Possiamo coltivare la Monarda per dare un tocco di colore a un’aiuola da giugno a settembre, grazie ai sui buffi fiori vistosi di colore rosso brillante.
La Monarda (Monarda didyma) è una pianta erbacea perenne proveniente dal nord America. È caratterizzata da una ricca fioritura e da foglie verdi leggermente profumate di Bergamotto. Dalle foglie di Monarda didyma si ricava anche un tè.
Nella maggior parte dei casi i fiori sono di colore rosso vivo e hanno dei petali simpaticamente “spettinati”! Attirano in particolare api e farfalle e sbocciano abbondantemente e in ripetizione da giugno fino a settembre.
In piena fioritura crea un cespuglio folto e compatto, alto circa 70/80 cm. Possiamo quindi utilizzarla nelle bordure alte per creare uno sfondo a piantine più piccole.
Irrigare le Orchidee in modo corretto è molto importante poiché spesso gli insuccessi sono determinati dalla mancanza o dagli eccessivi d’acqua. Un’eccessiva umidità nel terriccio e l’acqua stagnante nel sottovaso possono stimolare l’insorgere di malattie fungine, spesso letali per la pianta. Anche le gocce d’acqua persistenti sulle foglie possono favorire lo sviluppo di spore. Al contrario la mancanza di acqua rende rugose le foglie e secca le radici.
Le Orchidee inoltre assorbono l’umidità anche dalle foglie ed è quindi importante garantire una certa umidità ambientale. Per ricreare l’habitat delle foreste tropicali dovremo provvedere a frequenti nebulizzazioni sulle foglie.
Come irrigare le Orchidee
Le Orchidee non crescono in un tradizionale terriccio ma in una particolare miscela di torba e corteccia o altri materiali inerti. Le scopo degli interventi di irrigazione è quello di immagazzinare umidità nella torba e nella corteccia, materiali che la trattengono facilmente.
Il modo più semplice ed efficace per bagnare le Orchidee è di immergere delicatamente il vaso in un lavandino o in una bacinella riempiti di acqua. Immergiamo il vaso per metà ed evitiamo di far fuoriuscire la corteccia.
Lasciamola in immersione per 15/20 minuti in modo che corteccia e torba si impregni bene d’acqua. Quindi togliamola dall’acqua e lasciamo scolare il vaso molto bene, anche mezz’ora, prima di riporre il vaso nel sottovaso. Mai lasciare acqua nel sottovaso: provoca marciumi nelle delicate radici, che tendono a diventare marroncine.
Le esigenze idriche cambiano con le stagioni e l’andamento delle temperature. Indicativamente dovremo ripetere questa operazione 1 volta alla settimana in primavera, 2/3 volte alla settimana in estate...
Quella di coltivare la Camomilla è una tradizione che affonda le sue radici fin nell’antichità. Più che per la bellezza dei suoi fiorellini, qualche millennio fa veniva apprezzata e coltivata soprattutto per le proprietà sedative e antinfiammatorie. Ne abbiamo una testimonianza anche nel nome scientifico della Camomilla: Matricaria chamomilla. Matricaria deriva infatti da matrix che in latino significa matrice ma anche utero: proprio perché era un rimedio molto utilizzato contro i dolori mestruali. Il nome Camomilla invece deriva dal greco chamaimelon e significa mela di terra, da chamai “terra” e melon “mela”. Un nome attribuito per la vaga somiglianza con il profumo delle mele. Nella lingua spagnola è ancora più marcata questa origine: la manzana è la mela mentre la Camomilla si chiama manzanilla.
Dove coltivare la Camomilla
La Camomilla è una pianta erbacea annuale che fiorisce a partire dalla tarda primavera, da maggio a settembre. In seguito non servirà riseminarla poiché si riprodurrà spontaneamente. Anche se raccoglierete i fiori inevitabilmente qualcuno riuscirà a disseminare il terreno.
Possiamo coltivare la Camomilla sia in vaso sul terrazzo sia in giardino, nell’orto oppure come pianta decorativa nelle bordure e aiuole fiorite. L’importante è che sia un luogo ben soleggiato per garantire ricche fioriture.
