Se volete coltivare le Zucche i mesi freddi sono i più indicati. Usate negli Usa per confezionare le tradizionali lanterne ad Halloween e nella nostra Pianura Padana per il ripieno dei ravioli e come ingrediente delle zuppe che ci aiutano ad affrontare il rigore dei mesi freddi, le Zucche sono le regine degli ortaggi invernali. I suoi frutti cominciano a offrirci il loro sapore in autunno e i raccolti possono accompagnarci per tutto l’inverno.
COLTIVARE LE ZUCCHE: ATTENZIONE AL TERRENO E ALLA CONCIMAZIONE
La semina della Zucca va effettuata in aprile, solitamente in un semenzaio, per poi mettere a dimora le piante giovani verso la fine della primavera, veder sbocciare i fiori in estate e attendere poi i raccolti in inverno a partire dal mese di ottobre.
Il ciclo vitale della Zucca rende possibile la crescita di una pianta abbastanza suscettibile alle temperature; la Zucca può crescere bene in un ambiente mite, non più freddo di 10°C né più caldo di 30°C, in una posizione ben esposta ai caldi raggi del sole, la cui luce è preziosa per le grandi foglie.
Il terreno ideale per la Zucca deve avere un pH tra 6 e 7 e deve essere ben sarchiato e concimato prima della messa a dimora. La concimazione, consigliata con quantità abbondanti di un concime organico, come il letame o lo stallatico, o un prodotto granulare a lenta cessione per piante orticole, va eseguita durante la messa a dimora ed è molto importante per la crescita delle piante. Un elemento fondamentale per l’arricchimento del terreno è il Potassio: un terreno ricco di Potassio può produrre frutti più dolci. Può essere utile aggiungere una pacciamatura alla base delle piante, per rendere più difficile la crescita di piante infestanti.
La Zucca ha bisogno di molta acqua per dare alla luce frutti grandi e ricchi di polpa: va innaffiata regolarmente, abbondantemente...
Coltivare i Finocchi è una pratica molto diffusa nel Mediterraneo. Dal sapore dolce e aromatico, il Finocchio appartiene alla famiglia delle Apiacee ed è parente di piante erbacee come il Cumino, la Carota e il Sedano. Dai semi al grumolo di foglie alla sua base, talvolta erroneamente confuso per un bulbo, ogni sua parte da secoli viene usata nelle nostre cucine: cruda, cotta o come base per tisane digestive. I suoi ciuffi verde chiaro possono decorare anche i nostri giardini: le specie selvatiche possono generare fusti alti fino a 2 metri d’altezza e sono più decorativi di molti piccoli arbusti.
Esistono molti tipi di Finocchio: i più diffusi sono quello romanesco, più tondeggiante, e quello mantovano con una forma piatta e allungata, ma esiste anche il Finocchio Diamante, Bianco di Firenze, di Chioggia, di Sicilia, ecc. All’atto della scelta della piantina da trapiantare, potrete scegliere la varietà più adatta al periodo, poiché esistono piante precoci, autunnali, invernali e tardivo invernali. Per esempio il Finocchio romanesco è più adatto all’autunno mentre quello mantovano è più adatto a una coltivazione primaverile.
Proteggere gli orti dal freddo nei mesi più freddi è necessario se vogliamo continuare a coltivare anche in autunno e soprattutto in inverno. Gli inverni rigidi e piovosi e le gelate sono infatti nemici delle colture, che richiedono invece temperature costanti e irrigazioni periodiche.
PROTEGGERE GLI ORTI DAL FREDDO: LE SOLUZIONI PER IL GIARDINO
A seconda delle dimensioni del nostro orto, della collocazione e della temperatura, possiamo optare per diverse soluzioni. Per proteggere orti all’aperto in zone dal clima mite, possiamo ricorrere a tunnel smontabili, composti da archi metallici coperti con un materiale plastico, normalmente in polietilene.
Anche la pratica della pacciamatura ci può aiutare a ridurre il differenziale termico tra le radici delle piante e la temperatura esterna.
Per orti più estesi, esistono invece serre da giardino permanenti, dove coltivare piante orticole tutto l’anno. Di queste serre ne esistono due tipi: quella fredda e quella riscaldata. La serra fredda è utile per proteggere le piante in inverno in luoghi dal clima mite, mentre in zone con inverni molto rigidi è necessario dotarsi di una serra con impianto di riscaldamento.
