La presenza di Oidio sulle orticole è un problema comune per molti appassionati: temporali e un tasso elevato di umidità, associati temperature a mite stimolano lo sviluppo delle spore fungine. E anche i nostri errori di irrigazione possono contribuire!
L’Oidio, detto Mal Bianco, si presenta come una muffa bianca e farinosa: di solito colpisce le foglie ma può raggiungere anche gli steli, i boccioli e i frutti. Le piante colpite risultano indebolite, interrompono l’attività vegetativa, i frutti si rompono e se, non curate, perdono le foglie e possono morire.
Se notiamo la presenza della malattia, dobbiamo intervenire tempestivamente, perché le spore dell’Oidio si diffondono con il vento e possono contagiare altre piante.
Odio sulle orticole: come prevenire il problema con le polveri di roccia
Contro l’aumento delle temperature non possiamo fare niente, ma possiamo adottare le migliori pratiche agricole per evitare gli eccessi di umidità. Oltre a irrigare solo quando è necessario, possiamo sfruttare la micro-irrigazione o i tubi gocciolatori per limitare l’acqua erogata e per bagnare solo il terreno e non le foglie. La presenza di acqua persistente sulle foglie stimola infatti lo sviluppo delle spore fungine.
Per i green lovers è sempre più importante saper utilizzare correttamente gli elicitori sulle piante per difenderle da insetti e malattie fungine. Dopo i recenti divieti, che hanno fortemente limitato la vendita di agrofarmaci agli hobbisti, gli appassionati sono obbligati ad acquisire le tecniche agronomiche e le soluzioni utilizzate già con successo nell’agricoltura biologica professionale.
Non dobbiamo più intervenire quando la pianta è infestata e la lotta è più difficile senza far ricorso alla chimica, ma dobbiamo agire preventivamente per fare in modo che le malattie fungine e i parassiti non trovino le condizioni ideali per proliferare sulle nostre colture. Spesso il successo si ottiene attraverso l’uso combinato di differenti soluzioni.
Si tratta di una domanda che molti hobbisti si sono posti: perché i miei Pomodori hanno il fondo nero? Oggi affrontiamo quella che tecnicamente viene definito “marciume apicale del Pomodoro”. Un problema ampiamente studiato nell’agricoltura professionale perché, oltre a rovinare l’estetica dei frutti, ne pregiudica anche le qualità organolettiche.
L’apice dei Pomodori inizia a diventare opaco, poi diventa bruno e quindi nero. La parte malata tende a marcire e anche l’interno diventa immangiabile.
Si tratta di una fisiopatia, cioè un malessere della pianta causato da un errore di coltivazione e non da un insetto o una spora fungina.
Perché i Pomodori hanno il fondo nero?
Nella maggior parte dei casi è la mancanza di Calcio (Ca) che fa diventare neri gli apici dei Pomodori. Può essere causata da due fattori: l’effettiva mancanza di questo nutriente nel terreno oppure un’irrigazione sbagliata e insufficiente. Se sottoposta a stress idrico e siccità, la pianta di Pomodoro tende a “rubare” l’acqua dai frutti, interrompendo il traporto di Calcio fino agli apici.
Oltre agli stress idrici e alla carenza di Calcio, altre cause possono provocare delle macchie nere sui frutti di Pomodoro. Per esempio la presenza di insetti nel terreno, le ferite causate dalla grandine o un eccesso di concimazione ricca di Azoto che stimola la produzione di foglie. In caso di grandine possiamo disinfettare le ferite con la Propoli.
Ma nella maggior parte dei casi è un problema legato al ciclo del Calcio.
Come prevenire i marciumi apicali
I periodi in cui dovremo prestare maggiore attenzione sono quelli più caldi e secchi e in cui i Pomodori sono in fase...
Chi coltiva gli ortaggi spesso si trova a dover combattere gli Afidi, specialmente a partire dalla primavera. Questi insetti infatti iniziano la loro attività quando le temperature iniziano a salire dopo l’inverno. In estate, a causa del clima troppo caldo e secco, posso ridurre l’attività ma sono attive fino all’autunno.
