri, il Muscari botryoides con le spighe più lunghe, ma in Italia è molto diffuso il Muscari armeniacum con i caratteristici fiori blu. Esiste anche il Muscari comosum i cui bulbi vengono mangiati, previa bollitura, e conosciuti nel sud Italia con il nome di Lampascioni.
Il Muscari è anche conosciuto con il nome di Giacinto a grappolo, poiché i suoi fiori ricordano quelli del Giacinto.
Le piante da frutto in autunno necessitano di una serie di interventi utili per il loro corretto sviluppo nella prossima primavera. Si tratta di una serie di operazioni e di buone pratiche che i tecnici chiamano trattamenti autunnali: vediamo ci cosa si tratta.
PIANTE DA FRUTTO IN AUTUNNO: PERCHE’ E’ IMPORTANTE INTERVENIRE IN QUESTO PERIODO
Affinché le piante crescano rigogliose e ricche di frutti il prossimo anno è fondamentale che siano sane e per raggiungere questo obiettivo dobbiamo partire proprio dall’autunno. Cioè quando le piante sono a fine ciclo, quindi dopo la raccolta. Quando la pianta finisce il ciclo della produzione dei frutti e ha compiuto la sua funzione fisiologica di riproduzione, inizia una fase di riposo, detta dormienza, che serve all’albero per prepararsi per la stagione successiva a partire dalla creazione delle nuove gemme che matureranno l’anno prossimo.
In questa fase numerosi parassiti, sia insetti sia funghi, sono ancora attivi e a loro volta si preparano a sviluppare le proprie progenie che nasceranno nella primavera successiva. In questo periodo sono particolarmente sensibili e indifesi ed è quindi più facile colpirli. Per esempio alcune malattie fungine, come la ticchiolatura, il colpo di fuoco batterico o la bolla del pesco, hanno in questa fase il momento di prima propagazione delle spore e degli organi svernanti, che normalmente vanno a collocarsi tra gli interstizi della corteccia oppure tra i residui vegetali morti, come le foglie cadute, in mezzo all’erba ai piedi dell’albero o nei rami secchi.
Un intervento ben eseguito in autunno con un fungicida, come la poltiglia bordolese, va a colpire gli organi di conservazione dei funghi patogeni che andrebbero poi a svilupparsi nella primavera successiva. Andando così a limitarne la propagazione, a ridurre il potenziale di inoculo...
La concimazione del prato in autunno è un’operazione molto importante per assicurare al tappeto erboso un corretto sviluppo nella prossima primavera. In prato infatti è un elemento decorativo sempre vivo, che richiede molte attenzioni in tutti i diversi periodi dell’anno.
D’estate molto probabilmente i raggi intensi del sole hanno seccato parte dell’erba, creando delle chiazze gialle nel manto del prato e il peso dei passi che hanno calpestato la superficie hanno messo a dura prova il verde. Senza dimenticare le malattie fungine che potrebbero aver indebolito ulteriormente le foglie.
L’autunno è la stagione nella quale, una volta che il clima diventa più fresco, è possibile provvedere alla manutenzione del prato, provvedendo a una risemina e alla concimazione.
LA CONCIMAZIONE DEL PRATO IN AUTUNNO: LE OPERAZIONI PRELIMINARI
Prima di procedere alla concimazione, dobbiamo togliere i materiali infeltriti dal prato, utilizzando un arieggiatore: può essere manuale (simile a un rastrello ma con rebbi molto più affilati), carrellato (è montato su ruote ed è sufficiente spingerlo) oppure a motorizzato (come un rasaerba). La scelta dipende ovviamente dall’ampiezza del prato.
L’arieggiatore ci aiuterà a rimuovere il feltro, cioè l’insieme di foglie, rametti ed erba secca che si accumula nei mesi precedenti sul terreno con il rischio di soffocare le foglioline.
Un altro ostacolo alla vita dell’erba che è possibile combattere in questo modo è il muschio, che in periodi di grande umidità può sostituirsi alle graminacee del prato rubando loro spazio, acqua e nutrienti.
Nel caso di macchie o buchi senza erba, possiamo stendere un leggero strato di terriccio specifico per la semina del prato e spargere dei nuovi semi, che spunteranno nella primavera successiva. Le varietà di piante che compongono il manto erboso conosciute sono più di quaranta, quasi tutte graminacee, e spesso vengono vendute in miscele adatte all’uso: per prati ornamentali, per giardini sui quali si può correre e giocare e varietà più indicate per i prati all’inglese.