Quello di togliere le macchie del prato è un problema di molti possessori di giardini. In vista della primavera possiamo prevedere una serie di interventi, come la semina e l’infoltitura di zone rovinate e spelacchiate. Oltre al normale calpestio e alla comprensibile esuberanza di bambini e animali domestici, il prato si può danneggiare e “macchiare” anche a causa di malattie fungine.
In questo caso è bene intervenire tempestivamente, poiché il problema tenderà a ampliarsi, rovinando altre zone di prato.
Togliere le macchie del prato: le malattie fungine
Sono molte le malattie fungine che possono colpire un tappeto erboso, come il Pythium spp, la Phytophtora capsici ma soprattutto la Rhizoctonia solani.
Lo sviluppo di questi funghi è favorito da temperature alte associate a umidità elevata. Provano marciumi radicali che portano alla necrosi e all’avvizzimento dei fili d’erba. Si evidenziano con macchie di prato decolorate o addirittura spoglie.
Si annidano nel terreno e si propagano velocemente tramite il contatto diretto, l’acqua di irrigazione, gli insetti e persino le correnti d’aria. Sopravvivono a temperature comprese tra i 9° C e i 30° C, ma le temperature ottimali per il suo sviluppo sono tra i 20 e i 30°C, con temperature notturne superiori ai 16°C.
Conoscendo le caratteristiche della malattia, possiamo intervenire in modo preventivo adottando alcune regole colturali atte a prevenire l’arrivo di spore. Come per esempio un’irrigazione calibrata e non eccessiva e un’altezza di taglio non troppo bassa.
Come risolvere il problema in modo biologico: i funghi antagonisti
Se non vogliamo utilizzare un agrofarmaco specifico di origine chimica, possiamo contare su una nuova soluzione naturale, a base di Trichoderma asperellum, consentita in agricoltura biologica. Si tratta di un fungo, antagonista...
Non è facile coltivare la Couroupita guianensis ma può dare grandi soddisfazioni. Conosciuta con il nome di “Albero delle palle di cannone” è una pianta sempreverde tropicale caratterizzata dalla produzione fiori e frutti davvero molto particolari. Il nome guianensis indica la sua provenienza, cioè della Guiana in Sudamerica.
La Couroupita guianensis dona infatti dei grandi fiori, con un diametro fino a 8-12 cm, che riempiono letteralmente la pianta. Un albero adulto arriva fino a 1.000 fiori al giorno. Dei fiori nascono dei frutti sferici marroncini, grandi fino a 25 cm e fino a 150 su un albero, del tutto simili a palle di cannone!
In natura, nella foresta fluviale, cresce fino a 30 metri di altezza. I fiori sono molto profumati e nascono su lunghi racemi legnosi che pendono dalla pianta. Le infiorescenze sono caratterizzate da sei petali concavi e carnosi, di colore arancio, rosa e rosso.
Dopo circa 10/12 mesi i grandi frutti rotondi, le famose “palle di cannone”, cadono dalla pianta poiché sono giunti a maturazione. Rappresentano anche un pericolo per le persone e gli animali che inavvertitamente ci passano sotto! Il frutto ha una buccia robusta, simile al cocco: infatti viene usata per realizzare ciotole e vasi. La polpa all’interno è gelatinosa e commestibile ma ha un odore disgustoso e non viene consumata dagli uomini.
La Couroupita guianensis viene coltivata anche come pianta ornamentale per le sue lussureggianti infiorescenze.
Dobbiamo scegliere i rampicanti sempreverdi in base al clima, all’esposizione solare e al tipo di risultato che desideriamo ottenere dalla “parete verde”: frangivista, antivento, decorativa, ecc.
La scelta di un rampicante sempreverde per coprire un grigliato, una pergola o una parete ha il vantaggio di garantire il risultato per tutto l’anno, senza perdere le foglie. In molti casi decorano solo con il fogliame, come l’Edera o la Vite americana, ma non mancano varietà con belle fioriture come il Gelsomino e l’Ipomea.
