Potete coltivare la Lobelia se state cercando una pianta per il terrazzo che è facile da coltivare, non ha pretese e dona bellissime fioriture. Dietro il nome "Lobelia", in realtà, non c’è una singola pianta ma un genere. Le Lobelie appartengono alla stessa famiglia delle Campanule ed esistono circa 400 specie spesso molto differenti fra loro: alcune sono annuali e altre perenni, alcune possono crescere fino a 3 metri mentre quelle ornamentali che troviamo nei centri giardinaggio si fermano a 50 cm e c’è anche una specie acquatica. Tutte sono riconoscibili dai fiori a forma a ventaglio che, a seconda della specie, possono differire per i colori e il periodo e la durata della fioritura.
Spesso indichiamo genericamente con il termine Lobelia la Lobelia erinus che è la specie ornamentale più diffusa in Italia con i suoi fiori viola, anche se esistono delle varietà azzurre, bianche e rosa. Tra le altre specie possiamo ricordare la Lobelia excelsa con fiori rosa-rossi e resistente alle basse temperature, la Lobelia speciosa che produce tanti fiori sulle tonalità dal rosa al viola, la Lobelia laxiflora con fiori rossi e gialli e la Lobelia cardinalis che è una pianta acquatica erbacea che produce bellissimi fiori rosso cardinale, da cui prende il nome.
Eliminare la Muffa Grigia tempestivamente è importante perché può danneggiare velocemente un intero raccolto. La Muffa Grigia o Botrite (Botrytis cynerea) è un fungo estremamente polifago in grado di aggredire numerose piante da frutto, ortive e ornamentali. In particolare: Vite, Fragola, Pomacee, Drupacee, Solanacee, Cucurbitacee, Rose, Ciclamini, Azalee, Begoniee Crisantemi.
Tutti gli organi aerei della pianta possono venire colpiti ma, a seconda della pianta ospite, possiamo trovarla di volta in volta sui boccioli fiorali, i grappoli, i frutti o anche le foglie. Possono inoltre venire colpiti gli organi sotterranei (bulbi, tuberi e rizomi) durante il periodo di conservazione.
ELIMINARE LA MUFFA GRIGRIA: COME RICONOSCERE I PRIMI SINTOMI
L’attacco è in genere preceduto da un periodo caldo, fortemente umido o piovoso ed è favorito da una fitta vegetazione e impianti troppo densi. A seconda dell’organo colpito i sintomi possono variare:
i fiori e i boccioli: non si aprono regolarmente, si ricoprono di una caratteristica efflorescenza grigiastra e disseccano rapidamente;
Il prato in estate è soggetto a maggiore stress e usura. Attraverso l’utilizzo di prodotti tecnologicamente avanzati e mettendo in pratica alcuni semplici accorgimenti potremo continuare a goderci i vantaggi del tappeto erboso, favorendone al contempo l’irrobustimento e il miglior aspetto.
Per semplificare il concetto possiamo dire che tutte le azioni devono essere rivolte a proteggere l’apparato radicale dalla forte insolazione e minimizzare lo stress a carico dell’apparato fogliare.
IL PRATO IN ESTATE: L’ALTEZZA DI TAGLIO
A prescindere dalla tipologia d’uso (sportivo, decorativo, ecc.) in estate è bene aumentare l’altezza di taglio. Portando l’altezza a 45-50 mm per i prati a uso ricreativo e a 30-35 mm per quelli ornamentali aumenteremo l’ombreggiamento della corona e delle radici proteggendole dalle scottature e dalla eccessiva evapotraspirazione.
L’intervallo tra i tagli può essere allungato a 7-8 giorni e, onde evitare l’effetto stuoia, è bene non asportare mai più di 1/3 della lunghezza della foglia per singolo taglio.
IL RUOLO DELL’IRRIGAZIONE
L’eccesso di acqua è dannoso più della sua carenza. In estate si tende ad aumentare l’apporto di acqua al tappeto erboso, dimenticando che così promuoviamo lo sviluppo di molte malattie fungine distruttive di difficile controllo e il maggior costipamento del terreno.
La capacità del terreno di ricevere e immagazzinare correttamente l’acqua è determinata dalle sue caratteristiche strutturali. Per questo motivo l’apporto di acqua deve essere principalmente legato a questo fattore, pur considerandone anche altri come la temperatura esterna, la composizione del miscuglio di semi, l’esposizione al sole, ecc.