PERCHE’ CONCIMIAMO IL PRATO?
Possiamo individuare 4 motivi principali. Anzitutto per l’estetica: un prato bello da lontano, visto da vicino può mostrare chiazze secche ed altre imperfezioni. La concimazione lo rafforza e lo rendo più bello, anche a un controllo ravvicinato.
Poi migliora la resistenza del prato: tagli frequenti o molto bassi, inibendo la fotosintesi clorofilliana, limitano la capacità della pianta di fornire elementi nutritivi alle radici.
Inoltre la concima migliora le prestazioni del tappeto erboso. Oltre ad apparire folto e di bell’aspetto, il prato deve anche essere resistente al calpestio, all’usura, alle carenze d’acqua e agli sbalzi di temperatura.
Infine fa risparmiare acqua: un tappeto erboso ben nutrito, si trasforma in un’area inerbita densa e ben radicata. La sua struttura aiuta a trattenere l’acqua attorno alla base delle piantine, permettendo al terreno di assorbirne di più.
QUALE CONCIME?
Dopo aver arieggiato e ripulito il tappeto erboso, possiamo procedere con la concimazione. Vi consigliamo di utilizzare dei concimi a cessione controllata perché riescono a garantire una crescita armoniosa e rispettosa dell’ambiente. I concimi tradizionali, infatti, rilasciano gli elementi nutritivi troppo rapidamente...
È facile curare la Surfinia sul terrazzo anche nelle zone più fredde e piovose del nostro Paese: è infatti una varietà molto resistente alle intemperie e i fiori, anche se si bagnano, tornano all’aspetto originale appena di asciugano. Inoltre la sua crescita rapida e vigorosa e la tendenza a offrire abbondanti fioriture può esserci utile se vogliamo decorare i nostri balconi con delle cascate di splendidi fiori viola, bianchi, rosa, porpora o blu, che sbocciano da maggio fino a settembre.
La Surfinia è una varietà brevettata di Petunia di origine giapponese creata negli anni Ottanta. Il suo ambiente ideale è temperato, né troppo caldo né troppo freddo: ama l’esposizione diretta al sole e se messa in ombra tende a fiorire di meno. Pur essendo più resistente alle intemperie delle altre Petunie non tollera temperature inferiori ai 10°C. Perciò in inverno va riparata all’interno della casa.
CURARE LA SURFINIA SUL TERRAZZO E' FACILE MA ATTENZIONE ALL'IRRIGAZIONE
Mettere in trappola scarafaggi e blatte è possibile ma è importante conoscere bene il nemico per colpire le sue debolezze.
Iniziamo col dire che gli scarafaggi vivono sulla terra da 300-350 milioni di anni fa, quindi molto tempo prima di noi! I fossili con blattoidei risalgono infatti al periodo Carbonifero e le specie che vivono ancora oggi risalgono al Cretaceo: se sono sopravvissuti fino a oggi, superando glaciazioni e tutti i cataclismi che hanno colpito il nostro pianeta in questi 350 milioni di anni, tanto fessi non devono essere!
COME METTERE IN TRAPPOLA SCARAFAGGI E BLATTE: QUALI SPECIE ARRIVANO NELLE NOSTRE CASE?
Le blatte sono diffuse in tutto il pianeta, a eccezione delle zone polari e sulle vette superiori ai 2.000 metri poiché non tollerano il freddo. Al mondo esistono più di 4.000 specie di blattoidei, ma in Italia ne troviamo solo una quarantina. La maggior parte di queste vive nei boschi e nei giardini e si ciba di piante, ma non abbastanza da rappresentare un problema. Soltanto 3 famiglie vengono definite “commensali dell’uomo”, cioè entrano nelle nostre case alla ricerca di cibo e protezione. Tra queste ci sono 4 specie in particolare: la Blatta orientalis (nera), la Periplaneta americana (rossiccia), la Blattella germanica (grigiastra) e la Supella longipalpa (con una banda marrone). Le ultime due preferiscono temperature vicine ai 30°C, mentre le prime apprezzano anche temperature più basse e perciò possiamo trovarle anche nelle cantine.
Recentemente sono state individuate altre due specie: la Polyphaga aegyptiaca presente soprattutto nel sud e la Blatta lateralis in Sardegna.
CHE BRUTTO CARATTERE!
Gli scarafaggi odiano la luce, girano solo di notte, adorano i posti angusti e sporchi e pur vivendo in colonie sono piuttosto solitari e non disdegnano di cibarsi...
