Eliminare la Processionaria del Pino in modo tempestivo, alle prime avvisaglie del suo arrivo, è molto importante poiché ci permette di limitare danni maggiori. Ma non è sempre facile: ecco tutto quello che dovete sapere!
ELIMINARE LA PROCESSIONARIA DEL PINO: CONOSCERLA PER COMBATTERLA CON SUCCESSO
Processionarie è il nome comune col quale vengono designate diverse specie di farfalle della famiglia delle Thaumetopoeidae e dovuto al caratteristico modo che hanno le loro larve di strisciare l’una dietro l’altra, in file lunghe anche diversi metri. Di forma tozza e cilindrica, sono ricoperte da numerosi peli, di cui quelli della parte dorsale sono particolarmente fitti e urticanti perché contengono grandi quantità di acido formico. Quando entrano a contatto con la pelle possono provocare esantemi e irritazioni; se invece entrano in contatto con gli occhi o l’interno delle vie respiratorie possono provocare dolori molto forti e anche shock anafilattico. Sia l’uomo che gli animali risultano molto sensibili e soggetti alle medesime problematiche.
Le Processionarie, per la loro voracità, sono inoltre molto dannose alle piante forestali. Le due specie più comuni e diffuse sono la Processionaria del Pino (Thaumetopoea pityocampa) e quella la Processionaria della Quercia (Thaumetopoea processionea).
IL CICLO DI VITA
Di preferenza attacca i Pinus nigra e i Pinus sylvestris ma ha dimostrato di potersi adattare con successo anche sui Pinus Halepensis, Pinea, Pinaster, Strobus, Larix decidua, Cedrus e Picea abies. La pianta infestata viene defogliata è diventa più debole e facile preda di parassiti secondari del legno come gli scolitidi che ne determineranno la perdita definitiva
L’adulto è una farfalla notturna di dimensioni medio piccole con antenne doppiamente pettinate. L’addome di colore rossiccio è peloso e le ali, quando sono a riposo, sono disposte a tetto.
Il periodo di sfarfallamento degli adulti varia in funzione della latitudine e dell’altitudine: è più precoce nel nord Italia alle maggiori altitudini. La fase dura circa 1 mese, tra luglio e agosto, ma può prolungarsi fino a 3-4 mesi quando l’estate è particolarmente calda.
L’insetto adulto non si alimenta e nel breve arco della sua vita (1-2 giorni) si accoppia e sceglie una pianta su cui deporre le uova. In genere mostra di preferire quelle il cui profilo si stacca dalle altre. Questo spiega perché le piante più infestate sono quelle singole o poste ai bordi del bosco.
Le ovature sono deposte a manicotto attorno a due aghi di pino e schiudono a distanza di 30-40 giorni dalla deposizione (verso la seconda metà di agosto e settembre).
Le larve hanno capo nero e sono, a seconda della fase, di dimensioni crescenti sino ai 3-4 cm. Il colore è inizialmente giallo-verde, successivamente diventano più scure sino ad assumere un colore bruno rossastro con lunghi ciuffi di peli arancioni sul dorso.
Anche loro hanno abitudini notturne e gregarie. Appena nate si nutrono delle foglie e costruiscono un piccolo nido sericeo (nido estivo) che viene mano a mano ingrandito. Con il sopraggiungere dell’autunno (verso ottobre) le larve di uno o più nidi si aggregano e formano un nuovo nido (nido invernale) molto più resistente, grande e compatto del precedente. La colonia che si forma può variare da poche decine sino a oltre 1.000 esemplari. In genere è collocato nelle parti alte e più soleggiate della pianta.
La completa ripresa si registra generalmente con il mese di marzo quando, con l’innalzarsi delle temperature, aumentano le frequenze di uscita e quindi i ritmi di alimentazione necessari a completare il processo di maturazione delle larve che avviene mediamente tra aprile e maggio.
In quel momento si osservano le tipiche “processioni” con cui si portano dal nido verso la base dei tronchi per incrisalidarsi nel terreno. Dopo un periodo variabile da 1 a 3 mesi (luglio/agosto) si avrà lo sfarfallamento dei nuovi adulti, gli accoppiamenti e la deposizione delle uova per la nuova generazione.