Per evitare dannosi eccessi idrici può esserci d’aiuto seguire le indicazioni...
Irrigare senza sprecare acqua è possibile ed è ormai anche un dovere morale. Ogni italiano, in media, consuma ogni giorno 241 litri di acqua: grazie anche alle dispersioni idriche dei nostri acquedotti (arrivano fino al 37%) siamo al primo posto in Europa per il consumo pro-capite. Lo sfruttamento intensivo di una risorsa così preziosa come l’acqua associato ai sempre più frequenti periodi di siccità, è fonte di danni per l’agricoltura e per la qualità del nostro stile di vita. Basti pensare alla riduzione del Lago di Bracciano e alla crisi idrica che ha affrontato Roma nel 2017.
È perciò un dovere di tutti impegnarsi a ridurre gli sprechi d’acqua anche in casa: per esempio usando rubinetti frangigetto ed elettrodomestici a basso consumo idrico, ma anche operando le giuste scelte per l’irrigazione del giardino o delle piante sul terrazzo.
IRRIGARE SENZA SPRECARE ACQUA: INIZIAMO DALLA SCELTA DELLE PIANTE
Il primo modo per risparmiare acqua è di scegliere delle piante adatte al clima nel quale abitiamo.
Se abitiamo in un ambiente caldo e secco meglio puntare sulle tante piante tipiche della macchia mediterranea, che l’evoluzione ha modellato per ridurre al minimo la necessità di acqua. Tra gli arbusti resistenti alla siccità possiamo puntare sul Biancospino, il Callistemom, il Corbezzolo, l’Ibisco di Siria, il Ligustro, l’Oleandro, il Pittosforo o la Santolina.
Le piante perenni da fiore che usiamo per le aiuole o le bordure richiedono molta acqua: se viviamo in un clima arido è meglio puntare su piante mediterranee o aromatiche come la Lavanda, l’Origano o il Rosmarino.
Eliminare il Mal Bianco è importante per evitare la sua crescita a macchia d'olio e la perdite delle piante o del raccolto. A seconda se ha colpito una pianta ormantale, da frutto o da orto. Con il termine di Mal Bianco od Oidio si intende una malattia di origine fungina, molto comune e diffusa a quasi tutte le specie di piante sia ornamentali che dell’orto.
Responsabili di questa infezione sono differenti agenti fungini appartenenti a uno stesso gruppo ma specifici delle diverse specie vegetali. L’infezione si presenta in primavera con temperature intorno ai 20/25°C e una umidità relativa superiore al 75%. Il suo progredire è in genere molto veloce e distruttivo. Durante l’estate la malattia tende a bloccarsi per riprendere in autunno.
ELIMINARE IL MAL BIANCO: COME VERIFICARE LA PRESENZA DELL’OIDIO
Le parti della pianta che per prime evidenziano il problema sono le estremità dei giovani rami e delle foglie. Gli effetti consistono in una caratteristica muffa bianca di consistenza farinosa e polverulenta che può, a seconda della specie, assumere sfumature sul grigio, più o meno carico, rosa o aranciato. Con il progredire dell’infezione, lo strato feltroso, ricopre l’intera vegetazione e deforma le foglie determinando contorcimenti e increspature delle medesime sino al completo disseccamento.
Oltre alle parti verdi, l’Oidio è in grado di espandersi anche su fiori e frutti. Per esempio, nel caso della Vite e dei frutti a buccia tenera (come Fragole, Pesche, ecc.), provoca la spaccatura della buccia e la emissione di liquidi zuccherini da parte dei tessuti sottostanti, che diventa il substrato ideale per successive infezioni di altri funghi come la Botrite e la Monilia.
Un buon motivo per coltivare la Fritillaria sono i suoi bellissimi fiori, caratterizzati da grandi corolle a forma di campanula. Pianta bulbosa parente del Giglio e dei Tulipani, è originaria del Sudafrica e fiorisce a metà primavera per accompagnarci per tutta l’estate. La grandezza del fiore a campana che la caratterizza, che spicca su un alto gambo che non supera i 40 cm di altezza, ha donato alle Fritillarie il nome di Bossolo dei Dadi, con cui sono popolarmente conosciute.
