Curare i Pomodori in modo biologico è possibile a patto di adottare le giuste pratiche agronomiche e le soluzioni utili per prevenire gran parte dei problemi che potremmo incontrare.
Le piante di Pomodoro (Solanum lycopersicum) sono una presenza fissa dei nostri orti e sono molto amate dagli italiani: purtroppo però piacciono anche a molti insetti parassiti, come gli Afidi e la Tuta absoluta. Inoltre ci sono delle condizioni ambientali, per esempio piogge troppo abbondanti, che possono stimolare dei problemi, come le malattie fungine come la Peronospora o l’Oidio. Infine alcuni errori li possiamo commettere anche noi: un’irrigazione esagerata può stimolare lo sviluppo di spore fungine, così come una concimazione mal calibrata può far diventare nero il fondo dei frutti.
La difesa biologica si basa sull’adozione di pratiche agronomiche corrette e sull’utilizzo di soluzioni naturali per prevenire e combattere parassiti e malattie; riducendo o eliminando in questo modo l’uso di pesticidi chimici.
Nel caso del Pomodoro, l’approccio biologico non solo preserva la biodiversità del suolo e degli insetti, ma contribuisce anche a produrre frutti più sani.
Come curare i Pomodori: i parassiti
Sono molti i parassiti che possono attaccare le piante di Pomodori, alcuni sono addirittura specializzati contro questa coltura.
La presenza di Cocciniglie sulle piante ornamentali non è particolarmente frequente, ma sono difficili da debellare e se non interveniamo tempestivamente rischiamo una vera infestazione, poiché questi insetti parassiti possono generare più generazioni in un anno con decine di uova.
Le Cocciniglie sono una grande famiglia di insetti fitofagi, differenti fra loro per forma e colore e spesso specializzate contro una varietà di specifica di piante. Tutte sono riconoscibili per uno “scudo” protettivo: in alcune specie è solido e ceroso, di colore chiaro o scuro, in altre sembra un fiocco di cotone bianco.
Quali danni provocano le Cocciniglie sulle piante ornamentali?
Le Cocciniglie hanno un apparato boccale pungente/succhiante col quale forano le foglie e i fusti e succhiano la linfa. Ciò provoca due effetti negativi: anzitutto la pianta, privata della linfa vitale, risulta indebolita e smette di fiorire e crescere. Inoltre le zone danneggiate appaiono decolorate e le ferite provocate dal rostro dell’insetto rappresentano una porta d’ingresso per altri virus e batteri.
Possiamo coltivare una Cycas per donare un elegante tocco di esotico al nostro giardino o terrazzo. È adatta per i giardini mediterranei del sud Italia ma anche per i terrazzi delle città se coltivata in vaso e protetta dal freddo invernale.
La Cycas (Cycas revoluta) è considerata un fossile vivente: era già diffusa all’epoca dei dinosauri nel Mesozoico ed è sopravvissuta per oltre 200 milioni di anni. È una pianta perenne sempreverde e ha un portamento simile a quello delle Palme.
Nei vivai e nei centri giardinaggio possiamo trovare diverse cultivar di Cycas revoluta: compatte adatte alla coltivazione in vaso oppure più resistenti al freddo. Ci sono anche altre varietà di Cycas interessanti per i giardini: come la Cycas circinaliscon fronde più piatte e un’altezza da adulta oltre i 4 metri o la Cycas siamensis che non supera 1 metro.
Il Boro (B) è un micro-nutriente essenziale per la crescita delle piante, in particolare per le specie fruttifere. Negli alberi da frutto, il Boro riveste un ruolo chiave nella fioritura, nell’allegagione e nello sviluppo dei frutti, oltre che nella salute generale della pianta.
In generale il Boro è utile per molti processi vitali: è un componente strutturale delle pareti cellulari, agevola il trasporto degli zuccheri ed è essenziale per la germinazione del polline e la crescita del tubo pollinico.
La carenza di Boro si può manifestare in modo differente a seconda del tipo di pianta, ma spesso causa stentato sviluppo dei germogli apicali, fioriture scarse o assenti, frutti screpolati o necrotici. Alcune piante sono particolarmente sensibili alle carenze di questo nutriente. Come i Meli, Peri, Peschi, Vite e Agrumi.
Una corretta gestione del Boro può fare la differenza tra un frutteto produttivo e uno sofferente. La chiave sta nella conoscenza approfondita delle esigenze specifiche delle diverse specie, nella diagnosi preventiva e in una fertilizzazione mirata.
La mancanza di Boro nel terreno può essere scatenata da una serie di concause. Sappiamo per esempio che i terreni con un pH elevato (oltre 7,5) o ricchi di Calcio e Potassio sono più poveri di Boro e ne ostacolano l’assorbimento. Ma anche un terreno troppo sabbioso o la mancanza di umidità possono determinare una diminuzione di Boro, poiché è altamente lisciviabile.
Come usare il boro per curare gli alberi da frutto
Per migliorare la presenza di Boro nel terreno del frutteto e prevenire eventuali carenze possiamo utilizzare un concime speciale a base di Boro complessato. Migliora la fioritura, la germinazione del polline e la successiva allegagione, con minore cascola dei frutti. Aumenta il contenuto di zuccheri nei frutti e permette una migliore formazione di tubercoli nelle radici di leguminose (Azoto fissatori). E naturalmente previene le fisiopatie dovute alla carenza di Boro nel terreno.
