Coltivare il Rabarbaro è davvero semplice e richiede pochissimo impegno. Il Rabarbaro (Rheum rhabarbarum)è una pianta erbacea perenne rizomatosa, tipicamente coltivata nel nord Europa perché cresce bene anche a temperature piuttosto basse. Il suo utilizzo in cucina è vario, infatti le coste di questo ortaggio possono essere usate sia per preparare dolci e marmellate, sia per insaporire piatti salati grazie al loro gusto dolciastro e acidulo.
La parte commestibile della pianta è il gambo, mentre le foglie, a causa dell’elevato contenuto di acido ossalico, sono tossiche e non vanno assolutamente consumate. Solo i piccioli fogliari si possono consumare ma ne va fatto un uso moderato per evitare effetti collaterali a causa delle proprietà lassative.
Ci sono vari tipi di Rabarbaro: come il Rheumundulatum e il Rheumrhaponticum ma per la raccolta del rizoma viene più frequentemente coltivato il Rheum palmatum, detto Rabarbaro cinese.
Coltivare il Rabarbaro: attenzione ai ristagni!
La pianta di Rabarbaro esige climi miti e non troppo caldi: resiste bene in zone di montagna, anche durante la stagione invernale. Quindi se coltiviamo il Rabarbaro in luoghi caratterizzati da estati molto calde è consigliabile sistemare questa pianta all’ombra, in posizioni ben ventilate.
È dotata di una grossa radice fittonale, di conseguenza è difficile coltivarla in vaso, ma non impossibile! Se vogliamo cimentarci in questa impresa dovremo munirci di un grosso contenitore, abbastanza profondo da permettere alla pianta di svilupparsi e ben drenato per evitare marciumi.
Per la coltivazione nell’orto, dovremo lavorare il terreno precedentemente, avendo cura di rompere le zolle più dure e compatto e di integrare nel suolo un fertilizzante organico, come lo stallatico pellettato.
Il verde è sempre bello, ma ci sono piante tossicheevelenose che sarebbe meglio evitare nel nostro giardino, specialmente in presenza di bambini e animali domestici. Ecco 10 piante da cui stare alla larga!
10 PIANTE TOSSICHE E VELENOSE: ABRO
L’Abro (Abrus precatorius) è noto anche con il nome di fagiolo corallino e fagiolo indiano. È una leguminosa che produce baccelli simili ai piselli ma che contengono semi rossi e neri. I semi contengono l’abrina che è velenosa.
I suoi semi, molto colorati, vengono utilizzati per realizzare collane e si possono facilmente trovare anche negli e-commerce online. Meglio evitare di acquistarli e di usarli per realizzare collane: sono tossiche e pericolose per la salute e la semplice lavorazione per creare monili decorativi può provocare problemi alla salute. Se inalata la abrina provoca problemi respiratori, febbre, tosse, nausea e in casi gravi anche un edema polmonare. Se viene mangiata provoca vomito e diarrea con tracce di sangue e porta a un pericoloso stato di disidratazione con abbassamento della pressione sanguigna e problemi a fegato, reni e milza.
ACONITO
L’Aconito (Aconitum), grazie ai suoi bellissimi fiori viola, blu e gialli, viene coltivato per scopi decorativi. Oppure si trova spontaneo nei prati di montagna o vicino ai torrenti: ma non fatevi incantare dai suoi fiori e non raccoglietelo. La sua pericolosità è insita anche nel suo nome: Aconitum deriva dal greco akòniton che significa pianta velenosa.
L’Aconito, conosciuto anche come strozzalupo, erba riga o radice del diavolo, è una pianta molto velenosa. Basti pensare che in antichità veniva usato per avvelenare le frecce: bastano poche gocce delle radici di...