Possiamo coltivare il Tagete sia in giardino, per creare aiuole e bordure fioriture, sia in vaso per donare un tocco di colore al terrazzo. Il Tagete (Tagetes) fa parte della famiglia delle Asteraceae ed è quindi un “parente” del Tarassaco, del Piretro e del Girasole, ma anche di alcuni ortaggi come il Radicchio, i Carciofi e la Lattuga.
È una pianta annuale che produce foglie setose molto decorative e fiori molto colorati, simili ai Garofani, che durano a lungo, da maggio fino a ottobre. A seconda della varietà, i fiori possono essere rossi, arancioni, gialli, bianchi ma anche bicolori (di solito rossi e gialli). Possiamo inoltre scegliere tra varietà alte, che raggiungono i 60 cm, oppure nane che si fermano a 25 cm.
Il Tagete può essere coltivato sia in vaso sia in giardino ed è spesso utilizzato per creare aiuole e bordure, grazie alla lunga durata delle sue fioriture. Inoltre è una pianta molto utile: sia perché le radici producono sostanze sgradite ad alcuni parassiti, come Afidi, Mosche bianche e Altiche, e quindi svolgono un’azione “disinfettante” del terreno, sia perché i suoi fiori sono molto graditi agli insetti impollinatori. Per queste ragioni, spesso il Tagete viene coltivato nell’orto, in consociazione in particolare con le piantine di Pomodoro.
Coltivare le Melanzane è facile, a patto di rispettare le loro esigenze climatiche che sono un po’ particolari. Sotto i 12°C fa troppo freddo e la pianta rischia di rimanere nana: ci vogliono infatti almeno 15°C affinché i fiori si trasformino nei frutti che tutti noi apprezziamo. Oltre i 35°C la pianta patisce il caldo e tende a perdere i fiori.
Possiamo scegliere tra tante varietà di Melanzana (Solanum melongena), differenti sia per il colore (nera, viola, striata, bianca, rossa, verde o gialla) sia per la forma (rotonda, allungata o a lampadina).
Possiamo coltivare il Convolvolo in giardino se vogliamo avere fioriture colorate e molto durature. Il Convolvolo (Convolvulus) appartiene alla famiglia della Convolvulaceae ed un parente stretto della Ipomea, con cui spesso viene confuso.
Il Convolvolo è una pianta erbacea perenne che da aprile a ottobre dona moltissimi fiori a forma di calice di svariati colori, a seconda delle varie specie (ce ne sono più di 200): di solito è bianco o rosa chiaro, ma ci sono anche Convolvoli azzurri, viola o tendenti al verde. Una caratteristica di tutti i fiori del Convolvolo è che si aprono di giorno e si chiudono di notte: per questo vengono soprannominati Belle di giorno, in antitesi alla Bella di notte.
La specie più diffusa è il Convolvolus arvensis, nelle varietà arvensis-arvensis, con foglie larghe, e Arvensis linearifolius, con foglie lineari. Ma vale la pena di citare anche il Convolvolus sabatius (o Convolvolus mauritanicus) che produce fiori blu e viola, il Convolvolus cneorum con fioriture candide e il Convolvolus tricolor che, come dice il nome, ha fiori di tre colori (gialli al centro e bianchi e blu sui petali).
È una domanda che si pongono in molti: possono rifiorire le Orchidee che coltiviamo in casa? La risposta è sì, a patto di rispettare le buone regole di coltivazione di queste particolari piante.
È bene sempre precisare che dietro il termine “Orchidea” ci sono in realtà molte varietà: la più comune è la Phalaenopsis, ma nei centri giardinaggio possiamo facilmente trovare anche l’Oncidium, il Cymbidium, la Cambria, il Dendrobium, la Masdevallia, il Paphiopedilum, la Brassavola, la Cattleya, l’Epidendrum o la Miltonia. Non è un dato di poco conto poiché, oltre alle forme differenti dei fiori, le diverse varietà pretendono temperature di coltivazione non esattamente uguali. Per esempio la Phalaenopsis resiste a una temperatura massima di 32°C e minima di 15°C, mentre Cymbidium...
