L’uso metodico di fertilizzanti per le piante in vaso è il vero segreto di ogni giardino florido! La scarsità di terreno nel quale sviluppare le radici e trarre nutrienti, ridotta a qualche litro di terriccio compresso in un vaso, richiede un importante attività di sostegno da parte nostra per aiutare le piantine a crescere al meglio.
I fertilizzanti per le piante in vaso: contenuto, forma e destinazione d’uso
CONTENUTO
Una prima distinzione riguarda le materie prime con cui è stato realizzato il fertilizzante e possiamo distinguere:
concimi organici, cioè di origine naturale,
concimi minerali, frutto dell’intervento umano
e concimi organo-minerali, con base naturale e l’aggiunta di nutrienti di sintesi
I fertilizzanti organici e autorizzati in agricoltura biologica sono adatti per la concimazione delle piante da orto, da frutto e le aromatiche. Cioè tutto ciò che potrebbe passare per la nostra tavola.
I fertilizzanti minerali sono concepiti per la concimazione delle piante ornamentali e spesso hanno composizioni specifiche: per esempio i concimi per acidofile o quelli a base di ferro per combattere la clorosi di alcune piante.
Se osservando le piante d’appartamento notiamo che alcune foglie ingialliscono o tendono a farlo, probabilmente siamo in presenza di una clorosi fogliare. Un problema che può essere causato da molteplici cause.
La clorofilla conferisce il caratteristico colore verde alle foglie: quando le foglie tendono a ingiallire significa che questo processo è stato interrotto e la pianta non effettua la fotosintesi. Il disequilibrio nel processo può essere causato da tanti fattori legati alla luce, ai nutrienti, all’acqua e alle temperature ambientali. Comprendere rapidamente la causa scatenante dell’ingiallimento è utile per intervenire in modo mirato e restituire benessere alla pianta.
Perché le foglie ingialliscono? Iniziamo dall’irrigazione
Spesso le foglie delle piante d’appartamento perdono colore a causa di un’irrigazione eccessiva. Le foglie perdono di tonalità, si afflosciano e diventano gialle. Anche la mancanza d’acqua fa diventare gialle le foglie, prima di seccarsi.
Il travaso delle piante è ciclicamente necessario per sostenere e accompagnare lo sviluppo delle piante d’appartamento.
Le piante coltivate in giardino trovano le sostanze nutritive e l’umidità nel suolo, spingendo in profondità le proprie radici, mentre per quelle allevate in vaso questo processo è limitato dai bordi del contenitore. Nelle piante con radici fascicolate, nel momento in cui giungono ai bordi tendono a ruotare avvolgendo il pane di terra.
Oltre alla sostituzione del vaso, il travaso ci consente di cambiare anche il substrato di coltivazione, ormai esausto, con un nuovo terriccio ricco di sostanze nutritive e con le idonee caratteristiche chimiche e fisiche.
I substrati di coltivazione, anche se ben concimati, con il passare degli anni tendono a perdere le loro caratteristiche fisiche, come la porosità, la capacità di rilasciare nutrienti alle radici, il pH, ecc. Perciò vanno completamente sostituiti periodicamente. Quando la pianta d’appartamento avrà raggiunto le dimensioni massime, potremo smettere di travasarla in un vaso più grande, ma dovremo comunque sostituire il terriccio superficiale ogni 2/3 anni.
L’atto di cambiare il vaso alle piante è detto rinvaso o travaso: il primo termine indica che si utilizza lo stesso contenitore, mentre nel secondo uno diverso e più grande. In ogni caso è un evento che può sconvolgere l’equilibro delle piante, in particolare le specie con radici particolarmente fragili: ma possiamo affrontarlo in sicurezza seguendo poche e semplici regole.
Quando si affronta il travaso delle piante d’appartamento
Il primo travaso si effettua quando acquistiamo la piantina, poiché i vasi di coltivazione utilizzati nei vivai sono ridotti ed è bene offrire alla pianta un contenitore delle dimensioni adatte per stimolarne la crescita. Attendiamo alcuni giorni dopo l’acquisto: permettiamo prima alla piantina di adattarsi alla nuova collocazione che abbiamo scelto per lei.
In seguito il travaso in un contenitore più grande si effettua ogni 2/3 anni e la frequenza dipende da molti fattori, come la grandezza del vaso di partenza e il tipo di pianta. Se il vaso è particolarmente piccolo, le radici della pianta possono riempirlo anche in una sola stagione e quindi va travasata ogni anno. Man mano che il vaso aumenterà di dimensioni potremo affrontare il travaso ogni 2/3 anni.