Eliminare le Tignole e le Tignolette dalla vite è importante poiché si tratta di due parassiti tra i più pericolosi per questa pianta.
La Tignola (Eupoecilia ambiguella) e la Tignoletta (Lobesia botrana) sono due lepidotteri considerati una delle maggiori minacce dai coltivatori di viti, per via della loro rapidità riproduttiva e della loro voracità. Sono due specie di lepidottero molto simili e pericolose, ma con alcune caratteristiche differenti.
Entrambe si nutrono non solo di fiori e frutti delle viti, ma anche di ogni pianta da bacca ed è facile che la Tignoletta possa attaccare anche gli arbusti di Ribes, Olivi o altre piante spontanee per nutrirsi dei loro frutti.
Sono differenti gli ambienti nei quali le due specie possono prosperare: mentre la Tignola, più resistente al freddo, prospera nelle regioni del nord Italia, è più facile trovare la Tignoletta nei luoghi caldi del centro-sud.
ELIMINARE LE TIGNOLE E LE TIGNOLETTE DALLA VITE: IMPARIAMO A RICONOSCERLE
È possibile riconoscere Tignola e Tignoletta dalle caratteristiche fisiche dei loro vari stadi di sviluppo: le uova sono di colore giallastro, ma quelle della Tignola si scuriscono prima di schiudersi. Mentre le larve della Tignola sono rossastre con la piccola testa nera, quelle della Tignoletta sono di un verde opaco. Nella forma adulta la Tignola è grande dai 10 ai 12 mm ed è riconoscibile per le ali anteriori giallastre tagliate da una banda scura trasversale, la Tignoletta è invece poco più piccina e ha le ali anteriori tinte di sfumature marmoree...
La Nandinadomesticaè un arbusto sempreverde coltivato da secoli in Cina e in Giappone, dove è conosciuto anche con il nome di “bambù sacro” o “bambù celeste” e, secondo le tradizioni giapponesi, viene posta vicina alle porte per scongiurare il cattivo effetto di sogni nefasti.
Può essere coltivata come esemplare singolo in appartamento, ma è particolarmente apprezzata per abbellire i nostri giardini, coltivata singolarmente o in una serie per formare una siepe.
Le foglie, verdi in primavera, mutano in autunno diventando di un rosso acceso molto pittoresco. D’inverno, alle foglie si aggiungono delle piccole bacche rosse che hanno però solo valore estetico poiché leggermente tossiche.
Risolvere il problema delle Cimici è importante poiché sono insetti fitofagi, ossia che si nutrono delle nostre piante, della loro linfa in particolare, rovinando le piante ornamentali e dell’orto.
Le Cimici sono molto prolifiche e, deponendo fino a 400 uova per adulto, possono nel breve creare una vera e propria infestazione.
Prima di scegliere il rimedio più adatto per combatterle, è bene individuare con precisione di quale insetto si tratta. In effetti in Italia tendiamo ad attribuire il nome “Cimice” a molti animali differenti: le Cimici dei letti, le Cimici rossonere, le Cimici dell’Olmo, le Cimici del Platano, le Cimici verdi e le Cimici asiatiche sono infatti insetti completamente diversi.
Quelle maggiormente diffuse sono le Cimici verdi (la Palomena prasina e la Nezara viridula) e la Cimice asiatica (Halyomorpha halys).
Coltivare la Thunbergia in vaso è facile. Si tratta di un rampicante vigoroso usato prevalentemente per adornare i pergolati e i muretti dei giardini, ma può essere anche coltivato in vaso per decorare i nostri terrazzi con i rami nodosi, le foglie verdi e coriacee e i fiori che cadono dolcemente dai bordi.
Tra le varie specie di Thunbergia, la più adatta da coltivare in vaso è la Thunbergia alata, chiamata anche Susanna dagli Occhi Neri. Il suo fiore, con un pistillo scuro al centro di una corolla di petali gialli vivaci, fiorisce dalla primavera avanzata fino ai primi mesi di autunno.
COLTIVARE LA THUNBERGIA IN VASO: ATTENZIONE AI RISTAGNI D'ACQUA
L’ambiente ideale per la Thunbergia alata è caldo e luminoso, esposto al sole ma riparato da un velo d’ombra nei giorni con i raggi più accesi. Questa varietà di Thunbergia non teme il freddo e può resistere a temperature anche inferiori ai -5 e -6°C. In compenso, ama un clima secco e non sopporta l’eccessiva umidità...