Possiamo coltivare la Melissa sia per i suoi bei fiori bianchi che spuntano da maggio a settembre, sia per il suo aroma che ricorda il Limone e il Bergamotto, che la rende adatta per un uso sia in cucina sia in erboristeria.
La Melissa (Melissa officinalis) è una pianta erbacea aromatica con ciclo biologico perenne. Spesso cresce spontaneamente, specie nelle zone alpine, ma viene anche coltivata come pianta aromatica.
Le foglie sono coperte di piccole setole e crescono sul fusto in coppia e in modo perpendicolare rispetto a quelle sottostanti. Sono ovali o a forma di cuore, leggermente dentellate, di un verde intenso sulla cima della pianta e più tenue verso la base. Va in fioritura per un lungo periodo, da maggio a settembre a seconda del clima, e tutte le parti della pianta hanno un gradevole odore di limone.
Il suo nome deriva dal greco antico “méli” e significa “ape”, ovvero “produttrice di miele”: la mitologia narra la storia della ninfa Melissa incaricata di nutrire con miele il figlio di Zeus. Dalla sua radice etimologica deriva anche il termine “miele”.
COLTIVARE LA MELISSA: UNA PIANTA POCO ESIGENTE
La Melissa preferisce zone ombreggiate ma cresce bene anche al sole. Si semina in giardino o in vaso in primavera. Se acquistate delle piantine già cresciute, trapiantatele a una distanza di 30 cm una dall’altra, per lasciare lo spazio sufficiente per la crescita del piccolo cespuglio.
Pur essendo una pianta rustica e molto resistente può capitare di avere l’esigenza di curare il Cipresso di Leyland (Cupressocyparis leylandii), principalmente a causa di malattie fungine o parti disseccate. Vediamo come prevenire e affrontare i possibili problemi di questa splendida pianta.
CURARE IL CIPRESSO DI LEYLAND: LA POTATURA
Per ottenere delle piante folte e con una vegetazione fitta, molto apprezzata se usiamo il Cipresso di Leyland per realizzare una siepe, è importante effettuare frequenti interventi di potatura. Almeno due all’anno, in primavera e in autunno, ma possiamo effettuare anche una terza potatura in agosto. Più la siepe verrà potata e più la pianta sarà stimolata a vegetare in modo compatto. La potatura, oltre a evitare una crescita eccessiva, ha anche l’obiettivo di mantenere l’equilibrio estetico della pianta e rimuovere i rami secchi e danneggiati.
Questo tipo di impegno periodico deve essere valutato preventivamente, all’atto della scelta della pianta da siepe, specialmente se si tratta di una seconda casa che frequentiamo soltanto un mese all’anno in estate. In questo caso sarebbe meglio evitare il Cipresso di Leyland e preferire piante meno esigenti, come il Pittosforo, la Photinia o il Viburno.
La potatura è inoltre una pratica che genera sempre stress alle piante. Per questa ragione vanno evitate le giornate particolarmente calde o fredde. In presenza di grossi tagli, è bene disinfettare le piante con una soluzione a base di acqua e rame (come Vithal Cuprital Sdi). In seguito è consigliabile proteggere i rami grossi tagliati con un balsamo cicatrizzante. In questo modo eviteremo che le potature...
Coltivare gli Iris in vaso è facile ed è un modo per riempire di colori il nostro terrazzo.
Gli Iris, conosciuti in Italia anche con il nome di Giaggioli, sono piante perenni molto resistenti e facili da coltivare, che donano fiori di tantissimi colori in base alle centinaia di varietà disponibili in commercio. Nella maggior parte dei casi sono viola e blu, ma ci sono anche varietà gialle, arancioni, rosa, rossi e anche neri. Spesso presentano più di un colore sullo stesso fiore. Non a caso il nome Iris deriva dalla dea mitologica Iridea trasformata da Giunone in un arcobaleno; da cui discendono anche le parole iride e iridescente.
Oltre ai fiori anche il fogliame, verde e a forma di spada, e molto decorativo.
Si utilizzano per creare bordure fiorite nel giardino ma possono essere coltivati anche in vaso.