Scegliere i rampicanti sempreverdi: quale funzione avranno?
Se desideriamo coltivare un rampicante per creare una “parete verde” fitta e quindi per proteggerci dallo sguardo o dal vento dovremo ricorrere a varietà con una crescita compatta e possibilmente rapida.
La scelta potrebbe cadere sull’Edera o sulla Vite americana e canadese. L’Edera è il rampicante sempreverde per eccellenza e non richiede supporti poiché le sue radici aeree si attaccano al muro. Ci sono varietà con foglie screziate molto decorative.
La Viteamericana e canadese ha uno sviluppo molto veloce e il fogliame cambia colore in autunno virando verso il rosso.
Se invece vogliamo semplicemente nascondere un muro o una colonna e preferiamo delle piante da fiore, possiamo scegliere tra Bignonia, Caprifoglio, Gelsomino, Passiflora,Plumbago e Rincospermo.
Se invece vogliamo coprire una superficie orizzontale, possiamo puntare su Glicine, Kiwi...
Possiamo coltivare la Malva per le sue proprietà curative ma anche per i suoi grandi fiori che durano da giugno fino a settembre e per il portamento cespuglioso.
La Malva selvatica (Malva sylvestris) è una pianta perenne con un portamento eretto o prostrato. Dal fusto, alto fino a 80 cm, spuntano le foglie con margine dentato e ricoperte di un fitta peluria.
I fiori sbocciano in tarda primavera e sono di colore rosa o viola con striature più scure.
I fiori e in particolare le foglie sono ricche di mucillagini che conferiscono alla pianta proprietà antinfiammatorie ed emollienti. Una caratteristica nota fin dai tempi antichi: Malva in latino significa “molle” proprio per le proprietà emollienti.
La Malva si usa contro la tosse, per idratare le vie aeree e per sfiammare l’intestino. È un lassativo non irritante e non violento ed è indicato in gravidanza, per bambini e anziani.
Possiamo coltivare un Eucalipto in vaso se vogliamo portare un po’ di oriente nella nostra casa. Dietro il nome Eucalipto si cela in realtà un genere di piante che comprende più di 700 specie. Proveniente dalle Filippine e dall’Australia nei luoghi d’origine raggiunge anche i 90 metri: in Italia in giardino non supera i 20/25 metri ma ci sono varietà che possono essere coltivate in vaso come l’Eucalyptus gunnii.
Il nome Eucalipto deriva dal greco “nascondere bene” e si riferisce al caratteristico fiore celato dai petali.
Un buon motivo per coltivare il Cotyledon in casa è la particolarità delle sue foglie: sono carnose, piacevoli al tatto e leggermente concave, caratteristica dai cui prende il nome. Cotyledon significa infatti cavità in greco (kòtile). Inoltre produce dei bellissimi fiori colorati sui toni del rosso, dell’arancione e del giallo, presenti sulla pianta dalla tarda primavera fino all’autunno.
I Cotyledon sono un genere di piante succulente provenienti dall’Africa: fanno parte della famiglia delle Crassulaceae e sono disponibili più di 15 specie differenti.
Cotyledon sono piante semi arbustive, che possono assumere svariate forme; le foglie sono carnose ed i fiori, penduli in quasi tutte le specie, hanno colorazioni che vanno dal rosso al giallo.
Dove coltivare il Cotyledon
Tollera il caldo fino a 30°C ma teme il freddo sotto i 10°C. La temperatura ideale di coltivazione è sui 21°C, quindi il nostro appartamento è il posto migliore per coltivare i Cotyledon.
Scegliamo una posizione molto luminosa, possibilmente una finestra esposta a sud, lasciando tranquillamente la pianta sotto i raggi solari diretti. Soltanto in estate, quando il sole è particolarmente caldo, schermiamo i raggi con una tenda o spostiamo la pianta in un luogo semi ombreggiato.
Attenzione alle correnti di aria fredda in inverno: se la pianta perde le foglie può essere colpa di un colpo di freddo o di temperature troppo basse.