Gli appassionati amano coltivare la Phlomis per le sue belle fioriture di color giallo oro che adornano la pianta da maggio fino ad agosto.
La Phlomis fruticosa, detto anche Flomide o Salvione giallo o Salvia di Gerusalemme, è un arbusto perenne originario del bacino del Mediterraneo. Ha un portamento eretto e produce foglie simili a quelle della Salvia.
In giardino viene coltivato per decorare le aiuole e le bordure fiorite, ma cresce bene anche nei giardini rocciosi e marini.
La Fatsia japonica è un bellissimo arbusto sempreverde che possiamo coltivare sia in casa come pianta d’appartamento sia in giardino come pianta da siepe o per arricchire una aiuola. La prima cosa che colpisce sono le sue grandi foglie palmate, lunghe fino a 40 cm, con profonde venature e di colore verde bottiglia e verde più chiaro nella pagina inferiore. Ci sono varietà, come la Marginata, la Variegata e la Aurea con foglie variegate o con margini bianchi.
In autunno la Fatsia produce tanti piccoli fiorellini bianchi riuniti in ombrelle che poi diventeranno delle bacche nere molto decorative.
Dove coltivare la Fatsia japonica
La temperatura ideale è compresa tra i 10°C e i 20°C. Non ama il caldo intenso e neppure il freddo al di sotto dei 5°C. Potremo quindi coltivarla in giardino se abitiamo in una zona caratterizzata da inverni miti, altrimenti possiamo allevarla in grandi vasi.
Se viene coltivata in giardino scegliamo una posizione in mezz’ombra per evitare che i raggi solari estivi danneggino il fogliame.
In casa vanno evitati gli ambienti troppo caldi, al di sopra dei 20°C. Evitiamo le stanze troppo calde. Se coltiviamo la Fatsia japonica in appartamento sarà più difficile ottenere una fioritura.
Il compito di irrigare le piante da appartamento è particolarmente importante per uno sviluppo corretto delle nostre amiche verdi. Mentre le piante del giardino possono giovarsi dell’acqua piovana e hanno la possibilità di trovare umidità in profondità grazie alle radici, quelle coltivate in vaso sono limitate ai pochi etti di terriccio. Dobbiamo essere noi, quindi, a mantenere un costante livello di umidità del poco substrato di coltivazione contenuto nel vaso.
Irrigare le piante da appartamento: prima regola, non ci sono regole!
Bagnare le piante una volta alla settimana, semplicemente perché solo nel week end abbiamo il tempo per farlo, può essere una buona soluzione: meglio di niente. Ma in molti casi questa “regola” non regge e porterà a fisiopatie nelle piante, cioè alterazioni determinate da nostri errori di coltivazione e non da parassiti o spore.
Un vaso grande e quindi molto terreno tratterrà maggiormente l’umidità al centro rispetto a un piccolo vasetto. Una volta alla settimana in estate per alcune piante è troppo poco e in inverno è anche troppo. Oltre alle dimensioni del vaso e alla temperatura, dobbiamo anche considerare il posizionamento della pianta: è esposta ai raggi solari o è in casa? Per esempio una volta alla settimana nelle calde giornate estive non sarà sufficiente per un piccolo vaso di Basilico esposto ai raggi solari.
Infine non dobbiamo dimenticare che alcune piante hanno un grande bisogno di acqua, mentre altre sopportano tranquillamente lunghi periodi siccità, come le piante grasse e succulente. Ci poi piante, come le Orchidee, che hanno esigenze ancora più particolari.
Quanta acqua e quando?
La quantità di acqua dipende dalle dimensioni del vaso. Se irrighiamo con un annaffiatoio cerchiamo di bagnare tutto il terriccio, per poi lasciar scolare bene l’acqua in eccesso prima di riporre la pianta sul sottovaso o nel cachepot...