COME COLTIVARE GLI IRIS IN VASO
Gli Iris sono piante bulbose e possono essere acquistate in buste che dovrebbero indicare i colori del fiore, il periodo in cui sboccia e la resistenza al gelo. Tra le tante varietà di Iris troviamo infatti sia piante tropicali, che non resistono al di sotto di 10°C, sia ibridi più resistenti che vivono anche a -10°C. Avete così la possibilità di scegliere la varietà più adatta al vostro clima. Anche se va detto che la coltivazione in vaso è più semplice rispetto a quella in giardino: se le temperature dovessero scendere troppo potrete infatti facilmente spostare il vaso in una serra protetta o in un luogo assolato della casa.
Il verde è sempre bello, ma ci sono piante tossicheevelenose che sarebbe meglio evitare nel nostro giardino, specialmente in presenza di bambini e animali domestici. Ecco 10 piante da cui stare alla larga!
10 PIANTE TOSSICHE E VELENOSE: ABRO
L’Abro (Abrus precatorius) è noto anche con il nome di fagiolo corallino e fagiolo indiano. È una leguminosa che produce baccelli simili ai piselli ma che contengono semi rossi e neri. I semi contengono l’abrina che è velenosa.
I suoi semi, molto colorati, vengono utilizzati per realizzare collane e si possono facilmente trovare anche negli e-commerce online. Meglio evitare di acquistarli e di usarli per realizzare collane: sono tossiche e pericolose per la salute e la semplice lavorazione per creare monili decorativi può provocare problemi alla salute. Se inalata la abrina provoca problemi respiratori, febbre, tosse, nausea e in casi gravi anche un edema polmonare. Se viene mangiata provoca vomito e diarrea con tracce di sangue e porta a un pericoloso stato di disidratazione con abbassamento della pressione sanguigna e problemi a fegato, reni e milza.
ACONITO
L’Aconito (Aconitum), grazie ai suoi bellissimi fiori viola, blu e gialli, viene coltivato per scopi decorativi. Oppure si trova spontaneo nei prati di montagna o vicino ai torrenti: ma non fatevi incantare dai suoi fiori e non raccoglietelo. La sua pericolosità è insita anche nel suo nome: Aconitum deriva dal greco akòniton che significa pianta velenosa.
L’Aconito, conosciuto anche come strozzalupo, erba riga o radice del diavolo, è una pianta molto velenosa. Basti pensare che in antichità veniva usato per avvelenare le frecce: bastano poche gocce delle radici di...
Prevenire le malattie fungine è possibile e l’inverno è il momento giusto per farlo. I funghi patogeni infatti svernano nell’ambiente durante l’inverno e in modo particolare tra le crepe delle cortecce. Per questa ragione è importante eseguire alla fine dell’inverno, un trattamento preventivo, che ci aiuterà a gestire molto meglio il giardino e il frutteto nell’arco della stagione vegetativa. Con l’obiettivo di ridurre la pressione delle malattie.
PERCHE’ PREVENIRE LE MALATTIE FUNGINE IN INVERNO
Effettuare un trattamento quando la pianta è spoglia, ci aiuta a ridurre il potenziale di infezione che, per natura, è presente nel giardino. La pianta priva di foglie è più facilmente raggiungibile dal nostro trattamento.
Inoltre in autunno si effettuano spesso delle potature o delle azioni per risistemare la chioma, che comportano dei tagli sui quali ovviamente si insediano e si possono riprodurre le spore dei funghi patogeni.
Bisogna infine considerare che alcune piante non sopportano l’applicazione del rame in fase vegetativa, come per esempio alcune drupacee: in inverno possono essere trattate poiché sono prive di foglie e quindi meno sensibili.
Quindi un trattamento fatto in questo periodo, ci aiuta a ridurre gli inoculi e a limitare i trattamenti fitosanitario sulle piante nel corso della bella stagione.
USIAMO PRODOTTI CONSENTITI IN AGRICOLTURA BIOLOGICA
Per combattere le malattie fungine possiamo utilizzare il rame o la poltiglia bordolese, due sostanze consentite in agricoltura biologica e del tutto sicure se utilizzate correttamente.
Sono due forme rameiche diverse ma entrambe efficaci: in questo periodo però consigliamo di puntare sulla poltiglia bordolese perché è una forma rameica più...