La temperatura dipende anche dalle varietà orticole che si vogliono coltivare; una serra riscaldata per esempio ci permetterà di prolungare i raccolti e le fioriture.
Ḕ finita l'estate ma non perdiamo il piacere di coltivare un orto: cosa coltivare in autunno e nei mesi più freddi? L’autunno e l’inverno sono un periodo di riposo per molte delle piante che conosciamo, che in questo periodo o non crescono o entrano in uno stato di riposo vegetativo. In realtà l’orto non dorme mai e anche nei mesi più rigidi possiamo esprimere il nostro pollice verde scegliendo le varietà più adatte.
ORTO: COSA COLTIVARE IN AUTUNNO
Tra le piante più adatte troviamo molti ortaggi a foglia larga, come per esempio Cavoli, Verze, Biete, Spinaci, Lattuga, Radicchio e Rucola. Queste piante amano climi freschi e umidi e che se coltivate in vaso vanno esposte in pieno sole.
A questo tipo di ortaggi possiamo aggiungere anche piante che prosperano in ambienti freddi e che per questo sono privilegiate nelle coltivazioni del nord Europa, come Cavolfiori, Broccoli e Cavolini di Bruxelles o come i Ravanelli.
A lato dei campi, possiamo veder spuntare le foglie lunghe e affusolate di bulbacee come Cipolle, Aglio e Porrio come le Carote e i Finocchi, perché il terreno sia fresco ma asciutto.
Anche erbe aromatiche come Salvia, Rosmarino, Timo e Prezzemolo reggono bene il gelo dei mesi freddi, se coltivate in luoghi riparati dai venti gelidi dell’inverno.
Le piante da frutto in autunno necessitano di una serie di interventi utili per il loro corretto sviluppo nella prossima primavera. Si tratta di una serie di operazioni e di buone pratiche che i tecnici chiamano trattamenti autunnali: vediamo ci cosa si tratta.
PIANTE DA FRUTTO IN AUTUNNO: PERCHE’ E’ IMPORTANTE INTERVENIRE IN QUESTO PERIODO
Affinché le piante crescano rigogliose e ricche di frutti il prossimo anno è fondamentale che siano sane e per raggiungere questo obiettivo dobbiamo partire proprio dall’autunno. Cioè quando le piante sono a fine ciclo, quindi dopo la raccolta. Quando la pianta finisce il ciclo della produzione dei frutti e ha compiuto la sua funzione fisiologica di riproduzione, inizia una fase di riposo, detta dormienza, che serve all’albero per prepararsi per la stagione successiva a partire dalla creazione delle nuove gemme che matureranno l’anno prossimo.
In questa fase numerosi parassiti, sia insetti sia funghi, sono ancora attivi e a loro volta si preparano a sviluppare le proprie progenie che nasceranno nella primavera successiva. In questo periodo sono particolarmente sensibili e indifesi ed è quindi più facile colpirli. Per esempio alcune malattie fungine, come la ticchiolatura, il colpo di fuoco batterico o la bolla del pesco, hanno in questa fase il momento di prima propagazione delle spore e degli organi svernanti, che normalmente vanno a collocarsi tra gli interstizi della corteccia oppure tra i residui vegetali morti, come le foglie cadute, in mezzo all’erba ai piedi dell’albero o nei rami secchi.
Un intervento ben eseguito in autunno con un fungicida, come la poltiglia bordolese, va a colpire gli organi di conservazione dei funghi patogeni che andrebbero poi a svilupparsi nella primavera successiva. Andando così a limitarne la propagazione, a ridurre il potenziale di inoculo...
Eliminare le Tignole e le Tignolette dalla vite è importante poiché si tratta di due parassiti tra i più pericolosi per questa pianta.
La Tignola (Eupoecilia ambiguella) e la Tignoletta (Lobesia botrana) sono due lepidotteri considerati una delle maggiori minacce dai coltivatori di viti, per via della loro rapidità riproduttiva e della loro voracità. Sono due specie di lepidottero molto simili e pericolose, ma con alcune caratteristiche differenti.
Entrambe si nutrono non solo di fiori e frutti delle viti, ma anche di ogni pianta da bacca ed è facile che la Tignoletta possa attaccare anche gli arbusti di Ribes, Olivi o altre piante spontanee per nutrirsi dei loro frutti.