Quando ci accingiamo a coltivare una pianta acidofila dobbiamo considerare le particolari esigenze di queste piante. Sono infatti dette acidofile perché prediligono substrati di coltivazione con un pH inferiore a 7, cioè acido. Se il terreno non è abbastanza acido, queste piante non riescono ad assorbire alcuni elementi nutritivi, come il Ferro o il Manganese, e vanno in crisi e possono soffrire, per esempio, di clorosi. Una fisiopatia tipica delle Acidofile che fa ingiallire il fogliame ed è causata da una carenza di Ferro.
Come coltivare una pianta acidofile: cosa è il pH del terreno?
Il substrato di coltivazione in cui cresce la pianta, sia in vaso sia in giardino, ha un pH, cioè un certo grado di acidità o alcalinità. Si misura su una sala da 1 a 14 e un terriccio neutro è pari a 7. Al di sotto di 7 siamo in presenza di un terriccio acido, al contrario se è superiore a 7 si tratta di un terriccio basico o alcalino.
Il pH è importante perché influenza le condizioni di crescita delle piante. Se il pH è molto acido o molto alcalino, molti microorganismi utili per le piante non riescono a vivere e a riprodursi.
Nei terreni alcalini, per esempio, la disponibilità di alcuni elementi nutritivi, come Ferro e Manganese, è spesso carente o non in quantità sufficienti per essere assorbiti dalle radici delle piante Acidofile.
Al contrario un terreno troppo acido non adatto per coltivare Iris, Rose e Tulipani che richiedono un substrato alcalino.
L’analisi del pH del terreno di un giardino può essere affidata a un laboratorio specializzato per ottenere la massima precisione, oppure possiamo ricorrere a un kit fai da te facilmente...
Pur essendo una Orchidea, per coltivare la Ludisia discolor non sarà necessario utilizzare i terricci per Orchidee composti da cortecce ma possiamo usare un normale terriccio. Non tutte le Orchideeinfatti sono epifite, cioè con radici aeree e la Ludisia ne è un esempio.
È apprezzata per la appariscente fioritura. Dalle rosette di foglie spiccano degli steli che portano una infiorescenza a spighe composta da tanti piccoli fiori bianchi. La fioritura avviene in inverno e dura sulla pianta per molti mesi.
Dopo la fioritura la Ludisia discolor continua però a esprimere un valore ornamentale, grazie alle foglie particolarmente decorate. Sono morbide e carnose e sono caratterizzate da venature argentee che tracciano dei disegni geometrici sulle foglie verde scuro. La pagina inferiore delle foglie invece è rossa.
Dove coltivare la Ludisia discolor
La temperatura di coltivazione ottimale è tra 18°C e 25°C, quindi le nostre case sono l’habitat ideale.
Ha bisogno di un ambiente luminoso ma va protetta dai raggi solari diretti che possono ustionare foglie e fiori. Naturalmente dovremo prestare maggiore attenzione nelle regioni con clima più caldo e sole torrido in estate. Nel nord Italia il sole è meno cocente e dovremo prestare attenzione ai suoi raggi solo in estate.
La pianta va protetta dai venti forti, specialmente quando è in fioritura, poiché potrebbero piegare gli alti steli.
In estate possiamo spostare il vaso sul terrazzo in una zona ombreggiata. Ma all’inizio dell’autunno dobbiamo riportarla in casa perché va in sofferenza sotto i 15°C.
Coltivare le Nerine bowdenii non è difficile e ci ricambiano con una fioritura davvero spettacolare. In primavera possiamo acquistare i suoi bulbi per trapiantarli in giardino o in grandi vasi sul terrazzo per ottenere le sue belle fioriture da settembre a ottobre.
Le Nerine bowdenii generano un cespuglio composto da lunghe foglie verdi nastriformi da cui spiccano lunghi steli che genereranno 5/6 fiori ciascuno. Gli steli possono raggiungere i 50 cm di altezza e sono perciò molto utilizzati per caratterizzare le aiuole o le bordure in giardino. I fiori sono raccolti in grappoli e hanno petali nastriformi con margini ondulati.