Il vero problema è la loro grande prolificità. Sono piccoli e quasi invisibili, infatti vengono chiamati anche pulci delle piante, e se non controlliamo con frequenza le nostre piante per cogliere i primi segnali d’allarme rischiamo di accorgerci quando ormai si sono già moltiplicate.
Fortunatamente abbiamo molte frecce al nostro arco per difendere il nostro orto dagli Afidi, anche con soluzioni totalmente naturali e consentite in agricoltura biologica.
Combattere gli Afidi: iniziamo dalla prevenzione
Il modo migliore per combattere gli Afidi è evitare che depongano le uova sulle nostre piante e inizino una infestazione.
Come abbiamo scritto si tratta di insetti piccolissimi ed è arduo inviduarli e toglierli manualmente. Possiamo invece ricorrere a soluzioni che rendono le piante immangiabili o inospitali gli Afidi.
I prodotti a base di Neem (pellet, polvere, ecc.) sono ricchi di limonoidi e principi attivi, tra cui l’azadiractina usata come insetticida e acaricida in agricoltura biologica. L’azadiractina svolge un’azione fagorepellente e rende le foglie disgustose per i parassiti. Non uccide quindi gli Afidi, ma evita che prendano la “residenza” sulle nostre piante. Se vuoi maggiori informazioni...
I trattamenti con biostimolanti e corroboranti sulle piante sono utili per migliorare le difese naturali delle colture e limitare la comparsa di malattie fungine, insetti parassiti e fisiopatie causate da errori di coltivazione.
La scelta di abbracciare il "giardinaggio biologico" e di utilizzare i corroboranti si basa sulla volontà di ridurre l'uso di prodotti chimici e di tutelare l'ambiente. I corroboranti rappresentano un importante alleato in questo percorso. È opportuno precisare che in Italia la produzione e la vendita di questi prodotti sono regolamentate da decreti legislativi. Sia i corroboranti sia i biostimolanti sono a base di sostanze di origine naturale, estratte da vegetali (come l'ortica, il tannino e gli oli vegetali) o da minerali (per esempio la polvere di roccia).
Già sperimentati con successo in agricoltura biologica per la lotta integrata contro parassiti e spore fungine, oggi sono diventati un’arma fondamentale per gli hobbisti, specialmente quelli sprovvisti di patentino fitosanitario che dal 2023 non potranno più acquistare liberamente gli agrofarmaci per la cura delle piante.
Perché usare i corroboranti sulle piante
I corroboranti in Italia sono normati ed elencati dal DPR 55/2012 che li definisce come “sostanze di origine naturale, diverse dai fertilizzanti, che migliorano la resistenza delle piante nei confronti degli organismi nocivi e proteggono le piante da danni non provocati dai parassiti”. Quindi, pur non essendo “fitosanitari”, svolgono un’azione utile per contrastare i parassiti poiché aumentano le difese naturali delle piante.
Le piante usano principalmente due metodi per difendersi. Inibiscono l’alimentazione e la riproduzione dei parassiti o dei funghi, per esempio indurendo la cuticola della foglia, cioè lo strato più superficiale. Oppure possono emettere dei messaggi volatili...
Quali soluzioni ha un hobbista per combattere la Peronospora in un orto o in frutteto dopo i recenti divieti sull’uso degli agrofarmaci? Dobbiamo passare a una “lotta biologica” che prevede l’uso di diverse armi, che possono essere congiuntamente, specialmente in caso di invasione!
Perché combattere la Peronospora
Con il termine Peronospora indichiamo generalmente una serie di malattie fungine che attaccano le piante commestibili, quindi da orto e da frutto, provocando necrosi e marciumi. In realtà la famiglia delle Peronosporacee è composta da molti generi differenti che spesso identifichiamo con il nome delle colture maggiormente colpite. Come la Peronospora della Lattuga (Bremia lactucae), quella delle Crucifere che attacca i Cavoli (Peronospora brassicae) o quella della Vite (Plasmopara viticola).
