Quella di coltivare i Gerani sui terrazzi è una tradizione per molte famiglie italiane e fanno bene perché sono facili da coltivare e offrono fioriture abbondanti e durature, dalla primavera fino all’autunno.

COLTIVARE I GERANI: ZONALI, RICADENTI E IMPERIALI

Disponibili in molte varietà e ibridi con colorazioni che vanno dal bianco al rosa e dall’arancio al rosso, i Gerani (Pelargonium) più diffusi sono quelli zonali, quelli ricadenti e quelli imperiali.

Il Geranio zonale (Pelargonium zonale) ha un portamento cespuglioso, con foglie tondeggianti verde chiaro zonate di bronzo o marrone (da cui prende il nome). Fiorisce da aprile a ottobre e può essere coltivato in cassette da balcone. Può essere coltivato in piena terra solo nelle zone del sud, poiché soffre sotto i 5°C.

Il Geranio ricadente (Pelargonium peltatum) noto anche come Geranio edera o Parigino è molto amato per le due doti decorative: il portamento ricadente crea ricche cascate fiorite da maggio a ottobre, in tanti colori (bianco, rosa, rosso, lilla, bicolori, ecc.). Ha fusti lunghi anche fino a 2 metri, con foglie simili all’Edera e fiori riuniti in ombrelle. Per la sua fioritura caratteristica si coltiva in cassette sul balcone.

Il Geranio Imperiale (Pelargonium grandiflorum) o Macranta (dal greco “grande fiore”) ha fiori molto grandi, con centro scuro, sui toni del bianco, rosa, rosso, porpora e marrone. Le foglie sono diverse dal Geranio Zonale: sono solcate da visibili nervature e dentellate ai margini.

I NEMICI DEI GERANI: LA FARFALLA

I Gerani hanno due nemici naturali, che è bene conoscere per prevenirne l’arrivo.

La farfalla del Geranio, meglio detta Cacyreus marshalli ma conosciuta anche come Licena del Geranio, è un insetto “alieno”, cioè introdotto recentemente in Italia e figlio della globalizzazione. Dall’Africa si è diffuso a macchia d’olio in tutta Europa, dove non ci sono i predatori naturali presenti nei paesi d’origine e dove hanno trovano condizioni climatiche favorevoli.

È possibile riconoscere una farfalla del Geranio per le ali grigie o marrone chiaro lunghe circa 30 mm, striate color crema nella loro forma adulta e per il verde chiaro delle larve grosse circa 10 mm. Le piante infestate dall’insetto hanno delle macchie scure sui petali dei fiori o dei buchi nelle foglie, lasciati dalle larve affamate. Si distingue dalle altre farfalle perché le ali posteriori terminano con una “codina” tipica.

Per capire come combatterla, dobbiamo capire il suo ciclo vitale, poiché soltanto allo stato larvale rappresenta un pericolo per le piante. La farfalla adulta, che non danneggia la pianta, depone le uova: puntini bianchi o giallini di circa un millimetro, sparsi sulle piante. Le uova si schiudono in tarda primavera, quando la temperatura arriva sui 20°C, liberando delle piccole larve che subito entrano in uno stelo scavandolo completamente per nutrirsi, fino a rendere gli steli cavi.

Queste larve, dette endogene, a un certo punto sono piuttosto grandi ed escono dagli steli provocando i tipici fori di uscita presenti agli internodi: esce una larva verde a strisce lilla che ben si mimetizza con le foglie e i fiori. Questa larva esogena si nutre come una qualunque altra larva di farfalle di foglie. Le larve entrano in stadio di pupa da cui sfarfalla l’adulto e ricomincia il ciclo. Nei nostri climi questo insetto compie dalle 2 alle 5 generazioni ogni anno, con un risultato che una pianta attaccata in primavera può’ essere completamente rinsecchita ora dell’estate!

Essendo insetti estranei al nostro habitat naturale non esistono nemici naturali per combatterli ed è necessario intervenire subito, con un insetticida specifico contro la farfalla del Geranio. È pronto all’uso e si può applicare una volta al mese se l’infestazione è bassa, oppure ripetendo il trattamento dopo 2 settimane se l’infestazione è alta. È un agrofarmaco quindi utilizzate tutti sistemi di protezione indicati sulla confezione e durante il trattamento bagnate uniformemente la pianta fino alla soglia del gocciolamento. Il prodotto è assolutamente innocuo per la pianta, ma letale per le larve.

Per evitare infestazioni eccessive, che comportano inevitabilmente dei danni alle piante, possiamo effettuare un trattamento in via preventiva, all’inizio della primavera e prima che la temperatura diurma raggiunga i 20°C. Stroncando così il pericolo sul nascere, fin dalla prima generazione, eviteremo il rischio di contagio.

LA RUGGINE DEL GERANIO

La Ruggine del Geranio non è un parassita ma una malattia fungina, spesso causata da errori di coltivazione, come per esempio un tasso umidità troppo alto e un’eccessiva irrigazione.

La Ruggine del Geranio si riconosce per le macchie marrone chiaro sulle foglie, che ricordano appunto il colore dell’ossidazione del ferro. Le macchie clorotiche, col tempo inscuriscono e liberano un micelio polveroso. Le piante attaccate, se scosse, rilasciano una polverina marroncina; sono le spore del fungo che volano via. Attenzione a non confondere la Ruggine con l’Alternaria, che produce macchie marroni, ma più chiare e senza spore.

Lo sviluppo è favorito dal permanere dell’umidità sulle foglie per un periodo superiore a 3 ore.

I funghi della Ruggine si sviluppano in temperature comprese tra i 18 e i 24°C e, come tutti i miceti, prosperano grazie all’umidità, quindi una prima precauzione da adottare può essere la riduzione delle irrigazioni e il miglioramento del drenaggio del terreno. Meglio sarebbe utilizzare un’irrigazione a goccia, per evitare un clima troppo umido sulle fronde a causa di una irrigazione a pioggia.

Le spore delle Ruggini si diffondono con il vento o grazie agli insetti che volano di pianta in pianta, in breve tempo e per grandi distanze, quindi una volta che vengono identificate le prime macchie su foglie o rami, è bene eliminare subito le parti del Geranio infette o addirittura l’esemplare colpito, per evitare il contagio di altre piante.

In caso di contagio, dopo aver eliminato e distrutto le parti infette possiamo effettuare un trattamento con un fungicida di contatto: va diluito e spruzzato sulle piante da proteggere. Ripetere l’intervento dopo 15-20 giorni e in caso di pioggia.

Per prevenire lo sviluppo di malattie fungine, per esempio se le piante sono già state colpite l’anno scorso, possiamo effettuare un trattamento all’inizio della primavera, con temperature sotto i 18°C, con un fungicida rameico, come la poltiglia bordolese, consentito in agricoltura biologica. Oppure possiamo ricorrere all’Idrogeno Carbonato di Sodio: una polvere, consentita in agricoltura biologica, che crea un ambiente sfavorevole allo sviluppo di funghi e quindi previene lo sviluppo di cellule fungine.