I colori dei fiori di questa pianta possono variare a seconda della specie e sono apprezzati per la loro varietà e la particolarità del loro aspetto. La più conosciuta è laFritillaria imperialis, arrivata in Europa dalla Persia e dalla Turchia nel XVI secolo, caratterizzata da fiori di un giallo acceso o di un arancio scuro tendente al rosso, a seconda della varietà. Due specie particolari di Fritillaria sono la Fritillaria meleagris e la Fritillaria tenella, i cui petali vedono disegnata una scacchiera di quadri bianchi e viola, dalla quale appunto deriva il nome latino della pianta, che significa appunto “scacchiera”.
Altre specie sono particolari, invece, per i loro fiori di colore molto scuro, con sfumature tra il marrone, il nero e il violaceo, rare da trovarsi nella maggior parte delle piante da fiore; sono la Fritillaria pyrenaica e la Fritillaria tubolaris.
Il giardinaggio biologico è una tendenza sempre seguita da molti hobbisti italiani. Motivata sia dal desiderio di tutelare l’ambiente ma soprattutto dalla volontà di portare in tavola degli ortaggi coltivati in modo naturale nel proprio orto.
La decisione di non usare concimi e antiparassitari di sintesi comporta però l’adozione di una serie di tecniche colturali e di soluzioni capaci, per esempio, di prevenire l’attacco di parassiti.
GIARDINAGGIO BIOLOGICO: SCEGLI LE COLTURE ADATTE AL TUO CLIMA
Sole, precipitazioni, temperature, lunghezza delle stagioni, esposizione sono fattori essenziali che condizionano lo sviluppo ottimale delle piante. L’Italia è nella fascia climatica Mediterranea ed include zone molto diverse. In pratica si riconoscono 6 differenti aree climatiche caratterizzate da altrettanti tipi di vegetazione.
Se le esigenze della pianta che seminiamo o piantumiamo saranno coerenti con il territorio, porremo le basi ottimali per il corretto sviluppo e la minima necessità di cure.
Coltivare gli Spinaci è facili: si tratta di una pianta rustica e semplice da coltivare sia nell'orto sia in vaso su un terrazzo di un appartamento cittadino. Molti di noi avranno conosciuto gli Spinaci per via dei cartoni in cui Braccio di Ferro, il marinaio con un occhio solo, li mangiava per acquisire una forza sovrumana, grazie alla ricchezza di ferro da cui il personaggio prende il nome. In realtà, noi occidentali coltiviamo gli Spinaci e li usiamo nella nostra cucina da secoli: più precisamente dall’anno Mille, nel quale i mercanti arabi ne portarono i primi germogli dal Medio Oriente, dove crescevano spontaneamente.
Oggi sappiamo anche che gli Spinaci non sono neppure così ricchi di ferro come si diceva in passato. In compenso possono donarci acido folico, vitamina A e il nitrato, che aiuta la crescita e la robustezza dei muscoli. Quindi Braccio di Ferro non aveva tutti i torti!
COLTIVARE GLI SPINACI: ATTENZIONE ALLA VARIETA'
Il loro periodo di coltivazione varia a seconda del tipo di Spinacio: alcune varietà vengono coltivate in inverno per dare raccolti all’inizio della primavera, altre vengono piantate in primavera per offrire raccolti fino alla fine dell’autunno. In entrambi i casi, gli Spinaci amano ambienti freschi e umidi, in un clima temperato, e possono crescere sia in luoghi soleggiati che a mezz’ombra.
Come abbiamo visto sopra, i periodi di semina per gli Spinaci possono essere 3, a seconda della varietà scelta: tra settembre e ottobre, tra la tarda estate e settembre e tra novembre e dicembre, lasciando 6-8 centimetri di spazio tra un seme e l’altro.
Gli Spinaci crescono bene in terricci leggeri e fertili, ma crescono anche in terreni argillosi e calcarei nei quali può essere difficile crescere...
Da secoli gli uomini amano coltivare la Ginestra (Genisteae) non solo per la bellezza dei suoi fiori gialli, che sbocciano tra maggio e agosto, ma anche per le fibre flessibili e resistenti del suo legno, simili a stoffe come juta, lino e canapa, che venivano usate per tessere vestiti o corde.
Cresciuta nel clima caldo e secco delle coste mediterranee, la Ginestra è una pianta rustica che ama ambienti caldi e soleggiati e le estati anche intense, ma riesce a resistere anche al freddo al di sotto di -15°C.