Possiamo scegliere tra tante varietà di Nerine, con tonalità della fioritura che segue tutte le tonalità dal bianco al rosso scuro. Le Nerine bowdenii, tra le più profumate, hanno bellissimi petali ondulati di color rosa vivo.
Dove coltivare le Nerine bowdenii
Come la maggior parte dei bulbi primaverili, cioè quelli che si piantano in marzo-aprile per avere fioriture estive e autunnali, ama i climi caldi ma non tollera il freddo.
Scegliamo una posizione soleggiata, ma al riparo dai forti venti che potrebbero piegare gli alti steli fioriti. Anche la pioggia può danneggiare i fiori delicati: teniamone conto se le coltiviamo in vaso.
Possiamo coltivare la Heuchera sia in giardino per decorare aiuole e bordure fiorite sia in vaso come pianta d’appartamento. È particolarmente apprezzata per il suo fogliame che, a seconda della varietà, assume colorazioni davvero particolari sui toni del rosso, del rosa e dell’arancione e con venature più chiare. In particolare nei mesi freddi le foglie assumono i colori più vivi.
Si tratta di una sempreverde perenne originaria del nord America e produce anche delle infiorescenze. Verso la tarda primavera e in estate la pianta produce lunghi steli su cui sbocciano piccoli fiorellini di colore bianco, rosso o rosa a seconda della varietà. Insieme alla fioritura la Hechera produce anche molti stoloni che diventeranno nuove piante.
I biostimolanti per le piante sono sostanze naturali che, se utilizzate in piccole quantità, sostengono le piante nella corretta crescita. Non sono concimi, né ammendanti, né agrofarmaci e non li sostituiscono: sono sostanze naturali che stimolare i processi nutrizionali delle piante indipendentemente dal tenore di nutrienti del prodotto. In questo modo potenziano la fioritura, migliorano l’allegagione e aiutano la pianta a superare gli stress abiotici. Cioè quelli provocati da errori di coltivazione e non da parassiti o funghi.
Quali sono i biostimolanti per le piante?
Possono essere riuniti in macro categorie principali: gli acidi umidi, i sali inorganici, i prodotti contenenti ormoni (come gli estratti di alghe) e quelli contenenti aminoacidi.
Il Decreto 75/2010 indica un elenco di sostanze considerabili come biostimolanti: idrolizzato proteico di erba medica, epitelio animale idrolizzato (solido o fluido), estratto (liquido o solido) di erba medica, alghe e melasso, estratto acido di alghe Fucales, inoculo di funghi micorrizici, idrolizzato enzimatico di Fabaceae, filtrato di crema di alghe (tal quale o in soluzione), estratto umico di leonardite ed estratto fluido azotato a base di alga Macrocystis Integrifolia.
I biostimolanti più utilizzati per il giardinaggio sono a base di estratti di alghe e sono utili per migliorare la fertilità del terreno e rafforzare le difese naturali della pianta.
Troviamo poi le sostanze umiche, derivate dalla decomposizione di materiali organici, provenienti da humus fossile (come la Leonardite) o da compost.
Possiamo coltivare la Escolzia se desideriamo avere una fioritura prolunga da maggio fino a settembre con grandi infiorescenze variopinte.
Le Escolzie sono un genere di piante erbacee da fiore che comprende almeno 15 specie. Quella più diffusa nei giardini è la Eschscholzia californica, detta anche Papavero della California. È una bella pianta annuale, tollera le gelate tardive perché resiste fino a 0°C ma non il freddo prolungato.
Il fogliame è molto decorativo e spunta su fusti che possono raggiungere i 30/40 cm di altezza. Il fogliame è elegante e frastagliato mentre i grandi fiori sono composti da 4 petali bianchi, gialli, arancioni o rosso a seconda della varietà.
I semi, piccoli e numerosissimi, sono contenuti in un baccello lungo 4–5 cm.
Un altro buon motivo per coltivare la Escolzia sono le sue proprietà terapeutiche. È infatti una pianta medicinale e viene utilizzata con insonnia e stati d'ansia.