Sono differenti gli ambienti nei quali le due specie possono prosperare: mentre la Tignola, più resistente al freddo, prospera nelle regioni del nord Italia, è più facile trovare la Tignoletta nei luoghi caldi del centro-sud.
ELIMINARE LE TIGNOLE E LE TIGNOLETTE DALLA VITE: IMPARIAMO A RICONOSCERLE
È possibile riconoscere Tignola e Tignoletta dalle caratteristiche fisiche dei loro vari stadi di sviluppo: le uova sono di colore giallastro, ma quelle della Tignola si scuriscono prima di schiudersi. Mentre le larve della Tignola sono rossastre con la piccola testa nera, quelle della Tignoletta sono di un verde opaco. Nella forma adulta la Tignola è grande dai 10 ai 12 mm ed è riconoscibile per le ali anteriori giallastre tagliate da una banda scura trasversale, la Tignoletta è invece poco più piccina e ha le ali anteriori tinte di sfumature marmoree...
Eliminare la Peronospora della vite è importante perché è una delle minacce più importanti per i vigneti, fin dalla fine dell’Ottocento quando è arrivata per la prima volta in Europa proveniente dalle coltivazioni del nord America. È provocata da un fungo, la Plasmopara viticola, che arriva sui vitigni trasportato dal vento o dalla pioggia. Quando lo sporangio, ovvero il contenitore delle spore del fungo, arriva su una superficie liquida rilascia le sue spore che, a contatto con la foglia, cominciano a svilupparsi negli spazi tra le cellule vegetali nutrendosi di essa.
ELIMINARE LA PERONOSPORA DELLA VITA: COME SI RICONOSCE
Le parti della foglia infette cominciano a seccare, creando degli spazi morti sulla pianta dette macchie d’olio. Solitamente, lo sviluppo del fungo può avvenire in primavera, quando il clima, maggiore di 10°C e la frequenza di precipitazioni lo favoriscono.
Le foglie colpite dalle macchie d’olio seccano e muoiono; durante la fase di crescita dei frutti, se il fungo riesce a trasmettersi attraverso i tralci, gli acini cominciano a disseccarsi e cadono.
Una volta che il fungo ha terminato il suo nutrimento, solitamente dopo la fase di sviluppo dei frutti, comincia a rilasciare un insieme di sporangi che può attaccare sia le foglie sia i grappoli e che si manifesta come una muffa di colore grigio o bianco. Da lì, gli sporangi, trasportati dal vento o dalle gocce d’acqua delle precipitazioni stagionali, possono infettare altre foglie o altre piante. La velocità della loro diffusione può determinare, nel corso di qualche mese, l’indebolimento delle piante e, nel caso di infestazioni estese, la morte di interi vitigni.
Coltivare i Cedri (Citrus medica) è un’abitudine che affonda le sue origini nella storia, poiché il Cedro è forse l’agrume conosciuto da più tempo in Europa. Da migliaia di anni viene coltivato per i suoi frutti che sono un ingrediente per bibite rinfrescanti, piatti succulenti e persino qualche medicinale naturale. Ma con le sue grandi foglie verdi e lucide e i suoi piccoli fiori bianchi, a seconda del genere, il Cedro viene anche coltivato per abbellire i nostri giardini. Alcune specie di Citrus medica, come la Sarcodactylus, sono coltivate esclusivamente per motivi ornamentali: il frutto di questa specie, chiamata anche Mano di Budda, è in effetti molto particolare.
I suoi alberelli, che possono crescere fino a 7 metri, ci donano fiori bianchi dalla primavera all’autunno, e se ben coltivato ci regala i suoi grossi frutti gialli d’inverno.
Coltivare la Borragine (Borago officinalis) è facile e la sua lunga fioritura può dare un piccolo tocco di colore ai nostri terrazzi per lungo tempo, dall’inizio della primavera all’inizio dell’autunno. Inoltre da secoli la borragine è usata in erboristeria e in cucina in molte ricette regionali, come i pansotti liguri, e le sue foglie possono essere utili anche per dare sapore ai nostri piatti, per esempio le torte salate. Attenzione però a usarla in cucina: la Borragine contiene alcaloidi pirrolizidinici che, se assunti in quantità, sono potenzialmente tossici per il fegato. Perciò va consumata con moderazione, va sempre usata cotta e ridotto al minimo l’uso in infusi e tisane. Sicuramente va evitata da chi ha problemi epatici e dalle donne in gravidanza o allattamento.