Le piante più giovani richiedono trapianti più frequenti con vasi sempre più grandi, mentre per le piante già adulte è sufficiente ogni 3/5 anni. I grandi esemplari non si rinvasano: è sufficiente rimuovere il terriccio superficiale e sostituirlo con un nuovo substrato.
Anche il tipo di pianta può incidere: alcune producono molte radici fascicolari, come Felci, Pothos e Filodendri e richiedono travasi frequenti, altre hanno una produzione limitata e hanno bisogno di meno rinvasi, come le succulente. Le Orchidee richiedono un substratodi coltivazione molto particolare, composto da torba e corteccia, che va sostituito più spesso. Informiamoci sulle caratteristiche delle nostre piante per decidere quando procedere.
Ma spesso sono le piante stesse a segnalarci nella necessità del travaso: quando le radici fuoriescono dal terreno o dai fori di drenaggio sul fondo del vaso. Un altro segnale che ci deve spingere a effettuare il travaso è quando la parte aerea della pianta diviene sproporzionata rispetto al vaso e all’apparato radicale.
Il periodo migliore per effettuare il travaso è l’inizio della primavera o la fine dell’autunno, quando le piante decidue entrano in riposo vegetativo. Se spostiamo le piante d’appartamento sul terrazzo in estate, possiamo travasarle prima di riportarle in casa in autunno. Il travaso è possibile anche in altri periodi dell’anno, ma evitiamo di effettuarla nel pieno dell’attività vegetativa e quando fa troppo caldo in estate o particolarmente freddo in inverno.
Oltre al primo travaso dopo l’acquisto, c’è un altro caso in cui dobbiamo intervenire subito con un rinvaso, a prescindere dal periodo dell’anno: in presenza di malattie fungine o insetti parassiti che possono aver contaminato con spore e uova il terriccio. In questi casi, oltre a trattare le pianta per eliminare il problema, è bene provvedere a un rinvaso, per eliminare completamente il vecchio terriccio infettato e sostituirlo con un nuovo substrato.
Chi sceglie di coltivare un Epidendrum lo fa generalmente per le grandi fioriture molto colorate. Fa parte della famiglia delle Orchidee ed esistono più di 400 spese di Epidendrum, alcune sono epifite altre terricole. Le varietà che troviamo nei centri giardinaggio sono spesso epifite, quindi crescono senza terra, e hanno fusti robusti ed eretti con foglie nastriformi di color verde brillante.
Curare le Orchidee e soprattutto farle rifiorire viene spesso giudicato un compito difficile: in realtà è sufficiente seguire poche semplici regole e soprattutto trovare il luogo più adatto alla loro coltivazione.
Le Orchidee sono piante tropicali molto amate per la loro bellezza e adattabilità a crescere negli interni delle abitazioni. I fiori che in alcune specie ricordano le ali di una farfalla, possono essere bianchi, rosa, fucsia, giallo-arancio, variamente maculati o striati. Spesso usiamo il termine Orchidee in modo generico, ma in realtà esistono migliaia di ibridi e specie differenti come la Phalaenopsis, il Cymbidium, il Dendobrium, la Cattleyao l’Oncidium. La Phalaenopsis è sicuramente l’Orchidea più diffusa nelle case degli italiani.
Una delle caratteristiche più piacevoli delle Orchidee è la lunga durata della fioritura, che in alcune specie, come il Cimbidium, può durare anche due mesi.
Se avete una spazio molto luminoso e amate le Orchidee vi suggeriamo di coltivare la Brassavola.
La Brassavola è una delle tante specie della grande famiglia delle Orchidee (Orchidaceae). Si distingue in particolare per la forma dei fiori, a stella o tromba e per il loro profumo intenso.
Ci sono diverse varietà di Brassavola. La più comune è la Brassavola nodosa con foglie lunghe e sottili di colore verde brillante con fiori con petali bianchi e un labello giallo. La Brassavola digbyana produce fiori di grandi dimensioni con un profumo dolce e intenso. La Brassavola cucullata ha invece fiori con petali lunghissimi mentre la Brassavola cordata ha infiorescenze a forma di cuore.
Come molte Orchidee, anche la Brassavola è una pianta epifita e richiede alcune attenzioni.
Dove coltivare la Brassavola
È una pianta tropicale e quindi teme il freddo sotto i 15°C. La temperatura di coltivazione ideale è compresa tra 18°C e 30°C. In estate, se le temperature sono superiori, non esponiamo la pianta ai raggi solari diretti. I nostri appartamenti, con una temperatura controllata tutto l’anno, sono il luogo ideale per coltivare le Brassavole.
