La rotazione delle colture è una pratica agronomica antica e figlia dell’osservazione del terreno e della crescita delle piante. Quando infatti non esisteva ancora la chimica e le conoscenze scientifiche erano limitate, gli agricoltori si resero conto che coltivando le colture sempre nello stesso posto ottenevano raccolti sempre meno soddisfacenti. Al contrario, ruotando le colture, i raccolti tornavano a crescere.
La nota pratica agricola detta maggese rientra nel concetto di rotazione delle colture. A turno un appezzamento viene fatto “riposare” per un anno, nel corso del quale vengono effettuate una serie di arature per smuovere la superficie ed eliminare le infestanti.
Rotazione delle colture nell’orto: i vantaggi
La ripetitività delle coltivazioni provoca diversi problemi. Anzitutto provoca il progressivo impoverimento della fertilità del terreno che risulterà non equilibrata. Ogni coltura ha esigenze nutrizionali diverse e assorbe quantità variabili di elementi nutritivi dal suolo. Per esempio le Cucurbitacee e le Solanacee richiedono maggiori elementi nutritivi rispetto ad altre colture, così come ci sono piante che assorbono in particolare un elemento, come le Patate col Potassio. Coltivando sempre gli stessi ortaggi otterremo un terreno ricco di alcuni elementi e povero di altri. Fra l’altro proprio quelli utili per la coltura ripetitiva: così dovremo concimare di più per ottenere piante sane e raccolti abbondanti. La rotazione delle colture permette invece di usare al meglio tutti i nutrienti presenti, mantenendo un equilibrio utile per la fertilità: avremo quindi raccolti più abbondanti e ridurremo l’uso di concimi.
Oggi inoltre sappiamo che le Leguminose (Fabaceae) hanno la particolarità di arricchire il suolo di Azoto. Una sorta di concime naturale, che non serve alle Leguminose che ne hanno in eccesso ma è utilissimo per le altre colture.
C’è un’altra importante ragione per scegliere di adottare la rotazione delle colture nell’orto e riguarda la lotta agli insetti fitofagi e alle malattie fungine. Alcune colture hanno infatti dei “nemici naturali” tipici, come per esempio la Dorifora della Patata (Leptinotarsa decemlineata) o la Mosca della Carota (Psila rosae).
Se coltiviamo sempre la stessa coltura in un terreno, stimoliamo l’accumulo degli organismi dannosi, specifici per quella coltura. Che di anno in anno si riproporranno sempre più numerosi poiché danno per scontata la presenza della coltura.
La rotazione delle colture invece interrompe il ciclo vitale di questi parassiti, riducendo la loro presenza e la necessità di trattamenti chimici.
L’attività dei micro-organismi utili del terreno non deve essere sottovalutata. Prima abbiamo scritto che le Leguminose arricchiscono di Azoto il suolo in cui vengono coltivate. Ciò avviene perché le radici di queste piante creano una particolare simbiosi con i micro-organismi utili presenti nel suolo, che hanno la capacità di fissare l’Azoto nel terreno. L’Azoto è largamente presente nell’aria ma le radici non riescono ad assorbirlo: i micro-organismi utili lo assimilano e lo rilasciano nel terreno in una forma facilmente assorbibile dalle radici.
La rotazione delle colture favorisce anche questa biodiversità: ogni pianta ospita una comunità unica di micro-organismi utili e, passando da una coltura all'altra, si crea un ambiente più ricco e diversificato, utile per il controllo biologico dei parassiti e migliorare la resilienza complessiva dell'orto.
Come progettare la rotazione
Nella gestione di un orto di solito di utilizzano cicli di rotazione di quattro o cinque anni. Nel primo anno coltiveremo le Leguminose che arricchiscono il terreno di Azoto, nel secondo delle piante con un alto consumo di nutrienti come le Solanacee e proseguiremo con le colture a basso consumo. Nell’ultimo anno rispettiamo un anno di riposo, in attesa di ricominciare con le Leguminose.
Nella progettazione dell’orto, possiamo quindi dividerlo idealmente in quattro o cinque zone, su cui faremo ruotare le colture ogni anno.
Abbiamo inoltre chiarito che non dobbiamo coltivare nello stesso terreno due piante della stessa famiglia. Per praticità possiamo quindi suddividere anche le famiglie di ortaggi in base al fabbisogno di elementi nutritivi.
Per le Leguminose possiamo scegliere tra Fagioli, Fagiolini, Piselli, Fave, Lupini, Ceci, Arachidi o Lenticchie.
Tra le piante molto esigenti inseriamo le Solanacee e le Cucurbitacee. Nel primo caso si tratta di Melanzane, Patate, Peperoni, Peperoncini e Pomodori; mentre tra le Cucurbitacee troviamo Angurie, Cetrioli, Meloni e Zucche.
Le Brassicacee o Crucifere sono piante mediamente esigenti: in questa famiglia troviamo i Cavoli, Cavolfiori, i Broccoli, i Ravanelli, le Rape e la Rucola. Alcuni, come i Cavoli, hanno maggiori esigenze di Azoto e danno migliori risultati se coltivati dopo le Leguminose.
Veniamo infine alle piante meno esigenti, che possono essere coltivate il terzo e quarto anno della rotazione. Possiamo scegliere tra le Asteracee e le Apiacee. Tra le Asteracee possiamo scegliere tra Carciofi, Cardi, Topinambur e tutte le insalate, come la Lattuga, le Cicoria Indivia e il Radicchio. La famiglia delle Apiacee comprende invece Carote, Finocchi, Prezzemolo, Cerfoglio, Sedano, ma anche Aneto, Angelica, Coriandolo, Pastinaca e Cumino.
Nell’anno di “riposo” lavoriamo comunque il terreno e irrighiamolo. In primavera ci servirà per individuare ed estirpare eventuali erbe indesiderate. In seguito possiamo seminare delle colture di “copertura” o semplicemente erba per evitare l’erosione del suolo e arricchire il terreno con materia organica.
Sembra complicato, ma un diario di coltivazione ci può venire in aiuto per ricordare come ruotare le colture di anno in anno. Nel diario annoteremo i periodi di semina e raccolta ed eventuali problemi connessi a malattie e carenze nutritive. Analizzando analiticamente i dati possiamo intervenire per modificare e adattare la rotazione alle caratteristiche del nostro orto e della nostra fascia climatica.