In caso di infezione in un orto o in un frutteto i danni provocati dalla Peronospora sono ingenti, con perdita dei frutti e delle stesse piante nel caso di quelle erbacee. Sulle foglie appaiono delle macchie brune o grigie, la pianta smette di fiorire e tende a seccare, nei cespi di insalata colpisce le foglie esterne ma può estendersi all’interno e nelle Cucurbitacee arriva a distruggere la pianta. Inoltre le spore di propagano facilmente tramite il vento e in condizioni favorevoli, cioè in presenza di ambienti umidi o piovosi, possono facilmente contaminare le piante vicine.
Per queste ragioni è bene prevedere gli interventi preventivi, per evitare che il problema insorga, e dei trattamenti risolutivi in caso di infezione.
Quella di usare l’Olio di Colza per difendere le piante è una pratica sfruttata con successo da molti anni in agricoltura biologica. Oggi l’evoluzione tecnologica porta anche agli hobbisti questo nuovo strumento di lotta biologica, poco conosciuto ma molto efficace.
In particolare è utile per limitare la presenza degli insetti parassiti con apparato boccale pungente-succhiante, come gli Afidi, gli Acari (detti ragnetti rossi), le Aleurodidi (dette moschebianche) e le Cocciniglie.
Usare il Bacillus thuringiensis contro i Lepidotteri è una delle poche soluzioni rimaste agli hobbisti per combattere questi pericolosi parassiti dalle piante dell’orto e da frutto dopo i recenti divieti. Si tratta infatti di un prodotto naturale, consentito in agricoltura biologica e acquistabile senza patentino.
Mentre i parassiti di più piccole dimensioni, come Acari e Afidi, possono essere facilmente neutralizzati con prodotti di origine naturale, come l’Estratto di Ortica, le larve di Lepidotteri essendo più grandi presentano una certa resistenza. Si tratta di larve di farfalla che allo stadio adulto non rappresentano un problema, ma appena escono dalle uova sono particolarmente voraci e possono defogliare una pianta in pochi giorni. Alludiamo a parassiti molto conosciuti come la Tuta absoluta (nota come Tignola del Pomodoro), le Nottue e le Cavolaie (Pieris brassicae).
Bacillus thuringiensis per difendere le piante: come agisce
Il Bacillus thuringiensis è un batterio di origine naturale che si trova facilmente anche nel terreno. Assolutamente innocuo per l’uomo e gli altri animali è un vero “nemico naturale” delle larve di farfalla.
Una volta ingerito dalla larva, il Bacillus produce spore e cristalli nell’intestino alcalino dei lepidotteri, che provocano la morte dell’insetto.
Non è efficace nei confronti delle uova o degli insetti adulti: è mirato sulle larve, meglio se colpite nei primi giorni di vita.
Come usare il Bacillus thuringiensis
Possiamo usarlo su un po’ tutte le piante edibili, cioè...
Saper usare il Neeem in un orto è importante perché si tratta di una soluzione biologica e naturale per il controllo degli insetti parassiti e delle malattie fungine.
Il Neem (Azadirachta Indica) è un albero originario del Sud-Est asiatico, da cui si estraggono da secoli sostanze impiegate in medicina, veterinaria, cosmesi e agricoltura. È stato oggetto di diverse ricerche che hanno evidenziato una naturale attività insetticida e fungicida contro Oidio e Ruggine.
Sono in particolare i semi dei frutti di questa pianta che sono ricchi di limonoidi e principi attivi, tra cui l’azadiractina usata come insetticida e acaricida in agricoltura biologica. Un po’ tutte le parti della pianta contengono azadiractina ma sono particolarmente concentrati nei semi: nei paesi d’origine c’è la tradizione di inserire foglie di Neem negli armadi e nei libri per tenere lontani i parassiti.
L’azadiractina ha un effetto insetticida perché svolge un’azione fagorepellente e rende le foglie disgustose per i parassiti. Non solo: svolge anche un’azione translaminare, cioè penetra nei tessuti e quindi raggiunge tutte le parti della pianta. Se viene applicato per via radicale ha discrete proprietà sistemiche ed esplica la sua azione nel tempo.
Oltre all’azione insetticida, i prodotti a base di Neem sono anche ricchi di Azoto e sono consentiti come concimi in agricoltura biologica.