La semina si esegue a postarella: quando gli ortaggi formano piante ingombranti non occorre fare un solco e seminare la fila, è sufficiente realizzare piccole buche alla giusta distanza, dette postarelle. Si effettua tra fine aprile e primi di maggio, con una temperatura minima di almeno 6°C, interrando a una profondità di 2-3 cm 3 o 4 semi per buca. La distanza tra le postarelle è di circa 1 metro sia sulla fila che tra le file.
Dopo la semina il letto di semina va leggermente irrigato.
Dopo l’emersione delle piantine, attraverso un progressivo diradamento , se ne lascia una sola, la più bella e sviluppata di ogni postarella.
COME TRAPIANTARE IL CARDO
Anche nel caso del trapianto è necessaria una lavorazione profonda, da effettuarsi non appena il terreno è libero dalla coltura precedente. Con l’occasione può essere migliorata la struttura del terreno distribuendo un ammendante per concimazione di fondo e/o uno stallatico pellettato (200 grammi per mq). A seguire il terreno deve essere mano a mano reso più fine per mezzo di fresatura e successive erpicature. Nel mese di luglio, qualche giorno prima del trapianto, si distribuisce una dose di concime pre-impianto (70-80 grammi per mq), seguito da una abbondante irrigazione, in modo che la giovane pianta abbia a disposizione nutrimenti e acqua.
Le piantine vengono messe a dimora con l’ausilio di un cavicchio e immediatamente irrigate. Poiché l’attecchimento può essere difficoltoso, le successive irrigazioni devono essere eseguite con puntualità ma senza esagerare nei quantitativi. Le distanze di impianto sono uguali a quelle indicate per la semina.
COLTIVARE IL CARDO: LE VARIETÀ
Le cultivar vengono scelte principalmente in base all’epoca di maturazione, alla conformazione delle coste e alla presenza o meno di spine. In Pianura padana è tradizione coltivare le seguenti varietà:
- il Cardo di Bologna (o Centofoglie o Bianco Avorio), che si presenta senza spine, con coste di media grossezza;
- il Verde di Chieri, diffuso in Piemonte, senza spine e di facile conservabilità;
- il Cardo Tour, ottimo ma poco diffuso a causa delle spine;
- il Gigante di Romagna, senza spine, ha coste grosse e carnose e una grande adattabilità all’imbianchimento.
LE CURE COLTURALI
Innaffiature: non devono mancare e si eseguono in funzione dell’andamento stagionale e preferibilmente a pioggia. Va posta la massima attenzione a evitare gli eccessi e i ristagni di acqua.
Sarchiature e zappature: si eseguono frequentemente e sono mirate a mantenere la coltivazione libera dalle erbe infestanti e a risparmiare acqua.
Concimazione di copertura: deve prevedere l’apporto di Azoto, Potassio e Fosforo con particolare attenzione ai primi due elementi. È possibile suddividere la quota totale in due applicazioni con un concime granulare a lenta cessione (20-25 grammi per mq), per esempio dopo il diradamento e nel corso di una successiva sarchiatura.
Imbianchimento: per migliorare le qualità organolettiche (sapore, tenerezza, fragranza, aspetto tipico, carnosità) il Cardo deve subire il processo di imbianchimento. Questo processo può essere ottenuto in due modi:
- tramite la fasciatura
- con l’interramento.
Il periodo ideale per questa operazione è l’autunno, tenendo presente che con temperature relativamente alte questo processo richiede 8-10 giorni mentre con l’avvicinarsi dell’inverno e delle temperature più rigide sono necessari 20 giorni circa.
In ogni caso l’imbianchimento va eseguito in maniera scalare, in base alle previsioni di consumo, in quanto una eccessiva “clausura” può deteriorare il prodotto. Inoltre per entrambi i casi la pianta non va mai sradicata e si prepara stringendo le foglie l’una all’altra per mezzo di legature, almeno 3 o 4 per pianta.
Se si opta per la prima soluzione, si avviluppa la pianta per circa i 2/3 con un telo di plastica nero lasciando scoperta la cima delle foglie per il terzo restante. Per fare in modo che il telo resti aderente alla pianta occorre assicurarlo con diverse legature.
Nel caso del più tradizionale imbianchimento per interramento, in corrispondenza del piede della pianta si traccia una fossa sufficiente ad accoglierla quasi completamente. Va poi sdraiata sul suo fondo e ricoperta per i 2/3 lasciando la parte apicale esposta alla luce.
Durante questa operazione bisogna evitare di sradicarla e di deteriorarne il colletto che è una delle parti migliori da gustare.
Anche in questo caso per evitare che la pianta venga a contatto col terreno ed eventuali parassiti (lumache, limacce, elateridi, ecc.) è bene proteggerla fasciandola con un telo di plastica che non avrà bisogno di essere legato in quanto il peso del terreno lo terrà fermo.
Attraverso quest’ultima procedura la pianta subirà un’incurvatura verso l’alto assumendo il caratteristico aspetto di Cardo “gobbo”. Quest’ultimo metodo è molto laborioso ma rende le coste più carnose e dolci e soprattutto - proteggendo la pianta dalle gelate invernali - ne rende possibile la disponibilità anche per tutto l’inverno.
La raccolta: Dopo aver lasciato imbianchire il Cardo per 10-20 giorni in base alle temperature, si può iniziare la raccolta estirpando l’intera pianta.