Il Boro complessato viene venduto in gel da diluire in acqua e nebulizzare sulle foglie. Sulle piante frutticole possiamo usarlo in pre-fioritura e in post-allegagione. Sugli Olivi possiamo usare il Boro anche durante il periodo della fioritura. Le Viti invece vanno trattate alla formazione del grappolo. Possiamo usarlo anche sulle piante orticole, in pre-fioritura.
Il Boro va diluito attenendosi alle dosi indicate sulla confezione, poiché gli eccessi sono fitotossici e possono causare bruciature fogliari e riduzione della produzione.
Il Ceanothus thyrsiflorus repens, noto come Lillà della California, è un interessante arbusto sempreverde e la varietà repens ha un portamento prostrato e tappezzante. La pianta raggiunge infatti un’altezza massima di 50/70 cm ma si espande in larghezza fino a 4 metri. È quindi un’ottima soluzione per le aiuole fiorite ma anche per quelle aree del giardino che richiedono una pianta con portamento quasi prostrato.
Come lascia intuire il soprannome, è una varietà di origine statunitense, particolarmente diffusa in California e nel nord America. Il soprannome “Lillà” non deve trarre in inganno: il Ceanothus appartiene a un altro genere di piante e comprende oltre 50 specie, tra cui anche alberi veri e propri che superano i 3 metri d’altezza.
Il Ceanothus thyrsiflorus repens è decisamente più contenuto ed è apprezzato per sua fioritura in tarda primavera, a partire da maggio.
Un buon motivo per coltivare la Cuphea hyssopifolia sul terrazzo è il lungo periodo di fioritura, che inizia in primavera e prosegue fino all’autunno inoltrato. Poiché non ama il gelo, la coltivazione in vaso è utile anche nelle zone con inverni freddi poiché ci permette di portare al riparo la pianta quando le temperature scendono troppo. Nei giardini viene utilizzata per ornare bordure e aiuole, ma anche nei giardini rocciosi grazie alla sua buona resistenza alla siccità.
La Cuphea hyssopifolia è una pianta sempreverde originaria dell’America centrale e ha un portamento compatto e cespuglioso: da adulta non supera i 60/70 cm d’altezza ed è quindi adatta per una coltivazione su terrazzi e balconi. Possiamo scegliere tra diverse varietà di Cuphea hyssopifolia, con petali bianchi, rosa o viola e fioriture più abbondanti.
Dove coltivare la Cuphea hyssopifolia
È una pianta originaria del Messico e quindi ama i climi miti e teme il gelo. Le temperature ideali di coltivazione sono comprese tra i 15°C e i 30°C: teme il freddo sotto i 5°C e anche...
L’esigenza di eliminare la Bolla del Pesco è comune a molti hobbisti poiché si tratta di una malattia fungina molto temibile. La Taphrina deformans, comunemente nota come Bolla del Pesco, colpisce in realtà molte piante da frutto della famiglia delle Drupacee, come Mandorli (Prunus dulcis), Albicocchi (Prunus armeniaca) e talvolta il Susino (Prunus domestica). Le piante più vulnerabili sono però tradizionalmente i Peschi (Prunus persica) e la frequenza della malattia è più presenti su questo tipo di pianta.
La Taphrina deformans si manifesta con sintomi evidenti e inconfondibili: le foglie si contorcono, si ispessiscono e presentano delle bolle, spesso arrossate. Se trascurata, influendo negativamente sulla fotosintesi, può portare a una progressiva defogliazione della pianta, con problemi per la formazione dei frutti e la salute generale dell'albero.
Come eliminare la Bolla del Pesco: conosciamo la Taphrina deformans...
Chi sceglie di coltivare la Caryopteris × clandonensis lo fa per il colore blu elettrico della sua bella fioritura. Inoltre è una pianta robusta e ha una buona tolleranza al gelo.
La Caryopteris × clandonensis ha un portamento arbustivo ma perde le foglie in inverno. Il fogliame compare in primavera, verso aprile, e tende a cadere in ottobre, quando la pianta entra in riposo vegetativo. La fioritura avviene al culmine dello sviluppo, da luglio a settembre in funzione della fascia climatica. Forma un cespuglio alto e largo 100/150 cm e si usa per decorare le bordure o in gruppo insieme ad altre piante sempreverdi.
Le foglie e fiori sono profumati e sono molto graditi da api, farfalle e altri impollinatori: in quest’ottica la Caryopteris × clandonensis è una risorsa preziosa per un giardino naturale.
Nei centri giardinaggio possiamo trovare diversi ibridi di questa pianta, con portamento più compatto e con fiori azzurri, lavanda e blu scuro.
Abbiamo notato dei piccoli bruchi sulle foglie, di solito di colore verde e di piccole dimensioni? Si tratta di larve di lepidotteri, cioè di farfalle o falene.
Le farfalle adulte sono innocue per le nostre piante e anzi sono animali impollinatori utili. Alcune specie però depongono le uova sulle foglie, da cui si schiudono decine di larve molto voraci. Possiamo distinguere due tipi di larve: le defogliatrici e le minatrici. Le defogliatrici hanno un apparato boccale mordente e rosicchiano letteralmente le foglie, lasciando solo le nervature. Le larve minatrici invece scavano gallerie all’interno delle foglie e dei fusti.
Alcune larve sono molto comuni e note agli amanti di giardinaggio. Come la Farfalla del Geranio (Cacyreus marshalli), la Piralide del Bosso (Cydalima perspectalis) o la Processionaria del Pino (Thaumetopoea pityocampa). Ma sono molte piante ornamentali che possono diventare un luogo ospitale per la ovideposizione di molte specie di farfalle con larve fitofaghe.