La Brassavola ha bisogno di almeno 6 ore di luce ogni giorno: meglio la luminosità diffusa rispetto ai raggi solari diretti.
Come irrigare la Brassavola
Va irrigata regolarmente come tutte le Orchidee. I “puristi” dicono che in natura le Orchidee vengono bagnate dalle piogge e quindi vanno irrigate dall’alto. Per la coltivazione in casa vi suggeriamo la tecnica per immersione, altrettanto valida e molto più semplice...
Coltivare il Paphiopedilum è facile e un buon motivo per farlo è la sua originale infiorescenza, da cui prende il nome. Paphiopedilum deriva infatti da Paphos, città di Cipro legata alla nascita di Venere, e Pedilon che significa pantofola. Il nome “Pantofola di Venere” gli è stato attribuito alla particolare forma del fiore del Paphiopedilum che, in effetti, sembra proprio una ciabatta!
Il Paphiopedilum è un genere di piante appartenenti alla grande famiglia delle Orchidee (Orchidacee) originaria dell’Asia e dell’Oceano Pacifico.
Anche le foglie sono molto decorative, sono lunghe e slanciate e partono direttamente dal rizoma. Su uno stelo fiorisce solo un fiore ma è di grandi dimensioni: fino a 30 cm! Inoltre rimane sulla pianta per almeno due mesi.
Coltivare la Cambria è facile e ci ripaga con fioriture davvero straordinarie. È bene però sapere che il termine “Cambria” non identifica un genere di Orchidee ma viene utilizzato per classificare una serie di ibridi ottenuti dall’incrocio tra diverse piante della famiglia delle Orchidaceae. In particolare di Brassia, Cochlioda, Miltonia, Odontoglossum e Oncidium.
È un uso iniziato circa un secolo fa, quando si sviluppò l’ibridazione delle Orchidee e la Vuylstekeara Cambria Plush riscosse molto successo. Il marchio commerciale Cambria, inventato dall’ibridatore belga, fu talmente associato a questi nuovi ibridi molto spettacolari da venire utilizzato oggi come nome comune per identificare gli ibridi di Orchidea caratterizzati da fiori maculati e colori vivaci.
Le Cambria, un po’ come tutte le Orchidee, hanno pseudobulbi da cui si sviluppano lunghe foglie nastriformi di colore verde intenso. Tra le foglie spunta il lungo stelo floreale su cui spiccano fino a 7 boccioli.
Essendo incroci intergenerici possono fiorire in primavera e in autunno in funzione delle Orchidee utilizzate per l’incrocio. I tempi di fioritura e le temperature minime possono quindi variare. Naturalmente anche i colori dei fiori possono molto cambiare: gli ibridi servono anche a quello, oltre a migliorare le performance della pianta rispetto alle temperature e ai parassiti. Di solito le Cambrie hanno colori molto vivaci, dal rosso al viola, dal giallo all’arancio e spesso hanno petali screziati o maculati.
Possiamo coltivare il Cypripedium o Cipripedio se amiamo così tanto le Orchidee da volerne qualcuna anche in giardino o sul terrazzo!
Il Cipripedio (Cypripedium) pur facendo parte della famiglia delle Orchidee non è una pianta epifita e ha bisogno di terra per crescere. Inoltre è una pianta molto rustica e resistere al freddo fino a -20°C: possiamo quindi coltivarla con successo all’aperto in tutta Italia.
I suoi fiori sono grandi, colorati e molto vistosi. Il nome Cypripedium deriva dall’antico greco e significa sandalo di Venere, proprio per la forma particolare delle infiorescenze.
In primavera la pianta sviluppa prima le foglie e in seguito l’infiorescenza che sboccia verso maggio/giugno. In seguito si sviluppa maggiormente l’apparato radicale tuberoso, che nel prossimo anno daranno vita a nuove piante.
Dopo la fioritura, con l’arrivo del freddo, la pianta entra in riposo vegetativo e la parte aerea tende a seccare. Solo nelle zone con clima tropicale le foglie restano verdi anche in inverno. Quando le foglie saranno secche potremo potarle: in primavera rispunteranno nuovi germogli. Non è necessario pacciamare: le Orchidee da giardino hanno bisogno anche del freddo per sbocciare l’anno successivo.
Dove coltivare il Cypripedium
Tollera il freddo fino a -20°C ma non ama il caldo. Per proteggere il Cypripedium coltivato in giardino dal caldo estivo, scegliamo una posizione ventilata e semi ombreggiata. Possibilmente con il sole solo nelle prime ore del mattino. Se invece coltiviamo il Cypripedium in vaso, in...